I professionisti di Sata Studio Agronomico sono impegnati nel calcolo dell’impronta carbonica di tutta la filiera produttiva delle aziende: Le Carline, Bosco del Merlo e Perlage Wines, nell’ambito del Progetto Winezero, sostenuto dal Consorzio Prosecco e dal Consorzio Vini Venezia, finanziato nell’ambito della misura 214 del Piano di sviluppo rurale della Regione Veneto.
Scopo del progetto pilota è misurare l’impronta carbonica della filiera vitivinicola e dimostrare, per la prima volta al mondo con misure oggettive, che nell’ambito delle emissioni di gas a effetto serra si può parlare di viticoltura conservativa e sostenibile, se le scelte agronomiche sono ben ragionate e l’efficienza della filiera produttiva è ottimizzata.

E’ necessario, soprattutto nei confronti del consumatore, che le affermazioni sulla sostenibilità aziendale siano convalidate da misure oggettive e da progetti concreti di miglioramento. Si tratta della prima esperienza mondiale di contemporanea valutazione dell’impronta carbonica aziendale e di bilancio degli scambi gassosi con la Ec, in una stessa area.
Nel progetto, il prof. Andrea Pitacco della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Padova è responsabile scientifico e valuterà gli scambi di anidride carbonica (CO2) dell’ambiente “vigneto”.

L’impronta carbonica, per essere sostenibili
Troppo spesso si parla di “sostenibilità” senza riferimenti concreti a come valutarla. L’energia è un bene prezioso perché sempre meno disponibile ed è una componente che assume un peso esponenziale nel bilancio aziendale.
Per queste ragioni è necessario essere consapevoli delle proprie emissioni di Ghg (GreenHouse Gases), meglio conosciuti come “gas serra” tra i quali è netta la prevalenza dell’anidride carbonica (CO2), misurandole nei cicli produttivi, al fine di gestire l’efficienza di filiera, l’impatto ambientale ed eventuali conseguenze sull'effetto serra.
I calcolatori di emissioni sono strumenti che rappresentano una misura della reale sostenibilità, poiché forniscono un dato concreto che riguarda uno degli aspetti impattanti dei processi produttivi. Un “Calcolatore del Carbonio” permette di stimare la quantità di gas a effetto serra prodotta durante un processo produttivo.
L’impronta carbonica o carbon footprint è il dato di emissione totale della filiera produttiva di un’azienda o un prodotto, espresso in unità equivalenti di anidride carbonica, il gas di riferimento più noto per le sue relazioni con l’effetto serra.

Il calcolatore Ita.Ca®: la storia, gli obiettivi, il funzionamento
Dal 2009 Sata Studio Agronomico, in collaborazione con il prof. Leonardo Valenti del Disaa della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, ha allacciato rapporti con colleghi da Istituti di diversi Paesi per produrre, anche per l’Italia, un metodo di calcolo delle emissioni dei gas-serra in ambito vitivinicolo conforme ai metodi già esistenti a livello internazionale e in particolare al protocollo Ghgap di Oiv (Oiv, 2011) e alle norme di certificazione in essere.
Ne è derivato un modello, Ita.Ca® (Italian wine carbon Calculator), che negli ultimi tre anni è stato applicato da una cinquantina di aziende italiane. L’obiettivo principale dello strumento è la conoscenza delle emissioni di Ghg a livello di filiera come mezzo per ridurre l'impatto del processo di produzione sull'effetto serra e migliorare l'immagine aziendale. 
Ita.Ca® individua le emissioni provenienti da tre diversi ambiti della filiera, al fine di distinguere le responsabilità dirette e indirette e rendere più chiare misure e interpretazioni.

Il calcolo dei sequestri di anidride carbonica in vigneto
Per completare adeguatamente il computo dell’impronta carbonica aziendale, si deve considerare che nel suolo del vigneto è stoccata un’enorme quantità di sostanza organica, costituita in gran parte da carbonio. Anche se il ciclo del carbonio del suolo è complesso, il concetto di sequestro di carbonio per mitigare il rilascio di gas a effetto serra è relativamente semplice. Il carbonio immagazzinato nel suolo può essere rilasciato sotto forma di CO2 o CH4 in atmosfera. Più carbonio viene bloccato permanentemente nel suolo sotto forma di sostanza organica (sequestrato), meno ne rimane in atmosfera sotto forma dei due principali gas ad effetto serra.
In funzione del metodo di gestione del terreno, si può consumare quella sostanza, emettendo CO2, oppure favorire lo stoccaggio della sostanza organica nel suolo, diminuendo di conseguenza l’impronta carbonica del processo produttivo.
L’indagine del prof. Pitacco nel progetto Winezero con il metodo della Eddy Covariance (EC), permetterà proprio di approfondire le conoscenze in questo settore ed in particolare di ottenere dati specifici per il contesto viticolo oggetto del monitoraggio con Ita.Ca®. Oltre che necessaria alla correttezza del calcolo, questa informazione diventa importante per la corretta impostazione di metodi agronomici sostenibili e per la valorizzazione del ruolo della viticoltura in una strategia di comunicazione mirata.



 

Esperienze e prospettive
Oltre alle singole aziende che in questi anni hanno effettuato il calcolo dell’impronta carbonica, vi è stato un caso in Italia con Ita.Ca®, ed alcuni in altre nazioni, in cui si sono realizzati progetti di calcolo dell’impronta carbonica di una Denominazione, che hanno permesso di rendere consapevoli le aziende del loro ruolo e dell’importanza che l’ottimizzazione dei processi ha non solo sull’economia, ma anche sull’ambiente e sull’immagine di un comprensorio.
Per la realtà veneta si potrebbe immaginare di valorizzare l’esperienza maturata con Winezero, estendendo in un prossimo futuro l’indagine su altre Aziende o su tutto il territorio sotto l’egida del Consorzio. Così si potrebbe aumentare la sensibilità del mondo produttivo alla tematica e far capire all’opinione pubblica quanto sia il beneficio derivante da una attività vitivinicola attenta e ragionata e quindi quale possa essere il valore ambientale e sociale del vino.

L’effetto serra
L’effetto serra è un fenomeno naturale che permette la vita sulla terra. L’atmosfera filtra una quota di radiazione pericolosa proveniente dal sole in ingresso e rifrange verso il basso i raggi infrarossi che giungono dalla terra dopo che è stata scaldata, attenuando il fenomeno di dispersione di calore verso l’universo (per questo motivo definito “effetto serra”).
Questo fenomeno è determinato dalla presenza in atmosfera di gas che posseggono questa capacità di rifrazione, chiamati “gas serra”, Ghg (GreenHouse Gases), tra i quali quello quantitativamente più importante è l’anidride carbonica (CO2).
La grandissima maggioranza di studiosi concorda sul fatto che l’abnorme incremento di emissioni di gas serra a seguito dell’utilizzo di combustibili fossili stia alterando il clima mondiale. Infatti, bruciare combustibili fossili significa liberare in atmosfera sotto forma di CO2 il carbonio in essi contenuto ed aumentare così la capacità serra dell’atmosfera. Il cambiamento climatico globale diviene una delle sfide più gravi e complesse che l'uomo debba affrontare.

Per evitare che l’affermazione di una presunta vocazione ambientale, non corrispondente ai comportamenti aziendali, sia dannosa per l’immagine dell’azienda e dell’intero comparto, facendo scattare l’accusa di “greenwashing”. Termine che indica l'ingiustificata appropriazione di virtù ambientaliste da parte di aziende e altre organizzazioni sociali, allo scopo di creare un'immagine positiva delle proprie attività, magari per sviare l'attenzione da proprie responsabilità nei confronti dell’ambiente, come riportato in sintesi nella seguente tabella.




Ita.Ca® valuta inoltre il recupero dell’anidride carbonica da parte dei vigneti aziendali, delle aree verdi e delle diverse colture in proprietà o soggette a contratti di affitto e gestione registrati, purché il dato rappresenti un accumulo permanente di sostanza organica nel suolo e sia derivato dalla letteratura scientifica. Quest’ultimo approccio è peraltro condiviso e proposto dal Ghgap di Oiv.