Un 2019 non facile per l'annata agraria romagnola presentata da Cia - agricoltori italiani Romagna.
E' questa la fotografia che si è delineata lo scorso 22 novembre, a Milano Marittima (Ra), nel corso del convegno "Il futuro dell'agricoltura oltre le mode".

Dopo i saluti iniziali del prefetto di Ravenna, Enrico Caterino, e del direttore di Cia Romagna, Fabrizio Rusticali, il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi ha introdotto i temi di discussione.


Annata agraria: tra ambiente, manodopera e mercati

"La presentazione dell'annata agraria è per Cia Romagna l'occasione di fare il punto sui temi che interessano il comparto agricolo, a partire dalla tutela dell'ambiente - ha evidenziato Misirocchi, che ha proseguito - L'ondata ambientalista che sta attraversando il mondo rischia però di fare passare informazioni sbagliate, in particolare sul settore agricolo. Vogliamo evitare la contrapposizione fra biologico e integrato e contrastare il messaggio sbagliato che l'agricoltura avveleni il mondo".

Altro tema affrontato è stato quello della manodopera.
"Un annoso problema: abbiamo i costi della manodopera più alti d'Europa, che ci mettono in svantaggio competitivo rispetto agli altri paesi e si sommano agli altri svantaggi: come i costi energetici o il peso della burocrazia. Siamo stanchi di sentir parlare di caporalato".

L'agricoltura deve fare poi i conti con un mercato in evoluzione.
"Sta cambiando nelle dinamiche e nelle regole: oggi domanda/offerta non valgono più, a fronte di produzioni scarse spesso non si registrano prezzi adeguati a recuperare i costi. Dipende soprattutto da uno strapotere della grande distribuzione organizzata: le aste al doppio ribasso ci stanno strozzando. C'è solo un modo per uscirne - ha concluso il presidente Danilo Misirocchi - investire innovando. Lo stiamo facendo, ma solo con le nostre forze non ce la facciamo. Servono interventi normativi che riconoscano il valore economico, di indotto, sociale e territoriale che il settore rappresenta".
 
Da sinistra: Ivano Valmori, Lucia Betti, Danilo Misirocchi e Cristiano Fini
Da sinistra: Ivano Valmori, Lucia Betti, Danilo Misirocchi e Cristiano Fini
Fonte foto: © Ilenia Caleca - AgroNotizie


Andamenti e tendenze

L'annata agraria presentata dalla confederazione romagnola riporta stime, tendenze e ipotesi previsionali dei comparti e delle colture dell'anno non ancora concluso, relative alle province di Ravenna, Forlì Cesena e Rimini.

Le analisi della Banca d'Italia e di Unioncamere confermano anche per il 2019 che la ripresa economica fatica a consolidarsi e a prendere slancio. Il settore agricolo risente della fase di stagnazione generale dell'economia italiana e, per i primi nove mesi del 2019, anche in Romagna l'agricoltura è tra i settori in sofferenza.

Calano dell'1,7%, al 30 settembre 2019 rispetto a settembre 2018, le imprese agricole in Romagna (15.833 in totale), con diminuzioni più marcate per quelle femminili (-3,1%); calo significativo anche per gli occupati in agricoltura (in totale 25.400), che pesano per il 5,1% del totale (era il 6,1%).

Dato positivo invece per le aziende giovanili che segnano un +6,5%.


L'andamento meteorologico del 2019

Esaminando i comparti, spiccano le conseguenze del meteo di quest'anno raccontate da Pierluigi Randi, vicepresidente Associazione meteorologi professionisti.

L'annata agraria 2019 ha mostrato un andamento termico caratterizzato da temperature medie superiori alla norma climatologica trentennale di riferimento, 1981-2010.

Il 2019 ha poi evidenziato una notevole anomalia positiva di temperatura media annua, la quale risulta di 1,1°C rispetto alla norma climatologica collocandosi quindi al sesto posto tra le più calde, in una serie storica che parte dal 1950.
Elevate le anomalie termiche positive di novembre 2018 (+2,2°C), febbraio 2019 (+2,4°C), marzo 2019 (+1,8°C), giugno 2019 (+2,7°C), agosto 2019 (+1,3°C) e infine ottobre 2019 (+2,6°C). Nel complesso sono stati ben quattro i mesi con una anomalia termica di temperatura media superiore ai 2°C, il che rappresenta un dato di notevole impatto climatico.

Durante il periodo considerato, un solo mese su dodici è risultato più freddo rispetto alla climatologia storica. Si tratta di maggio 2019 che ha mostrato una anomalia di ben -2,5°C collocandosi al quarto posto nella graduatoria dei più freddi dal 1950.

Le precipitazioni sono invece risultate, a livello annuo, generalmente al di sotto della norma climatologica, con un'anomalia percentuale di -10,1%. Un dato che tuttavia non colloca l'annata agraria 2019 come tra le più secche della serie storica considerata, e quindi non ai livelli del 2017, quando le condizioni di siccità alla fine dell'estate furono piuttosto significative.


Comparto frutticolo

Successivamente la parola è passata a Lucia Betti, addetta stampa di Cia - agricoltori italiani Romagna che ha presentato i dati del territorio.

Albicocco
La coltura dell'albicocco ha registrato, nell'intervallo di riferimento 2015-2019, un'espansione delle superfici in Romagna, interessando nell'anno corrente circa 4.534 ettari. La produzione, dal 2016 al 2019, segue un andamento con sali scendi spiccati e la collezione di annate definite "eccezionali".
Il 2019 per le albicocche presenta storie diverse per le precoci e per le tardive, a causa degli effetti dell'andamento meteorologico. Le precoci sono state devastate dalle piogge di maggio e di inizio giugno e ne sono andate perdute circa il 70% mentre per le varietà tardive l'annata è stata diversa: si rileva una produzione abbondante, anche due volte e mezzo quella del 2018.

Fragola
Inserita in questo comparto poiché considerata frutta dal punto di vista nutrizionale, l'andamento della fragola in pieno campo, coltivata su 203 ettari, ha visto nel 2019 un calo del 2% delle superfici rispetto al 2018.
La produzione è stata discreta anche a livello qualitativo, nonostante il piovoso e freddo maggio.
Soprattutto la fragola precoce, fino al 20 maggio, ha retto bene grazie all'inverno caldo. I problemi però sono arrivati con l'innalzamento delle temperature in giugno. I quantitativi sono stati inferiori di circa il 10%-15%, ridotti anche dalla monilia, generata da bagnature e alta umidità. Difficoltà anche per le fragole coltivate nei 53 ettari in serra, seppur con danni più contenuti.

Ciliegio
Al 2019 la superficie romagnola coltivata a ciliegio è stata di circa 764 ettari; superficie che negli ultimi anni è andata aumentando del 10%. La coltura è stata aggiunta ad altre per cercare nuove opportunità produttive di reddito, risultato che negli ultimi anni pare si sia realizzato.
I fenomeni climatici hanno inciso in maniera importante sulla coltura anche nell'anno corrente. L'impatto maggiormente negativo dell'intensa e anomala ondata di maltempo di maggio si è riversato sulla produzione precoce di ciliegie. Queste hanno avuto problemi di cracking e un calo medio intorno al 40%, dato che può raggiungere anche il 50% e il 60% con gli scarti post raccolta. Problemi anche per le coltivazioni sotto teli e problemi di tenuta, con tempi di conservabilità molto più ridotta. Miglioramenti invece per la seconda parte della campagna.

Melo
La coltura ha registrato lievi costanti aumenti nel corso degli anni e in Romagna conta una superficie coltivata a melo di circa 1.676 ettari.
Per la raccolta delle autunno-invernali si prevedono quantitativi in linea o leggermente superiori a quelli del 2018.
L'andamento climatico di inizio ottobre fa prevedere un calo produttivo di circa il 30%, con una situazione anche molto variegata e variabile. Al meteo si aggiungono i danni, non facilemente quantificabili al momento, causati dall'aggressione della cimice asiatica, insetto alieno che nel 2019 si è espanso notevolmente.

Pero
Sono circa 2.428, di cui 2.165 in produzione, gli ettari coltivati a pero in Romagna. La produzione nel 2019 sembra dimenticarsi delle tendenze positive in merito a produzione, qualità e prezzi all'origine dei due anni precedenti.
Le estive dal punto di vista produttivo hanno registrato un crollo di produttività, in particolare per effetto delle cascole, perduranti oltre ogni normalità in primavera. Per le autunno-invernali, oltre agli effetti del meteo, sono sorte altre problematiche, come la cimice asiatica e l'alternaria, che hanno ulteriormente falcidiato la quantità di prodotto destinata al mercato fresco.
Le previsioni degli esperti, per la zona, stimano una perdita generale media di produzione di circa il 40% in senso assoluto, percentuale che potrebbe essere più elevata per il prodotto di buona qualità.
Per la William si stima un -35% di raccolto, per l'Abate un -40% di raccolto. Queste percentuali riferite al prodotto scendi pianta, dopo la selezione, potrebbero risultare più elevate riducendo ulteriormente la quantità di prodotto sul mercato.
Nel complesso si delinea quindi una pessima campagna invernale per le pere.

Pesco e nettarina
La coltivazione delle pesche e delle nettarine in Romagna si estende su una superfice che, nel 2019, risulta complessivamente di 9.115 ettari, di cui in produzione 8.413 ettari.
La criticità delle coltivazioni di pesche e nettarine nell'areale è ormai tale da almeno un decennio, con alti e bassi nel susseguirsi delle annate agrarie. Il 2019 si presenta come una pessima annata.
Il prodotto a origine certificata (Igp) continua a rappresentare una piccola nicchia di offerta per estimatori.
Il Cso, nelle sue analisi, sottolinea che negli ultimi cinque anni la Romagna è stata caratterizzata dalla più grande conversione frutticola di sempre, che ha cambiato il paesaggio e trasformato gli orientamenti produttivi di molte aziende. Sono infatti stati abbattuti 7.269 ettari di peschi e nettarine, sostituiti, in parte, da albicocche, mele, seminativi o piccoli frutti.

Susino
Nel 2019, la superficie dedicata al susino nell'areale romagnolo è di 2.737 ettari coltivati, di cui 2.326 in produzione.
La susina sembra essere l'unica in Romagna che trae un incredibile vantaggio dall'andamento anomalo del meteo. Mediamente la produzione è stata superiore rispetto al 2018 di circa il 30%, con una qualità visiva buona anche come calibro, ma con qualità organolettica non sufficiente per i gusti del consumatore.

Actinidia
Al 2019 la superficie romagnola coltivata con actinidia è di circa 4.416 ettari, di cui 3.837 in produzione. Le previsioni sull'andamento del kiwi, a metà ottobre, non sembrano molto diverse dall'andamento del 2018. Ad oggi, la differenza più evidente rispetto all'anno scorso è l'attacco da parte della cimice asiatica, sempre più importante anno dopo anno.
La varietà gialla, che prende sempre più piede fra i consumatori, risulta avere molto appeal anche per le cimici: meno foglie, senza peluria, molto dolce. Le segnalazioni però stanno aumentando anche per la varietà verde. Il timore è che il danno non sia percettibile in raccolta, ma che l'attacco delle cimici possa influire sulla conservabilità.
Per il 2019, pur non avendo al momento tutti i dati, sembra si possa prevedere in Romagna una produzione complessiva superiore di circa il 10% rispetto al 2018.

Olivicoltura
Negativa anche l'annata olivicola che ha riportato un calo importante di produzione di olive, su tutte e tre le province, con una flessione media complessiva di circa il 57%.
Le tonnellate di olive prodotte nei circa 3.220 ettari in Romagna, che presentano una buona qualità dove è stata effettuata un'attenta difesa dalla mosca olearia, oscillano nel 2019 fra le 1.650 e le 1.800, delle quali 100/120 tonnellate di olive Dop.
Le stime sulla produzione di olio indicano in 235/255mila i kg previsti, 50% in meno in media rispetto al 2018.

Colture minori
Castagno, melograno, noce, nocciolo, loto presentano limitate superfici coltivate ma significative per l'area romagnola, per le quali negli ultimi anni si è registrata una maggiore attenzione. Nel 2019 si registra un calo produttivo ma con una qualità dei raccolti buona.
L'estensione romagnola di castagneti nel 2019 è di 762 ettari (di cui in produzione 719). Il 2019 registra una produzione scarsa: inferiore del 20-30% rispetto al 2018, che si riduce ulteriormente di un altro 50% nel momento della selezione post raccolta, danneggiata dall'attacco della vespa cinese.
La richiesta di melagrana, coltivazione tipica della Romagna che occupa 32 ettari in produzione, è un trend in crescita.
Importante riscoperta invece per il noce, coltivato su 580 ettari di cui 187 in produzione. Sempre di più si fa strada fra gli esperti e gli operatori del settore la convinzione che la Romagna, grazie alla vocazione dei propri terreni e alle capacità dei propri agricoltori, abbia tutte le carte in regola per diventare un primario produttore di noci di altissima qualità in Europa e per soddisfare il fabbisogno nazionale ed europeo.
Esigue invece le superfici di nocciolo (sono 3 gli ettari in produzione) anche se, nel 2019, si riscontrano estensioni in aumento nelle tre province di riferimento.
Nei 1.083 ettari coltivati a kaki nell'areale romagnolo, principale area produttiva italiana, l'andamento stagionale anomalo ha provocato stress alle piante.
 
Annata agraria 2019 in Romagna - Frutticoltura
Infografica by AgroNotizie
Fonte dati: Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

 
Scarica l'infografica "Annata agraria 2019 - Frutticoltura"


Comparto vitivinicolo

La coltura, nelle tre province di riferimeneto, occupa 23.905 ettari, di cui 21.926 in produzione. Con la vendemmia 2019, che in Romagna ha prodotto 4.112.680 quintali di uva per 2.889.481 ettolitri di vino, si rientra nella media produttiva degli ultimi anni.
Gli operatori hanno però registrato una produzione al di sotto di quella record dello scorso anno, con calo delle rese tra il 25% e il 32%, ma una straordinaria qualità dei prodotti.

I vini bianchi sono freschi, ricchi di acidità e profumi, mentre i rossi sono ben colorati e strutturati. Il bel tempo di ottobre ha aiutato le varietà tardive. Le uve raccolte presentano in generale un tenore zuccherino inferiore in media di un grado rispetto al 2018, ma spesso un buon grado di acidità, in particolare le uve a bacca bianca. Molto soddisfacente anche l'aspetto sanitario delle uve.


Comparto cerealicolo

Campagna cerealicola deludente quella del 2019.
Per i cerali presi in considerazione - grano tenero, grano duro, mais, orzo e sorgo - complessivamente le superfici 2018-2019 in regione hanno un'estensione di circa 57.240 ettari.
Anche in questo comparto le rese produttive stanno subendo, in particolare negli ultimi anni, gli effetti dei cambiamenti climatici che frequentemente penalizzano le colture, impedendo di esprimere pienamente le potenzialità produttive e la qualità degli areali di coltivazione.
Il raccolto 2019 vede infatti una diminuzione di circa il 4-5% del duro sul tenero rispetto al 2018. Tenero che prevale sul duro anche nelle semine in corso.
L'anno corrente registra invece un risultato molto abbondante nella produzione di orzo, con rese anche di 70-80 quintali per ettaro.
La soia non trova grandi riscontri negli areali romagnoli e la coltivazione del mais è relegata, quasi esclusivamente, alla produzione di trinciato da destinarsi ai biodigestori.
 

Colture oleoproteaginose

Girasole, soia e colza (da olio e da seme complessivamente) hanno andamenti diversificati fra loro.
Con 3.990 ettari, il girasole nel 2019 ha registrato un incremento dell'estensione delle coltivazioni in tutta la Romagna.
La soia continua a riscontrare superfici in modo altalenante e tocca quota 1.358,5 ettari.
372 gli ettari coltivati a colza, superfici che seguono un andamento altalenante di anno in anno e non registrano imponenti estensioni in generale.
 

Colture industriali

Le anomalie climatiche, soprattutto di maggio, hanno influito negativamente sulla produzione di molte specie.

Erba medica
In regione, ma soprattutto concentrata nell'areale romagnolo, si coltiva circa il 50% degli oltre 45mila ettari complessivi in Italia. La qualità è buona e il mercato, sempre più esigente, apprezza questo aspetto.
Il 2019 per l'erba medica da foraggio si potrebbe riassumere così: meno produzione di foraggio per ettaro rispetto alle medie produttive e mercato estero in crescita. Le piogge e il caldo sono state un buon binomio purtroppo ma, pur non essendo stato un anno particolarmente siccitoso, l'erba medica non ha prodotto i quantitativi sperati. Le abbondanti piogge di tutto il mese di maggio hanno reso impossibile le operazioni di sfalcio, inoltre il terzo e il quarto taglio non hanno prodotto molto.
La perdita di produzione si può stimare fra il -5/-10% rispetto al 2018.

Barbabietola da zucchero
In Romagna nel 2019 la superficie dedicata a barbabietola da zucchero è di circa 1.500 ettari; superficie in crescita rispetto al 2018. La resa romagnola media per la produzione di saccarosio è di circa 8,1 tonnellata/ettaro, superiore al 2018 e in linea con quella nazionale.
Al di là dei risultati dell'annata, la barbabietola da zucchero rappresenta una preziosa opportunità di diversificazione colturale, sia sotto l'aspetto agronomico che sotto il profilo economico. Una nuova opportunità per i produttori di bietole può derivare dal settore delle energie rinnovabili, per la produzione di biogas.


Colture da seme

Il 2019 registra un'equivalenza di superfici rispetto all'anno precedente, in particolare per le orticole da seme, come ad esempio cipolle, bunching, cavoli (standard e ibridi), cicorie, lattughe, cetrioli, zucchini. Colture che hanno avuto un buon andamento nel 2018, con rese anche sopra le medie attese.
La campagna 2019 per le colture da seme non ha modificato in maniera tangibile la situazione degli anni precedenti in quanto a superfici. A livello di superfici, leggere flessioni si sono registrate per cavoli, carota, spinaci, coriandolo e basilico mentre propendono all'aumento quelle di zucche, zucchino, rape e cetriolo.

Anche in questo caso le anomalie climatiche, soprattutto di maggio, hanno influito negativamente sulla produzione di molte specie; con tale quadro climatologico occorre tuttavia valutare situazioni differenziate a seconda dei comparti produttivi e delle specie.

Ortive e aromatiche da seme
Cavoli e brassiche ibride, pur non raggiungendo gli andamenti produttivi e qualitativi del 2018, complessivamente hanno fatto registrare produzioni che rientrano nella media poliennale. Situazione invece piuttosto altalenante si registra per i valori di germinabilità che sono inferiori alle annate normali con grande disomogeneità legate sia alla tipologia varietale che al periodo di sviluppo. La scarsa germinabilità o la ridotta produzione di alcune varietà si registra anche in serra, ambiente nel quale normalmente non si dovrebbero verificare questi problemi.

Molto positiva la stagione per la cipolla, sia ibrida che standard che verrà ricordata sia per le rese sopra la media, ma soprattutto anche per la qualità favorita da un maggio freddo che ha limitato lo sviluppo della peronospora e ha consentito l'ingrossamento del seme all'interno degli scapi fiorali. Andamento ugualmente soddisfacente per la coltura del Bunching onion che pur più precoce della cipolla ha trovato buone condizioni di sviluppo.
Situazione purtroppo opposta per le cicorie che hanno risentito di un accorciamento del periodo di fioritura e quindi hanno ottenuto rese inferiori.

Campagna negativa anche per le cucurbitacee da seme e in particolare per il cetriolo, con impianti caratterizzati da una ridotta presenza di frutti, per lo più con scarsa produzione di seme probabilmente influenzata da una allegagione scalare.

Il cece da seme nell'area romagnola sembra abbia sofferto le condizioni climatiche in particolare le frequenti e abbondanti piogge.
Negativo anche l'andamento per i piselli; in molti casi la produzione si è ridotta di oltre il 50%, rispetto alle medie, causa le frequenti piogge nel periodo dell'allegagione, che hanno anche favorito lo sviluppo di malerbe, le quali hanno poi creato competizione con la coltura.

La rucola, pur non interessando elevate superfici, è stata anch'essa penalizzata dagli andamenti stagionali che ne hanno limitato l'allegagione al punto che diversi campi non sono stati raccolti perché presentavano pinte praticamente senza seme.
I ravanelli sembrano aver prodotto nella media anche se la germinabilità, come per molte altre specie, è al disotto della media.
Per le carote continuano a sussistere i problemi di commercializzazione a causa di una batteriosi che pur colpendo in particolare la patata è trasmessa dalla carota.
Da segnalare rispetto agli anni precedenti una ripresa del coriandolo, che però è stato penalizzato in alcune aziende dalla situazione pedoclimatica avversa che ne ha ridotto il potenziale produttivo.

Colture industriali da seme
Le barbabietole da seme nel 2019 hanno segnato una leggera flessione delle superfici investite.
Questa coltura non ha raggiunto le rese produttive degli anni precedenti ed è stata penalizzata, prima dalla siccità in fase di trapianto poi da una stagione fredda e piovosa nel mese di maggio con evidenti difficoltà di allegagione. Le ripetute piogge hanno creato anche problemi nella gestione più razionale degli interventi di difesa con particolare riferimento al controllo degli afidi e poi della cercospora.
L'aspetto più negativo è lo scarto in fase di selezione che potrebbe determinare un abbassamento delle rese nette rispetto al 2018. Le superfici investite risultano sostanzialmente stabili rispetto all'anno precedente.

Erba medica da seme
In Emilia Romagna, la campagna 2019 non è stata molto favorevole.
Un elemento importante da sottolineare è che la campagna 2018 aveva denotato una piena crisi nel settore della commercializzazione con notevoli quantità di seme invenduto. Questo aveva determinato una situazione di prezzi in flessione tanto che il prezzo di riferimento rilevato al tavolo dell'accordo interprofessionale era stato di 130 euro/quintale ben al disotto del costo medio di produzione.


Colture orticole

La campagna produttiva dei prodotti orticoli, per il fresco e da industria, è stata caratterizzata da una buona resa e una buona qualità fino a settembre 2019. Le orticole in genere hanno dovuto fare i conti con il sovrapporsi dei periodi di commercializzazione con le produzioni precoci del Sud e della Spagna. Disagi anche sul secondo raccolto per il protrarsi dell'estate fino a fine ottobre.

Le orticole prevalenti in regione restano fagiolo fresco e fagiolino, spinacio, pisello, erbette, lattuga, pomodoro da industria, zucchino, zucca, patata e cipolla. Poi ci sono orticole che nell'area regionale sono coltivate solo in Romagna, come ad esempio cardo, cetriolo da mensa, fava e porro.

Nel 2019 i mesi invernali sono stati non troppo freddi e con assenza di piogge. Questo ha favorito una maggior facilità di raccolta e delle buone rese per quanto riguarda tutti i prodotti a foglia con raccolta meccanica. Le prime piogge importanti si sono avute verso la fine di maggio, queste hanno creato qualche problematica produttiva in raccolta, ma con esito positivo per la preparazione dei terreni e le semine estive.

Al momento non si dispone di un quadro di massima dell'andamento di superfici, produzione e rese 2019 relativamente a tutte le produzioni orticole in Emilia Romagna poiché i dati sono in fase di raccolta.

Patata
Nonostante un andamento climatico piuttosto altalenante, le produzioni sono di ottima qualità. Alcuni problemi sono legati alla presenza del ferretto, o larva di elateride, che quest'anno ha goduto di condizioni climatiche favorevoli per bucare e fare marcire le patate di numerosi appezzamenti dell'Emilia Romagna. Quando infesta il terreno, è difficile liberarsene, anche perché, per il momento, non esistono in commercio prodotti fitosanitari scientificamente efficaci per contrastarlo.

Cipolla
La produzione di cipolla per l'anno corrente è superiore a quella del 2018 e i prezzi si stanno mantenendo comunque molto buoni. Le rese sono variabili dai 300 ai circa 500 quintali per ettaro.
Si è registrato qualche problema sanitario per batteriosi e maltempo, per alcune partite di rossa e bianca, meno per la dorata. In prossimità della raccolta ci sono stati diversi temporali e questo si ripercuote sulla conservazione.

Pomodoro da industria
A causa del maltempo si registra un calo rispetto al contrattato del 18%. L'ultimo aggiornamento dell'Organizzazione interprofessionale pomodoro da industria del Nord Italia certifica che, alla data del 13 ottobre, sono state lavorate 2.366.508 tonnellate, quasi l'82% di quanto era stato contrattato ad inizio campagna di pomodoro al Nord Italia, un quantitativo sostanzialmente in linea con quello dello scorso anno.
Lo scorso 3 maggio è stato firmato l'accordo quadro per il contratto relativo alla campagna 2019 del pomodoro da industria nel Nord Italia.
 

Infografica by AgroNotizie
Fonte dati: Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini


Infografica by AgroNotizie
Fonte dati: Stacp di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini

 
Scarica l'infografica "Annata agraria 2019 - Orticoltura"


Zootecnia

Il settore è a livello regionale il motore propulsivo dell'economia agricola.
In Romagna è la provincia di Forlì-Cesena a contare il maggior numero di allevamenti e di capi: gli allevamenti di suini compresi anche quelli da autoconsumo sono 824 (-2,02% sul 2018) per un totale di 80.860 capi (+1,54%); gli allevamenti ovicaprini, autoconsumo compreso, sono 629 (+19,13%, incremento dovuto quasi esclusivamente all'autoconsumo), per 20.680 capi (+20%); gli allevamenti di bovini da carne 359 (-1,64%) per 12.890 capi (-2,18%); restano 28 gli allevamenti di bovini da latte, per 977 capi (+3,83%); sono infine 276 gli allevamenti di avicoli con più di 250 capi.
Il settore suinicolo vede un forte aumento del numero di capi in provincia di Rimini. Gli allevamenti, anche quelli da "autoconsumo", sono 384 (-9%), ma i capi suini hanno registrato una crescita del 25,13% arrivando a 6.947.
La provincia di Ravenna è quella che conta più capi suini (109.789, diminuiti del 3,77%) nei suoi 358 allevamenti (-0,56%) e più bovini da latte (3.814 capi, + 2,55%) in 14 allevamenti.

Apicoltura
Il 2019 ha messo in evidenza la gravità degli effetti del cambiamento climatico sull'apicoltura. La produzione romagnola di millefiori primaverile è stata insignificante e destinata alla sopravvivenza delle famiglie. Produzione totalmente azzerata per il miele di acacia.
Per quanto riguarda l'erba medica, o millefiori a prevalenza di erba medica, la produzione è stata molto disomogenea. In alcuni areali le famiglie sono state nutrite praticamente tutto l'anno, con costose nutrizioni zuccherine, con un dispiego di risorse enorme per le aziende.


Biologico

Il comparto del biologico gode di buona salute, con segno positivo in tutti i settori: il segmento più importante è la frutta, anche se nel 2019 i più dinamici sono stati quelli dei vini e delle uova e carni fresche.
D'altronde in Italia i consumi di prodotti biologici sono in crescita +4% nel 2018 e +1,5% nel primo semestre del 2019, anche se la crescita è in flessione rispetto all'anno precedente (nel 2017 era +10).