La siccità straordinaria in Sardegna sta imponendo a molti imprenditori agricoli di chiudere i battenti. Lo rende noto con un lungo comunicato stampa la Coldiretti Sardegna, che per bocca dei suoi vertici torna a chiedere un intervento straordinario e urgente della Regione autonoma della Sardegna - stimato in 40 milioni di euro da erogare subito - per salvare agricoltori e pastori da una delle annate agrarie peggiori.
Perché i tempi della declaratoria di stato di calamità, pure richiesta dalla Giunta sarda a Palazzo Chigi, potrebbero non dispiegare in tempo i suoi già deboli effetti su una situazione largamente compromessa anche da altri fattori.

La siccità ha azzerato i redditi di allevatori già allo stremo per la crisi di prezzo del latte ovino, sceso a 50 centesimi al litro, e fa saltare il 30% della produzione in comparti come quello cerealicolo, dove i prezzi del grano duro sono già ben al di sotto della linea di pareggio dei bilanci aziendali.
 

Aziende che chiudono: le segnalazioni

Secondo quanto riferisce l'organizzazione agricola isolana, ad Alghero la giovane Chiara Carboni rischia di non avere prodotti in autunno perché non può programmare le colture (si occupa di ortofrutta) visto che l'acqua irrigua arriva uno-due giorni la settimana e i pozzi aziendali si stanno prosciugando.

Sempre secondo la Coldiretti regionale a Nulvi (Nord Sardegna) il pastore Alessandro Sechi, che trasforma il latte in formaggi innovativi, come quello senza lattosio e impagliato, è stato costretto a svendere 150 pecore per non lasciarle morire di sete e fame.
 

Imprenditori allo stremo: le testimonianze

Franco PiraMamoiada (Nuoro) sta pensando di seguire l'esempio del collega di Nulvi. "Con il latte pagato a 50 centesimi non ho liquidità per pagare il mangime e il foraggio. Sto seriamente pensando di vendere le pecore. A causa di questa siccità straordinaria non ho raccolto una balla di fieno e non ho neppure un filo d’erba per sfamare il bestiame". 

Nel Montiferru "la situazione è grigia" riassume Antonello Inzis, allevatore di Cuglieri (Oristano). "Abbiamo paura anche degli incendi perché con questo caldo bruciano anche le pietre".
"In tutto il territorio
- continua - stiamo sfamando pecore e mucche con mangime e fieno comprato a prezzi altissimi. A Santu Lussurgiu, comune notoriamente ricco di acqua, le fontane e i pozzi sono già secchi e gli allevatori sono in grossa difficoltà per dissetare gli animali".

La musica non cambia, sempre nell'oristanese, a Neoneli. "Sono al limite, sto perdendo anche la fiducia" racconta Antonello Loi, allevatore di capre. "Ho sempre creduto nel settore, ho investito per migliorare la mia azienda ma mi ritrovo a lavorare per pagare le rate. La siccità sta diventando pesante perché arriva in una stagione pessima, in cui il latte ci viene pagato a 50 centesimi. E' un costo anche abbeverare le capre perché sto trasportando l'acqua con il mio camioncino. Si sono seccate pure le fontane storiche presenti in azienda. Adesso devo investire per programmare la prossima stagione, ma non ho liquidità".

Non va meglio per gli agricoltori anche perché quella di quest'anno non è solo una siccità straordinaria, ma va ad aggiungersi alle ultime due annate non certo abbondanti in quanto a precipitazioni.

I cerealicoltori hanno raccolto per il secondo anno consecutivo il 30% di grano in meno, mentre vigneti, oliveti e frutteti sono allo stremo e soffrono la prolungata assenza di acqua.
 

Precipitazioni a picco e caldo torrido

Nel 2017 in Sardegna il segno meno accompagna tutti i mesi i dati sulle precipitazioni rispetto alla media. Si parte male da gennaio (-11,2%) per andare sempre peggiorando (-32% a febbraio) e diventare critica già da marzo con un -72,9%, confermato ad aprile -71,2% e diventare cronico con un -100% a maggio e giugno.

Scarse o meglio nulle precipitazioni che sono state accompagnate da temperature in media più alte di tre gradi da febbraio a maggio, schizzate a +4 a giungo con le massime che segnano 32,1 gradi.
 

Le richieste della Coldiretti Sardegna

"Le testimonianze degli imprenditori non hanno bisogno di commenti" sostiene il direttore della Coldiretti regionale Luca Saba. "Purtroppo sono tante quelle che si ritrovano in queste condizioni e riguardano tutto il territorio regionale. La siccità non è che un ulteriore, speriamo non il definitivo peso che va a schiacciare i produttori in difficoltà per i problemi noti che abbiamo elencato più volte: costi dei prodotti, premi comunitari in ritardo, costi dell'acqua, fauna selvatica. Servono interventi celeri e importanti".

"Anche nel tavolo politico in cui stiamo iniziando a parlare di crisi - sottolinea il presidente della Coldiretti Sardegna Battista Cualbu - continuiamo a presentare il quadro nero del comparto agricolo sardo: occorrono almeno 40 milioni di euro per cercare di tenere in vita il settore agricolo sardo. Ma è fondamentale agire in tempi strettissimi perché la maggior parte delle aziende sta boccheggiando e non riesce più a reggere questa pesante crisi".