Al giro di boa stagionale (considerando l'inizio dell'inverno meteorologico al 1° di dicembre) i modelli si ritrovano finalmente concordi nell'individuare la fine del "caldo" sull'Europa e l'avvio di dinamiche più tipicamente invernali

Il punto della situazione
Valori termici oltre la norma nell'area europea centrale, con pesanti anomalie che si protraggono ormai da settimane: solo negli ultimi sei giorni, si segnalano dai 5 gradi ai 10 gradi in più del normale andamento stagionale.
La causa di questa anomalia è da cercarsi nel robusto blocco alto pressorio ben strutturato a tutte le quote sull'Europa, la cui forma ricorda quella di una gigantesca omega rovesciata. Una tale configurazione contribuisce a portare piena stabilità atmosferica e continui richiami piuttosto miti di aria subtropicale dalla vicina Africa. Nell'ultimo mese questa situazione ha dettato legge a più riprese nel Vecchio Continente, alternandosi periodicamente ad una forte zonalità atlantica, apportatrice delle classiche precipitazioni autunnali in Mediterraneo che hanno scaricato a più riprese ingenti quantitativi di pioggia lungo la Penisola ed abbondanti nevicate oltre i 1500 metri sull’arco alpino.
Non tutti gli Stati godono però della protezione anticiclonica. Numerose tempeste hanno assediato il nord Europa e continuano anche in questi giorni a sferzare diversi Paesi: Regno Unito in particolare, in maniera meno violenta anche le coste atlantiche francesi, spagnole e portoghesi.
Ben altro scenario oltre oceano, ove gli Stati Uniti lottano da settimane con il lobo del Vortice Polare canadese, che ha prodotto un'ondata di gelo e neve piuttosto insolita. 

Analisi
E' il Vp (Vortice Polare) a condurre l’intero scenario boreale. Già a novembre si notava un cospicua compattazione del Vp con chiaro sbilanciamento sul comparto canadese. Il raffreddamento, rapido e inusuale a tutte le quote, ha operato sul blocco degli scambi meridiani (evitando colate fredde sull’Europa) incentivando un'accelerazione della circolazione atlantica. L’energia contenuta all’interno di esso non ha potuto far altro che dissiparsi sulla superficie oceanica settentrionale, innescando lo sviluppo di enormi aree cicloniche in prossimità della depressione Islandese. 

Evoluzione: novità in vista
In queste ultime ore il cuore del Mediterraneo è stato raggiunto dall’alta pressione africana, di evidente matrice subtropicale, che ha portato un caldo quasi primaverile. L’espansione di tale anticiclone sull’Italia è innescata da un rallentamento delle correnti zonali e al conseguente approfondimento di un nucleo ciclonico in pieno Atlantico. Nonostante una disposizione non ancora consona al periodo invernale sul Continente, vi sono tutti i presupposti per un imminente cambio circolatorio

Alta pressione sul Nord Europa
Sui settori occidentali del nucleo oceanico preso in esame poco sopra, è già attivo un cospicuo flusso di calore destinato alle alte latitudini. Questo genere di correnti andrà a strutturare un vasto campo anticiclonico sul comparto scandinavo.
L’elevazione altopressoria sospingerà un lobo del Vp sul comparto euroasiatico, convogliando masse d'aria gelide – prevalentemente per retrogressioni - verso l'Europa orientale prima e sulla parte centrale poi. In questo frangente sarà interessante notare un notevole raffreddamento del settore russo, in grado successivamente di dettar legge sulle sorti dell'inverno europeo. 

Tendenza
L’inverno sul comparto europeo ha deciso di procedere per gradi: non sarà ancora presente una spinta anticiclonica azzorriana degna di nota, tale da garantire una prima colata d'aria gelida alle latitudini italiane. L'alta pressione oceanica resterà confinata ancora molto ad ovest, riuscendo a convogliare solo onde cicloniche nord atlantiche verso il cuore del Mediterraneo, più fresche ma non ancora fredde.
Arriverà perciò un peggioramento al giro di boa mensile, con possibili nevicate in pianura sui settori occidentali, a bassa quota sulle restanti regioni settentrionali e a quote interessanti sui rilievi appenninici.