Must, il network che rappresenta l’80% dei produttori di mosti e succhi d’uva concentrati europei ha appena pubblicato i dati relativi alla campagna 2012-13.

L’Italia, il maggior produttore di mosti d’uva concentrati e rettificati (Mcr) ha pagato un conto salato in termini di volumi prodotti e commercializzati nella campagna appena conclusasi. Ciò è imputabile al concomitante effetto della fine degli aiuti comunitari alla trasformazione dei mosti d’uva in mosti concentrati (luglio 2012) e alla Francia che, sempre dal 2012, ha consentito anche alle regioni del Sud (eccetto la Languedoc) di usare saccarosio per arricchire i vini.

Il problema potrebbe aggravarsi nella prossima campagna visto che, secondo alcune fonti, il governo grancese starebbe per consentire l’uso dello zucchero anche alla Languedoc, la più grande regione vinicola francese e ultimo baluardo d’oltralpe dell’uso di derivati dell’uva nei vini.

“Questa goccia farebbe traboccare il vaso – annuncia Marco Bertagni, presidente del Comitato esecutivo di Must e direttore di FederMosti -. Fin dalla riforma dell’Ocm del 2008 il settore dei mosti concentrati è stato trattato in maniera discriminatoria. L’accordo pre-riforma era quello di tagliare gli aiuti al Mcr a fronte del divieto di zuccheraggio dei vini. Solo la prima parte di questa equazione si è realizzata. Come categoria ci stiamo battendo e continueremo a farlo per introdurre alcuni basilari principi di trasparenza nel settore. Chiediamo semplicemente di riportare nell’etichetta dei vini la dizione 'Sugar added' qualora sia stato aggiunto saccarosio per aumentare il grado alcolico di quel vino. Chiediamo anche di reintrodurre gli aiuti ai mosti per colmare il gap di prezzo col saccarosio”.


PRODUZIONE DI MOSTI E SUCCHI D’UVA CONCENTRATI IN EUROPA
2010-2013 – Milioni di ettolitri
Fonte: MUST – FederMosti - Bertagni Consulting srl

“In conclusione – aggiunge Bertagni la Francia e altre nazioni usano zucchero solo perché è meno costoso del Mcr e anche perché non sono tenuti a riportare questo ingrediente in etichetta. Cambiando la regola e permettendo al consumatore di sapere che nel vino che sta per bere c’è una materia prima completamente estranea alla filiera dell’uva, siamo certi che l’uso del saccarosio verrebbe scoraggiato e sarebbe ristabilita la leale concorrenza tra operatori di Paesi diversi”.

Se la Languedoc dovesse consentire l’uso del saccarosio, l’Europa diventerebbe – ancor di più – una scacchiera dove, paradossalmente, le nazioni più attente alla qualità dei vini che consentono solo l’uso di derivati dell’uva (Italia, Spagna, Portogallo e  Grecia) soffrirebbero della concorrenza sleale di Paesi che hanno deciso di abbandonare la politica di qualità per quella dei prezzi (Francia, Germania, Regno Unito, Austria). Questo potrebbe anche generare un effetto-domino perché i Paesi che permettono solo il Mcr potrebbero ob torto collo consentire anche il saccarosio per non far perdere ulteriori quote di mercato ai propri operatori.

"Sarebbe questo scenario coerente con la politica di qualità dei vini europei - si chiede Bertagni - inserita dalla Commissione come target principale della riforma del 2008?".