Essere agricoltori in questi anni non è facile. Alle aziende agricole viene chiesto di aumentare la produttività e la sostenibilità delle coltivazioni per sfamare una popolazione in crescita. Al contempo però la regolamentazione europea ha messo fuori gioco molti prodotti per la difesa e i cambiamenti climatici, così come l'arrivo di insetti e patogeni 'alieni', rendono difficile mantenere la redditività dell'impresa.

Da queste premesse è partito il quinto Agrifood Monitor, evento annuale (quest'anno in digitale), organizzato da Nomisma e Crif che prova a fotografare le tendenze di mercato di specifici settori dell'agroalimentare. Quest'anno il focus è stato sull'innovazione tecnologica e il ruolo che questa può avere nel traghettare l'agricoltura attuale verso un modello 'intensivo e sostenibile'.
 

Dopo i saluti di Carlo Gherardi, presidente di Crif, e Piero Gnudi, presidente di Nomisma, Denis Pantini, responsabile agroalimentare della società di ricerca bolognese, ha dato alcuni dati per inquadrare il momento storico:
  • La popolazione mondiale è prevista in aumento: 9,7 miliardi di persone nel 2050. Servirà dunque un incremento del 60/70% delle produzioni agricole.
  • I redditi pro capite di molti paesi sono in crescita e questo permetterà ad un paese fortemente esportatore come l'Italia di aumentare l'export. Ad esempio nei prossimi cinque anni il reddito dei cinesi dovrebbe aumentare in media del 54%.
  • Gli agricoltori hanno a che fare con un clima 'impazzito'. Negli ultimi trenta anni gli eventi estremi (tempeste, alluvioni, temperature elevate, etc.) sono cresciuti del 242%.
  • La superficie agricola disponibile sul pianeta è in contrazione. Nel 2050 ci sarà 0,1 ettaro a persona nel mondo, contro lo 0,4 del 1960. E anche l'acqua sarà un bene sempre più scarso.
  • In questo scenario bisogna poi inserire le politiche europee. In particolare il Green new deal (e le strategie From farm to fork e Biodiversity) hanno definito target molto ambiziosi.

Gli obiettivi del Green new deal
 
  • L'Italia ha buone performance nel settore dell'export agroalimentare e anche l'anno scorso ha segnato un +1,3% a fronte di un -3,7% di Francia e a un -1,2% di Germania (che comunque esportano più di noi in valori assoluti).
  • Se vuole incrementare il suo export l'Italia deve migliorare le sue fonti di approvvigionamento di materie prime, visto che è un forte importatore (mais, frumento, soia, latte, etc.).


I consumatori e l'innovazione in agricoltura

Nomisma ha promosso un sondaggio indagando il rapporto degli italiani con l'innovazione. Se il 90% ritiene che l'innovazione in generale abbia un effetto positivo sulla qualità della vita, solo il 77% ritiene che l'innovazione sia importante nel settore primario (al quinto posto). E infatti solo il 13% ritiene che si debba investire in innovazione nel settore agricolo.

Non si considera però che il miglioramento delle tecniche agricole ha impatti positivi su obiettivi con indice di priorità superiore per gli italiani, quali la tutela dell'ambiente (33%) e la lotta ai cambiamenti climatici (29%).

Sembra che nel settore agricolo, a differenza che in altri contesti, l'innovazione non sia percepita come necessaria e portatrice di migliorie. Anzi, il 39% degli intervistati preferirebbe comprare prodotti da aziende tradizionali, con un ridotto uso delle tecnologie, a fronte di un 34% che invece preferirebbe approvvigionarsi da aziende agricole tecnologiche. Le aziende tradizionali sono percepite come migliori per quanto riguarda il benessere animale e la qualità dei prodotti, mentre quelle avanzate sono superiori in relazione alla tutela dell'agricoltore e alla sicurezza dei prodotti.
 
Tradizione Vs Innovazione in agricoltura

Il tema di comunicare l'innovazione, spiegando al consumatore che cosa può fare in favore di una maggiore produttività e sostenibilità dell'agricoltura, sembra dunque essere cruciale. La slide che riportiamo qui sotto ad esempio mostra l'opinione dei consumatori su quattro temi chiave prima e dopo aver ricevuto informazioni circa i benefici dell'innovazione.
 
L'innovazione va spiegata e comunicata

È emblematico il caso delle New breeding techniques o Tecnologie di evoluzione assistita. Solo il 49% degli intervistati si è detto favorevole al loro uso in agricoltura, percentuale che sale al 70% dopo aver ricevuto le corrette informazioni.
 


La sostenibilità non si raggiunge con decreto

Sul tema dell'incontro tra innovazione e agricoltura sono intervenuti Paolo De Castro, europarlamentare e presidente del comitato scientifico di Nomisma, e Michele Morgante, professore ordinario di genetica presso l'Università di Udine.

De Castro ha voluto mettere l'accento sulla necessità di sviluppare e adottare innovazioni per evitare che per raggiungere gli obiettivi del Green deal le nostre aziende vengano penalizzate e aumentino le esportazioni da fuori l'Unione. Bruxelles d'altronde ha stanziato ingenti risorse per accelerare l'innovazione: all'interno del Recovery plan sono stati allocati 8 miliardi di euro aggiuntivi per i Psr, che si sommano ad altri 2,5 miliardi extra messi a budget da Bruxelles. Per l'Italia significa avere a disposizione 1,2 miliardi da spendere tra il 2021 e il 2022 all'interno dei Psr.

Morgante ha invece spiegato il ruolo delle Tea - Tecnologie di evoluzione assistita. Tecnologie che permetterebbero di produrre in maniera più efficiente con un uso minore di input produttivi (terra, agrofarmaci, acqua, fertilizzanti, etc.).
 
Su questo fronte l'Italia si trova in ottima posizione dal punto di vista della ricerca, ma paga lo scotto di una normativa antiquata e di una opinione pubblica scettica, che vede nelle Tea (erroneamente) dei 'nuovi Ogm'.
 


Il ruolo dell'agricoltura di precisione

Stefano Baldi, ricercatore di Nomisma, ha invece analizzato il ruolo che l'agricoltura di precisione può avere nel rendere più efficiente il sistema produttivo italiano. Strumenti i cui aspetti positivi sono stati ben evidenziati da Eros Gualandi, presidente della cooperativa Il Raccolto, che da anni applica con successo le tecnologie di precision farming. E da Alberto Puggioni, head of agronomy & technical department di Netafim, che invece ha illustrato i pregi dell'irrigazione a goccia e dell'impiego delle tecnologie digitali per ottimizzare l'impiego di acqua.

Tecnologie che tuttavia non sono ancora così diffuse sul territorio italiano. I motivi? Il 36% degli agricoltori lamenta capacità finanziarie insufficienti, il 34,6% l'assenza di incentivi e il 13,5% la difficoltà di reperire informazioni. Mentre il 7,7% non ha competenze adeguate.
 
Cosa pensano le imprese agricole italiane delle nuove tecnologie