Nel suo rapporto su prezzi al consumo, infatti, l'Istat informa che ad aprile i prezzi al consumo di prodotti alimentari e bevande analcoliche hanno fatto registrare aumenti dello 0,2% sul mese precedente e del 2,7% su base annua e hanno contribuito in primo luogo a determinare il tasso di inflazione generale. I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori (il cosiddetto "carrello della spesa") sono diminuiti dello 0,1% su base mensile e cresciuti dell'1,5% su base annua, in ulteriore rallentamento dal 2,0% di marzo.
Le famiglie italiane hanno svuotato il carrello dei prodotti base per l'alimentazione, dalla frutta (-4%) al pesce (-5%), dalla carne bovina (-6%) al vino (-7%) all'olio di oliva (-8%). Dati impressionanti, che mostrano come sia ora di correre ai ripari.
"Per la ripresa dell'economia - dice il presidente della Coldiretti Sergio Marini - occorre intervenire e sospendere la prima rata Imu per i beni strumentali all'attività produttiva come terreni e fabbricati rurali e scongiurare l'aumento Iva previsto per il primo di luglio 2013 per evitare ulteriori effetti depressivi sui consumi".
Se non si metteranno in atto contromisure efficaci, riporta Marini, a farne le spese saranno le imprese agricole, "costrette ingiustamente a versare a giugno una rata pari a 346 milioni tra terreni e fabbricati strumentali".
"La riduzione del tasso di inflazione riflette il clima di depressione nei consumi, che ha costretto ben sette famiglie su dieci (71%) a modificare la quantità e la qualità dei prodotti, col risultato che il 12,3% degli italiani non è stato in grado di sedersi a tavola con un pasto adeguato" conclude la Coldiretti.
Una posizione condivisa dalla Cia - Confederazione italiana agricoltori, che aggiunge: "Gli italiani spendono ormai oltre il 60% del loro reddito mensile solo per affrontare le spese obbligate, dalle utenze domestiche fino all'abitazione, e sono costretti a "tagliare" su tutto il resto, anche sul cibo. Il governo deve agire subito".
"L'approccio di spesa del consumatore nei confronti dei prodotti alimentari - osserva la Copagri - è radicalmente cambiato. Nel confronto con il 2012 si avvicina alla metà della popolazione la quota di cittadini che ha ridotto i consumi alimentari. In generale si guarda sempre meno alla qualità e perfino alla sicurezza e la prima regola che vale è spendere quanto meno possibile".
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Fonte: Agronotizie