La storia della Bernard Brewery, birrificio con oltre quattro secoli di storia nella cittadina di Humpolec, nel cuore della Repubblica Ceca, si può riassumere in pillole a partire dal 1991, con l'inizio cioè di quel processo democratico e post comunista che nei Paesi dell'ex cortina di ferro definiscono emblematicamente "la svolta".

E' infatti nel 1991 che viene fondata la Bernard Brewery, rilevata dopo la bancarotta. Alla guida ci sono tre soci: Stanislav Bernard, da cui prende appunto il nome il birrificio, Josef Vàvra e Rudolf Smejkal.
Pochi anni dopo, nel 2000, acquistano un impianto di malteria, vicino a Brno, seconda città più importante della Repubblica Ceca.
Costruito nel 1872, l'impianto è una delle ultime malterie tradizionali, con la propria fonte di acqua e un impianto di depurazione dedicato.

Sempre nel 2000, cambia l'equilibrio societario. Il 50% della Bernard Brewery è venduto alla belga Duval, mentre l'altro 50% è equamente diviso fra Stanislav Bernard e Josef Vàvra. La sede rimane a Humpolec.
Fra il 1992 e il 2015 sono cresciuti sia il numero degli impiegati (passati da 40 a 188) che i volumi prodotti (da 106.905 ettolitri a 302.211), con un fatturato che l'ultimo anno ha raggiunto i 630 milioni di corone, pari a circa 23,3 milioni di euro.

(Fonte foto: © Cornelia Smet - Dg Agri Eu)

Per la produzione birraria la Bernard Brewery utilizza i prodotti locali: orzo maltato dalla regione circostante a Brno, la migliore qualità di luppolo della Repubblica Ceca e colture di lieviti preparate personalmente.
Accorgimenti che hanno contribuito, come ricorda Tomàs Radil, export manager, a portare la società "all'ottavo posto come quota di mercato su scala nazionale, alle spalle di gruppi come Radersky Beer, Starobramen, Heinecken Czech Repubblic e altri".

La qualità e le diverse varietà di birra prodotte, unitamente a campagne pubblicitarie e di marketing molto fantasiose, hanno contribuito al successo. Ma è stato anche grazie all'intraprendenza di Stanislav Bernard, fondatore dell'Assobirra nazionale, che si è raggiunto un elevato livello di fidelizzazione.
"Possiamo affermare di avere consumatori affezionati - prosegue Radil - che ci considerano una vera e propria icona". Per questo, sono disposti a pagare un prezzo più elevato rispetto ad altre marche, come riconoscimento di quello che sembra essere un elevato livello qualitativo.

Le birre sono vendute in bottiglia o in fusti. Nonostante le diverse varietà, "rigorosamente non pastorizzate, ma microfiltrate, per non uccidere il sapore e gli aromi", i prodotti di punta sono tre: "10° light" per le birre in bottiglia e "11° light" e "11° lager" per quelle in fusto.
Consiglio dell'esperto: "Meglio consumare la birra entro sei mesi dalla produzione, per evitare che, ossigenandosi, modifichi il proprio sapore".

Il mercato è essenzialmente quello locale: per il 79% la birra prodotta ad Humpolec rimane in Repubblica Ceca, il 12% raggiunge la vicina Slovacchia, mentre il 9% è esportato in 35 Paesi del mondo.
Recentemente la Bernard Brewery ha investito 150 milioni di corone (cioè 5,5 milioni di euro) e ha beneficiato dei fondi dello sviluppo rurale per programmi di educational. "Ma non siamo stati abituati a usarli - spiega Radil - perché crediamo essenzialmente nel mercato. Inoltre, in verità, la parte amministrativa legata all'ottenimento dei fondi, è molto complicata".

Prodotto Dop in Repubblica Ceca
La birra è un vero e proprio prodotto nazionalpopolare, tanto che è stata riconosciuta come prodotto a Denominazione d'origine protetta, a patto che utilizzi per almeno il 90% i prodotti locali.
Diffusissima sul territorio, i consumi sono solo negli ultimi anni diminuiti, attestandosi dai 160 litri pro capite agli attuali 145 litri.

Ciononostante, la Repubblica Ceca per il ventesimo anno consecutivo si è attestata al primo posto in Europa per consumi pro capite, davanti anche all'Austria (107,8 litri) alla Germania (105 litri). L'Italia, per fare un paragone, ha avuto nel 2015 un consumo medio di 29 litri a testa.