Oggi 1 miliardo e 200 mila persone nel mondo consumano prodotti agroalimentari italiani, soprattutto vino, dolci, formaggi, pasta e ortaggi trasformati. Sono consumatori europei e nord-americani in primis, ma anche giapponesi, canadesi, russi, australiani, cinesi, coreani, turchi e via dicendo. E se è vero che viene esportato solamente il 20,5% della produzione globale alimentare italiana (una percentuale inferiore a quella di altri Paesi europei), va anche sottolineato che l’export italiano è mediamente di qualità superiore e, conseguentemente, ha valore e prezzo maggiore. Per esempio, la percentuale di export della Germania è del 33% sul totale prodotto, ma il valore aggiunto delle loro merci raggiunge appena gli 11 miliardi di euro di valore contro i 24 miliardi dell’export italiano.
Per aumentare l’export italiano è necessario fare sistema, imprese e Governo, ridurre la polverizzazione e il nanismo delle imprese, sviluppare piattaforme distributive all’estero e contrastare barriere non tariffarie pretestuose e la contraffazione, come ha spiegato Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare: “L’industria alimentare italiana è la più grande creatrice al mondo di valore aggiunto nella trasformazione dei prodotti alimentari. Le enormi potenzialità per l’export stanno tutte in questo semplice principio, sta a noi saperle cogliere. Non possiamo accontentarci del +3,5% dell’export registrato nel 2014 e neanche del +5/6% previsto per l’anno in corso. Dobbiamo essere più ambiziosi sfruttando il fatto che per la prima volta l’intero sistema Paese (reti diplomatiche, organizzazioni di supporto all’export e ministeri competenti) ha deciso di considerare l’aumento dell’export agroalimentare un obiettivo strategico da perseguire”.
La definizione di una alleanza virtuosa tra imprenditori, istituzioni e realtà fieristiche è stata sottolineata anche da Carlo Calenda, viceministro dello Sviluppo economico che ha dichiarato: “Sono convinto che la creazione del padiglione Cibus è Italia a Expo2015 sia molto importante: l’Esposizione universale di Milano è infatti un evento che non solo sarà il foro di discussione delle strategie alimentari globali, ma che dovrà anche dare un ulteriore slancio all’export del nostro settore agri-food, il migliore del mondo per qualità e varietà dei prodotti. Questa grande area espositiva, predisposta da Federalimentare, darà ai visitatori la giusta prospettiva dell’industria alimentare italiana, del suo valore complessivo e delle sue specificità, così come dell’unicità del territorio nazionale e dell’enorme assortimento di eccellenze che viene dalla nostra tradizione. Cibus è Italia ben si affianca alle iniziative del Governo nel quadro del nuovo Piano straordinario made in Italy”.
La fiera alimentare “Cibus”, organizzata ogni due anni da Fiere di Parma e da Federalimentare, è la fiera italiana più conosciuta nel mondo, grazie al lavoro svolto negli ultimi anni per conquistare i mercati esteri, come ha riferito Antonio Cellie, Ceo di Fiere di Parma: “Grazie a Cibus ormai le principali aziende alimentari italiane e i loro territori si relazionano in modo permanente con i vari Mercati obiettivo. Infatti i nostri espositori dispongono delle piattaforme fieristiche asiatiche più importanti, firmate Anuga-Cibus e costruite insieme ai nostri partner di Fiere Colonia, nonché di un format espositivo straordinariamente innovativo e conveniente sul mercato Usa pensato e progettato con Mise e Ice infine, grazie a Federalimentare, possono contare su un 'Cibus permanente' all’interno di Expo per gestire e sviluppare le loro relazioni di affari”.
Per meglio valutare l’ampiezza della domanda di cibo italiano che arriva da ogni continente è utile analizzare la Top ten dei nuovi mercati per il made in Italy alimentare , riportata nell’“Atlante geografico del food made in Italy nel mondo” che evidenzia l’aumento dell’export nei nuovi mercati (dati del 2014):
Taiwan + 25,4%
Corea del Sud + 20,2%
Israele + 15%
Croazia + 14,6%
Singapore + 14,6%
Polonia + 13,3%
Slovacchia + 13%
Brasile + 12,8%
Olanda + 10,3%
Cina + 9,9%
Oltre a vino, dolci, latte e formaggi, pasta e ortaggi trasformati (passata di pomodoro in testa), esportiamo anche prosciutto, salumi e carni trasformate, caffè, riso, birra... Vecchi e nuovi classici del food made in Italy che vanno fatti conoscere e vanno spiegati ai consumatori di tutto il mondo. Ed Expo è uno dei momenti di condivisione della cultura alimentare italiana, della sua storia e della varietà unica dei suoi prodotti. 13 filiere dei prodotti italiani saranno presentate ai visitatori di Expo nei 5.000 metri quadrati a disposizione del padiglione “Cibus è Italia”: due piani destinati alla esposizione e un terzo, la lounge della terrazza dedicata a workshop, convegni, degustazioni, incontri con i buyer esteri, per un totale di 200 eventi, programmati nei sei mesi di Expo. Il padiglione è dislocato vicino all’entrata Est di Expo, a poca distanza da Lake Arena e Padiglione Italia.
A complemento dell’esperienza di visita del Padiglione Cibus è Italia- in un’area bookshop appositamente allestita - ciascun visitatore potrà creare un carrello virtuale di spesa per mezzo di Qr code e totem interattivi. Sarà anche possibile procedere all’ordine direttamente da casa o con il proprio smartphone tramite il sito internet dedicato, attivo a partire dal 1 maggio sino alla fine di Expo.
Un padiglione dunque unico per le sue caratteristiche ed anche per il design essendo l’unico padiglione che cambierà continuamente il look delle proprie facciate esterne. Il progetto “Cibus In Fabula” prevede infatti un mix di arte povera e tecnologia avanzata: su due maxi teloni di 45 metri quadrati all’esterno del padiglione una digital animation che parte dall’immagine che viene creata con lo spray da 13 street artist provenienti da ogni parte del mondo (progetto curato da Felice Limosani, artista multidisciplinare e digital storyteller).
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Fonte: Federalimentare