Quale profilo dare alla governance e al ruolo dei consorzi di tutela italiani, come difendere l’export dell’agroalimentare di qualità minacciato da Brexit e nuovi possibili dazi in Usa e su tutto quale politica di promozione adottare a livello di sistema-paese per rilanciare la locomotiva dell’export agroalimentare italiano, quella dei 292 prodotti Dop e Igp che fatturano complessivamente oltre 7 miliardi di euro.

Se ne è parlato ieri a Caserta, in occasione della 13° assemblea di Origin Italia, l’associazione che raccoglie tutti i consorzi di tutela delle denominazioni di origine italiane, ospitata nella sede del Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana Dop. E’ intervenuto alla tavola rotonda del pomeriggio, tenutasi a margine dell’assemblea, il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che per i consorzi di tutela vede un futuro nel quale dovranno essere rappresentativi di tutta la filiera, ma non gestiranno più i controlli. A fare gli onori di casa Cesare Baldrighi, presidente di Origin e del Consorzio del Grana Padano.
 

Afidop teme i dazi Usa sui formaggi

In primo piano – per forza di cose – i timori che i nuovi dazi Usa possano colpire le esportazioni dei prodotti tipici italiani, che hanno spinto Domenico Raimondo, presidente di Afidod e del Consorzio di tutela Mozzarella di bufala, a chiedere al ministro Centinaio di “bloccare il piano di dazi aggiuntivi degli Stati Uniti contro i formaggi italiani e tutelare il made in Italy”. Raimondo ha incontrato il ministro Centinaio nel pomeriggio, a margine dell’assemblea Origin. Al centro del colloquio la difesa delle eccellenze italiane e la preoccupazione per l’iniziativa del governo Usa, che lo scorso aprile ha diffuso una lista di prodotti europei che potrebbero essere soggetti a dazi aggiuntivi, a seguito della disputa Usa-Ue sugli aiuti di Stato al settore aeronautico.

Nella black list sono presenti anche alcuni formaggi Dop, ma è l’intero sistema Dop e Igp europeo ad essere minacciato dagli Usa: il Consortium of common food names ha chiesto al presidente americano Donald Trump di bloccare le importazioni di tutti i formaggi dall’Unione europea in risposta ad un atteggiamento considerato eccessivamente protezionistico dell’Unione europea su Dop e Igp. “Una posizione inaccettabile e da contrastare con rapidità e impegno di tutti" secondo Raimondo. Anche se ancora non è nota l’entità delle nuove imposte doganali che gli Usa intenderebbero introdurre oltre i dazi già in vigore.

E i timori del mondo dei formaggi sono ben spiegati dal presidente Afidop: “Le esportazioni di prodotti lattiero caseari italiani negli Stati Uniti d'America, primo mercato di sbocco extracomunitario per i nostri formaggi, copre il 10% del valore complessivo delle vendite all’estero. Nel 2018 i nostri imprenditori hanno esportato verso gli Usa più di 31 milioni di chili di formaggio, per un valore complessivo di più di 272 milioni di euro”.
E se Raimondo ringrazia pubblicamente il ministro Centinaio per aver “mostrato grande sensibilità e sostegno a questa battaglia da condurre tutti insieme”, resta sul tappeto un problema che è anche più ampio.
 

Agroalimentare di qualità in affanno sulle quote di mercato

Già oggi l’agroalimentare italiano sta perdendo quote di mercato all’estero. A dirlo è il direttore di Ismea, Raffaele Borriello, che squaderna dati molto chiari: se ancora nel 2018 l’export italiano del comparto cresce dell’1,2% in valore sull’anno precedente, accusa anche una serie di perdite in volume non proprio rassicuranti: dal -5,2% dell’ortofrutta al -8,1% del vino, e con il settore latte e derivati che cede il 3,7%.

In questo quadro che inizia a scricchiolare, si inserisce lo scenario disegnato da Afidop: circa il 90% delle esportazioni del settore lattiero caseario sono formaggi, la categoria che è più esportata e che più contribuisce alla diffusione del made in Italy nel mondo.
E oggi, per la prima volta dopo dieci anni, l’Italia ha raggiunto un saldo positivo della bilancia commerciale del settore lattiero caseario, grazie all’ export dei nostri formaggi tipici" ha ricordato Raffaele Garofalo per Assolatte. Nel 2018 sono state esportate secondo Afidop 418 mila tonnellate di prodotto per un valore di più di 2,8 miliardi di euro, per un saldo attivo della bilancia commerciale di 1 miliardo di euro.

Ma anche l’incremento dell’export di formaggi nel 2018 in valore è stato solo dello 0,7%. Anche se da Afidop precisano: “Ma questo è dovuto principalmente al calo registrato nel Regno Unito (-8%) per l’incertezza provocata da Brexit e negli Stati Uniti (-15%), dove ha pesato il crollo degli acquisti di Pecorino romano che hanno segnato un -40% sull’anno precedente". A questo punto la domanda è: come rendere più forte nel mondo i prodotti di qualità made in Italy in questo quadro? E la risposta non è univoca.
 

Origin, la proposta di riforma dei Consorzi di tutela

“Nel caso del Pecorino romano – sottolinea Riccardo Deserti, direttore di Origin – la crisi di mercato negli Usa è stata determinata da un sovraccarico di funzioni sul Consorzio di tutela, che oggi in molti casi vive il proprio ruolo come se fosse una sorta di organismo interprofessionale, il che non deve essere, come abbiamo precisato nella nostra proposta di riforma”.

La proposta di Origin per la riforma della rappresentanza dei consorzi di tutela prevede che i consigli di amministrazione abbiano l’onere di decidere – a maggioranza qualificata - i piani di regolazione dell’offerta e le modifiche ai disciplinari di produzione potendo contare sull’equa correlazione tra potere decisionale e valori economici lungo la filiera. E per alleggerire i consorzi di tutela da problematiche di filiera “abbiamo previsto che queste decisioni dovranno essere assunte con il parere vincolante della Consulta agricola e del Comitato di filiera" ha spiegato Deserti.
Una necessità la creazione di questi due organismi distinti “per dare il giusto peso ai vari attori della filiera produttivo tutelando in uno l’equa correlazione dei valori economici e la missione del Consorzio, che è la promozione e la tutela dei prodotti di qualità" ha concluso Deserti. Raffaele Garofalo per Assolatte, ha ricordato l’attualità e la rispondenza al progetto di Origin del “percorso intrapreso dal Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana Dop sul piano statutario, perché già oggi tutte le categorie sono rappresentate”.
 

Centinaio: "Consorzi di tutela non più controllori di se stessi"

Sulla necessità di una riforma dei Consorzi di tutela ha parlato il ministro Centinaio: “Nei consorzi deve esserci tutta la filiera, questa la direzione del ministero, e posso dire che c’è apertura sul come articolarla”. Ma per il ministro vi è anche un’altra necessità: "So che dico una cosa che non farà piacere, ma nei consorzi di tutela i controllati non possono essere anche i controllori di se stessi, puntiamo ad una riforma del sistema dei controlli che ci faccia essere tutti più sereni e su questo voglio aprire un confronto”.
 

Promuovere l'agroalimentare con il turismo

Ma per migliorare la proiezione internazionale dei prodotti Dop e Igp non basterà riformare i consorzi di tutela. Serve ricerca di nuovi mercati esteri e innovazione degli strumenti di promozione.
“Dobbiamo comportarci da superpotenza mondiale del turismo, perché lo siamo, e utilizzare questo settore economico che ci vede primeggiare nel mondo come vettore per promuovere il nostro agroalimentare e su questo tema lancio una proposta al mondo dei consorzi di tutela – ha detto il ministro Centinaio – Incontriamoci e definiamo insieme una serie di progetti promozionali che possano accompagnare tutti i nostri prodotti di qualità, immaginiamo poche iniziative, ma forti e che possano interessare veramente tutti, perché riusciamo a vincere la sfida sui nuovi mercati solo se riusciamo a muoverci insieme, sapendo raccontarci, e se crederemo nelle iniziative che andremo a promuovere”.