Con sinomoni si intendono una serie di composti chimici prodotti da un organismo, che portano un vantaggio sia all'organismo stesso che li produce sia alla specie ricevente. Ad esempio si può definire sinomone una sostanza odorosa prodotta da un fiore che attira un insetto impollinatore: la pianta ha il vantaggio di essere impollinata, l'insetto di trovare facilmente nettare e polline.
Ma c'è anche una particolarissima gamma di sinomoni che possono essere molto interessanti. Tecnicamente sono chiamati con la sigla inglese Hipvs, che sta per 'Herbivore induced plant volatiles', cioè sostanze volatili di piante indotte da erbivori.
Queste sostanze sono composti chimici che alcune piante producono quando vengono attaccate da erbivori, ad esempio da insetti fitofagi, e che vengono utilizzati da altri insetti, predatori o parassitoidi dei fitofagi suddetti, per individuare la zona dove possono trovare le loro prede.
Se la vogliamo vedere in maniera un po' fiabesca, è come se le piante attaccate dai fitofagi lanciassero un segnale di aiuto per farsi soccorrere dai nemici dei loro stessi nemici.
Andrea Lucchi del dipartimento di Scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell'Università di Pisa, insieme a ricercatori della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige e della Washington State University, hanno realizzato uno studio per capire come e se sia possibile utilizzare i sinomoni per il controllo dei fitofagi del vigneto. E noi lo abbiamo intervistato.
Andrea Lucchi
Professore, quale è stato lo studio che avete portato avanti e come è stato condotto?
"Quando una pianta sperimenta una condizione di stress, come può essere quella dovuta ad una larva di un lepidottero che sta consumando una delle sue foglie, essa reagisce producendo 'composti organici volatili', gli Hipvs appunto, che segnalano ad insetti predatori e parassitoidi la presenza della loro vittima sulla pianta suddetta.
Da un punto di vista chimico questi Hipvs possono essere rappresentati da aldeidi, alcoli, acetati, terpeni e composti aromatici. Nel caso specifico, i colleghi americani della Washington State University ci hanno proposto di saggiare nei nostri vigneti toscani alcuni composti che si erano mostrati particolarmente attrattivi nei confronti di insetti predatori nei frutteti americani come, ad esempio, salicilato di metile, acido acetico, 2-feniletanolo e geraniolo".
Che tipi di insetti utili siete riusciti ad attirare nel vigneto? E a cosa potrebbero esser utili in particolare?
"In particolare Neurotteri, Crisopidi e Ditteri Sirfidi, le cui larve esplicano una importante attività predatoria a carico di varie specie dannose di insetti che possono essere rinvenute anche in vigneto".
Il vostro è stato uno studio preliminare, per vedere se il meccanismo funzionasse. Si può dire che abbia funzionato?
"Certamente la strada da percorrere nell'uso dei sinomoni è ancora lunga. Rimangono da definire molti aspetti riguardanti non solo il comportamento di tutte le specie in gioco (pianta, fitofago, predatore), ma anche quelli relativi alla esatta composizione dei composti chimici coinvolti e alle possibili formulazioni, che devono necessariamente consentire una sufficiente e duratura somministrazione in pieno campo. Ciò nonostante i primi risultati ottenuti in vigneto lasciano ben sperare".
Quali sono i vantaggi e i limiti di questa strategia di controllo?
"Quando non si disponga di insetti utili da rilasciare in vigneto per il controllo di insetti dannosi (gli insetti utili commercializzati dalle biofabbriche non riescono a rispondere a tutte le esigenze), non rimane che affidarsi al 'controllo biologico conservativo', a quella pratica cioè che tende a favorire e proteggere in vario modo predatori e parassitoidi già presenti in natura. La nostra strategia può essere uno strumento al servizio di tale pratica, richiamando in vigneto insetti utili che si trovano nelle sue vicinanze e contribuendo così ad un incremento della biodiversità nel campo coltivato".
Ed è possibile indicare quando questa strategia di lotta potrà essere usata in vigneto, anche a scopo sperimentale?
"Gli Hipvs si stanno ritagliando uno spazio sempre più consistente tra le ricerche condotte a livello mondiale nel settore dell'ecologia chimica degli insetti. La natura chimica di alcune sostanze attrattive è ormai nota. Direi che i tempi sono maturi per proseguire con decisione nella sperimentazione sugli Hipvs, in particolare in contesti viticoli - come quelli toscani - dove la difesa dagli insetti più temuti come la tignoletta e il planococco è condotta sempre di più con il ricorso alla confusione sessuale e agli insetti predatori e parassitoidi, che sono entrambe strategie selettive e rispettose della biodiversità".