"Camici e trattori", così dovrebbe chiamarsi il protocollo annunciato dal presidente Coldiretti Ettore Prandini in un convegno della rivista 'L'informatore agrario' a Verona, che si concentrerà sullo sviluppo del biotech di ultima generazione a servizio di varietà tipiche e made in Italy. La politica è pronta.
"Gli Ogm sono il passato e la loro coltivazione è e rimarrà vietata in Italia - ha detto all'Ansa la ministra dell'Agricoltura Teresa Bellanova - Le biotecnologie sostenibili, come cisgenesi e genome editing, ci interessano".
Si tratta di tecniche che non implicano l'uso di Dna estraneo alla pianta e che per questo "possono aiutarci a tutelare la biodiversità dell'agricoltura italiana - dice Prandini - e essere più sostenibili" realizzando ad esempio varietà più resistenti, con meno bisogno di pesticidi. Sulla vite, per esempio, "l'Italia è il Paese con il più grande patrimonio di diversità genetica", spiega Mario Pezzotti, componente della Siga e docente di genetica delle piante a Verona.
"La conservazione e l'uso di questa biodiversità è irrinunciabile", ma lo è anche "dare ai vitigni tradizionali le caratteristiche genetiche per contrastare l'attacco dei patogeni e il mutamento delle condizioni climatiche". Cisgenesi e editing del genoma danno questa possibilità senza "modificare identità e profilo enologico".
Usare le biotecnologie più moderne per tutelare le varietà tipiche è "una sfida che va affrontata insieme a chi fa ricerca in Italia - riprende Prandini - perché i risultati non finiscano nelle mani di poche multinazionali".
"Lo deve fare la ricerca pubblica - osserva Bellanova - il Crea che è il nostro ente di ricerca" attraverso "il confronto col mondo agricolo, perché la ricerca sia utile allo sviluppo delle imprese".
Prima però vanno chiariti alcuni aspetti normativi. Nel 2018 la Corte di giustizia Ue ha stabilito che dal punto di vista regolamentare le piante realizzate con tutte le nuove tecniche di ingegneria genetica vanno equiparate agli Ogm. Devono cioè passare procedure di autorizzazione da milioni di euro, alla portata dei giganti del biotech ma fuori da quella della ricerca pubblica.
"Queste tecniche innovative fanno in meno tempo quello che l'incrocio naturale farebbe in più passaggi e più lentamente - conclude Bellanova - chiediamo all'Europa di distinguerli dagli Ogm, perché il risultato finale è completamente diverso".
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