Care polveri, da tempo siete al centro delle attenzioni ambientali, ma ora vi correlano anche al Covid-19 e vi puntano il dito addosso soprattutto per le pratiche agricole e zootecniche. Si potrebbe dire dalle stelle alle stalle…
"Guardi, la polvere di stelle la lasciamo volentieri agli astronomi. Quella delle stalle agli allevatori. Siamo polveri, andiamo dappertutto, ma mica l'abbiamo chiesto noi. Siete voi che vi andate a sommare a quello che la natura già ci dà via libera di fare".
In che senso la natura?
"Mica penserà che noi polveri sottili aspettassimo voi e la vostra Era industriale per manifestarci eh? Da quando la Terra è nata che noi siamo parte integrante dell'atmosfera. Certo, da quando siete arrivati voi, le cose sono cambiate in meglio…".
Come in meglio? Io non direi. Il vostro aumento è causa di forti preoccupazioni a livello planetario.
"Per voi. Mica per noi. Noi più siamo e meglio ci sentiamo. E poi scusi, ma se siete voi a generarci in gran copia, poi ve la prendete con noi? Prendetevela con voi stessi".
E su questo siamo d'accordo, però sarà bene chiarire qualche aspetto che ultimamente vi ha chiamato in causa da più parti e a differenti livelli, cioè le influenze sulla pandemia da Covid-19 prima e il binomio agricoltura/zootecnia intensiva poi.
"Guardi, voi umani avete un problema molto più grave da risolvere di noi polveri sottili, cioè la proliferazione a ogni livello di personaggi che tirano fuori dal cappello delle notizie choc senza averne le debite prove scientifiche, o nei casi peggiori andando addirittura contro alle evidenze scientifiche che già ci sono. O vi attrezzate per arginare queste armate di ciarlatani o altro che polveri sottili…".
E a chi si riferisce?
"L'elenco appare molto lungo, ma in generale sono tutti afferenti al mare magnum del complottismo pseudo-ambientalista e pseudo-salutista. E si spazia dal cittadino Laqualunque che impazza sul web, al giornalista che pompa notizie sensazionaliste; oppure dal politico a caccia di consensi, allo scienziato (!) alla ricerca di visibilità. Quello dei ciarlatani crediamo infatti sia il partito più trasversale che esista a livello sociale. E sono ben organizzati, come un esercito. Oggi la fanteria leggera incolpa le tecnologie 5G di provocare cancri, salvo correlarli domani all'epidemia di coronavirus. La cavalleria attacca sul fronte glifosate con la tattica dello sciame, accusandolo a turno di provocare qualsiasi nefandezza: alterazioni del microbioma intestinale, cancri, autismo, Sla, Alzheimer, Parkinson e strage di api. E quando non è l'erbicida sono i pesticidi in genere: accuse diverse ma sempre uguali in fondo, buone per ogni prodotto e ogni stagione. Medesime le tattiche. Gli incursori amano invece occuparsi di vaccini e di medicine alternative, mentre l'artiglieria pesante bombarda sull'alimentazione, criminalizzando o santificando a seconda del momento e del prodotto. Pensi infine alle follie bufalacce di chi ancora oggi nega sia la Xylella a far morire gli ulivi in Puglia… E poi vi stupite che anche sul Cov-Sars-2 siano fiorite fake news a pacchi?".
Ah no, guardate, io non mi stupisco più di niente. Ma che voi facciate male non sono mica fake news.
"No, no. Questo è verissimo. Specialmente le nostre sorelline minori, quelle PM2.5, loro arrivano fin dove le sorelle maggiori PM10 non possono arrivare. E giù malattie croniche dell'apparato respiratorio, maggiore sensibilità alle infezioni polmonari, perfino maggiore incidenza del cancro e di alcune patologie circolatorie. Onestamente però ci saremmo un po' stufate di essere tirate per la giacchetta in funzione della crociata che va di moda al momento".
Aahh! Ma allora è vero che influite anche sul Covid-19!
"Molto probabilmente sì. Del resto, se uno ha vissuto per decenni respirandoci a chili, è un po' come se avesse fumato anche senza essere un fumatore. Se poi è pure fumatore, se lo immagina un virus polmonare come se la spassa? Quindi sulla gravità della manifestazione dei sintomi diciamo che qualcosa possiamo pur fare anche noi. È semmai sulla diffusione dell'epidemia che nutriamo serie perplessità…".
Eppure vi sarebbero correlazioni che dimostrerebbero che più voi siete state alte nell'aria e più ci sono state infezioni di coronavirus.
"No, guardi, non è proprio così. Le correlazioni sono di tipo temporale. Noi siamo più alte d'inverno e il coronavirus si è espanso proprio a febbraio. Nel medesimo periodo lui cresceva, noi crescevamo. Ma da qui a dire che ci sia fra noi un legame, guardi, ci andrei molto piano".
Eppure dopo quella prima ricerca ve ne sarebbe stata un'altra che dimostrerebbe la presenza del virus sulla vostra superficie. Questa come la mette?
"La mettiamo che aver trovato qualche sequenza dell'Rna del virus non implica che il virus ci fosse in quanto tale. Abbia pazienza, ma Lei lo guarda Csi?"
Certo, sono un fan di Gil Grissom e di Horatio Caine…
"Ecco, allora saprà che pure in una macchia rappresa di sangue, anche vecchia di anni, si può trovare qualche frammento di Dna. Ma questo non vuol mica dire che quei globuli rossi esistano ancora in quanto tali, né tanto meno che siano capaci di trasportare ossigeno come la loro fisiologia vorrebbe".
Quindi cosa mancherebbe a quelle ricerche?
"Nella prima manca la prosecuzione temporale: a fine marzo, a più di un mese dal periodo considerato dai ricercatori, è arrivata sul Nord Italia un'ondata di polveri sottili dai Balcani, a loro volta attraversati in pieno da una corrente proveniente dal Mar Caspio. Una sorta di nuvola in cui noi polveri sottili ci stavamo dentro alla grande. Pensi che certe centraline del Veneto e della Lombardia le abbiamo fatte quadruplicare o più. Da qualche decina di microgrammi per metro cubo sono passate di botto a qualche centinaio! Queste sì che sono soddisfazioni. E questo su tutta la Pianura padana eh? Mica solo sul lungomare. Eppure, il trend dei contagi ha continuato a scendere mostrando andamenti differenti nelle quattro regioni attraversate dalla nuvola, ovvero Veneto, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte. Se davvero fossimo noi a fare da carrier per il virus, avrebbero dovuto mostrarsi nuove riprese dei contagi. Invece no. Quindi l'evento di fine marzo ha trasformato tutta la Pianura padana in un gigantesco laboratorio sperimentale e i risultati dell'involontario e inaspettato test dicono che no, noi con la diffusione del virus non c'entriamo…".
E della seconda ricerca?
"Lì, come dicevamo prima, manca la corrispondenza certa fra tracce rilevate e presenza del virus nella sua integrità strutturale, cioè quelle che gli permette di trasmettere il contagio. Peraltro, tali rinvenimenti genetici si sarebbero palesati solo in una porzione minoritaria dei giorni campionati. E negli altri? Ma al di là di questo, appare impossibile stabilire il potenziale infettivo reale di quella presenza. Per infettare una persona ci vuole anche un minimo di carica virale e nessuno sta riuscendo a dimostrare che su di noi tale carica ci sia. Anche perché, peraltro, non siamo mica un substrato tanto amichevole nemmeno per i virus, sa? Per unità di peso abbiamo un'enorme superficie esposta agli agenti atmosferici, quindi su di noi i virus non hanno mica vita facile. Se viene vento ce li portiamo su in quota e se piove ce li portiamo per terra con noi. Quindi lontani dai vostri polmoni. Capirà quindi bene che beccarci pure le colpe di trasmettere virus proprio non è che ci aggradi senza un quadro probatorio che sia oltremodo robusto e certo…".
Ovvio: a nessuno piace essere accusato senza prove certe. Ma quindi, se tutto ciò non vi risulta affidabile in generale, agricoltura e zootecnia cosa c'entrano nello specifico?
"Nulla. Ma le pare? A parte che come Le abbiamo detto c'è già molto da opinare sulle ricerche in sé. Magari quando certe 'scoperte' verranno pubblicate su riviste serie peer review anziché essere annunciate sui giornali e in tv come se ci fossero prove inconfutabili, ne riparleremo. Fino ad allora non possiamo che definire tutt'altro che serio spettacolarizzare una ricerca tutta da consolidare, agitando ancor più le acque in uno scenario già di per sé drammatico. Son già più di 200mila morti a livello globale sa? E pare che possano essere quasi il doppio con tutti i decessi non censiti direttamente come da coronavirus. E qui state a rimbalzare ogni voce che si alza la mattina a dire la sua?"
No guardi, io sto dando voce a Voi ed è quasi l'ora di pranzo. Ma giusto per capirsi, agricoltura e zootecnia quanto incidono sulla Vostra presenza in atmosfera?
"Decisamente poco. Innanzitutto partiamo col dire che noi polveri sottili siamo comunque calate molto negli ultimi decenni. Pensi che nel 1990 avevamo all'attivo in Italia 296mila tonnellate per aria di PM10 e oggi siamo scese a 177mila. Un calo di oltre 100mila tonnellate, quasi il 40%. Di PM2.5, invece, siamo calate da 229mila a 143mila, cioè un -37,5%. Mica uno scherzo no?"
Assolutamente. E questo va bene come dato da mostrare ai professionisti della catastrofe che traggono vantaggi dallo strillare la fola che va tutto sempre peggio. Ma nel dettaglio?
"Nel dettaglio i comparti che più hanno tagliato le produzioni di polveri sottili, pensi, sono il settore della produzione energetica e i trasporti su strada. La prima è scesa da 75mila tonnellate a sole duemila, un bel 97% in meno in soli 28 anni. I secondi sono scesi da 111mila tonnellate a sole 36mila. Altro calo impressionate, pari a circa il 68%. E questo insegni quanto strumentali siano state le recenti demonizzazioni dei motori diesel, quelli che hanno avuto le innovazioni tecnologiche più spinte. E i risultati infatti si vedono".
E l'agricoltura?
"Bene anche lei, seppur con dei cali meno eclatanti. Dal 1990, in cui produceva 33mila tonnellate di PM10 e 7mila di PM2.5, è scesa rispettivamente a 23mila e 5mila nel 2018. Un secco -30% e -28,6% per i due tipi di particolato, uno ovviamente parte dell'altro. Oggi come oggi l'agricoltura nel suo insieme rappresenta solo il 13% dell'ammontare complessivo di PM10 e il 3,5% dei PM2.5. E questo dovrebbe far capire come la lotta all'ammoniaca prodotta da liquami, letame e digestati sia sì importante, visti gli impatti olfattivi, ma che ben poco apporterà di positivo ai già bassissimi livelli di PM2.5 attribuibili alla zootecnia".
Ok. Quindi se anche fosse vero che Voi trasportate il Covid-19, all'agricoltura se ne potrebbe far ben poca colpa?
"A ridaje. Lasci perdere la storia di noi polveri sottili che faremmo da untrici per il coronavirus. Non sta in piedi, almeno per ora. Ma anche se mai un domani tale teoria avesse qualche prova oggettiva a sostegno, no, l'agricoltura non potrebbe essere considerata fra le cause primarie del problema. Anzi".
Appunto: e le cause primarie? Perché qui manca qualcuno all'appello. La produzione di energia e i trasporti su strada hanno fatto miracoli nell'ultimo quarto di secolo. L'agricoltura ha fatto comunque bene. Chi ha invece mancato l'obiettivo?
"Qualcuno se lo chiede perché è soprattutto d'inverno che saliamo? Perché voi umani se non state al calduccio a febbraio come a maggio non siete contenti…"
Quindi sarebbero i riscaldamenti domestici?
"In larga parte sì. Dalle 135mila tonnellate del 1990 sono saliti alle 189mila del 2018. Un secco +40%. E questo è niente, visto che almeno negli ultimi anni si è visto un trend al ribasso. Pensi che nel 2010 dai riscaldamenti veniva la bellezza di 245mila tonnellate, praticamente il 56% di tutte le polveri sottili italiane venivano dai vostri impianti domestici. Complici in ciò le nuove modalità di riscaldamento con i pellettati di legno. Hanno sì un'impronta carbonica inferiore al metano, visto che la CO2 che emettono era stata catturata in precedenza dalle piante, ma quanto a polveri sottili… sono le nostre migliori alleate. Oggi rappresentano una larga parte dei PM10 e PM2.5 derivanti dai riscaldamenti. Quindi, se davvero cercate un fronte di miglioramento, ora sapete dove cercarlo, invece di correre dietro alle sirene maramalde anti-diesel e anti-zootecnia…"
Ecco, un'ultima domanda proprio sulle sirene maramalde: ma secondo Voi, perché contro i riscaldamenti non ci sono crociate allarmiste e di demonizzazione come contro i diesel, l'agricoltura intensiva e la produzione di energia?
"Parere personale? Perché non ci sono al momento alternative lucrose all'attuale assetto. Ci spieghiamo meglio. Se dai addosso ai motori diesel, che oggi quanto a polveri sottili inquinano l'1% di 40 anni fa, spingi il mercato supposto più ecologico di auto ibride ed elettriche, molto ma molto più costose. Dal doppio al quadruplo. Se dai addosso all'agricoltura intensiva, spingi i consumi di prodotti tipici, biologici o solo supposti migliori, tipo grani antichi e similari. Tutti molto più cari dei prodotti convenzionali. La produzione di energia rinnovabile ha messo il turbo al business dei pannelli fotovoltaici, generando flussi miliardari. C'era il nucleare che andava anche meglio come bilancio energetico, visto che a fine vita degli impianti le emissioni del nucleare sono un terzo di quelle del fotovoltaico a parità di chilowattora prodotti. Ma ovviamente lì non andava bene proprio agli ambientalisti che anche dessero oggi supporto all'atomo nulla avrebbero da guadagnare e tutto avrebbero da perdere, in primis la faccia. Quanto ai pellettati di legno per le stufe domestiche, questi erano all'inizio sponsorizzati proprio da diverse frange ecologiste in nome delle minori emissioni di anidride carbonica. Oggi con un certo imbarazzo devono glissare, perché sulle polveri sottili sono messi malissimo. Ergo, finché non ci saranno sistemi di riscaldamento che faranno arricchire qualche lobby benvista dagli ecologisti, vi terrete gli attuali riscaldamenti. E tutti zitti. Perché anche a fare casino oggi nessuno avrebbe poi modo di guadagnarci".
Già, chissà perché ogni istanza ambientalista finisce sempre con l'indurre la gente a spendere molti più soldi di prima, anche quando di fatto il tema ambientale non supporti le loro pressioni. Un sospetto, quello del soldo come timone delle varie crociate, che cresce ogni giorno che passa. Soprattutto quando, come in questi ultimi mesi, si vede un'epidemia tragica mettere il turbo a ogni ciarlatano in cerca di visibilità su televisioni e giornali.