Si discute in queste ore a Bruxelles sul bilancio pluriennale europeo. La bozza presentata dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy prevede tagli per circa 75 miliardi di euro rispetto alla proposta della Commissione europea, 25 dei quali riservati alla Politica agricola comune.

 

Dopo il nulla di fatto dell'incontro di ieri sera, la discussione verrà ripresa oggi.

 

"Davanti a un cattivo accordo è molto meglio nulla. Condividiamo la posizione del governo italiano che si è detto pronto al veto. Non possiamo accettare tagli pesantissimi che avrebbero riflessi disastrosi per il futuro dell'agricoltura".

 

Così il presidente della Cia - Confederazione italiana agricoltori, Giuseppe Politi, commenta le proposte sul bilancio Ue. Accettare i tagli per l'agricoltura "significa rimettere in discussione l'intera riforma, con conseguenze deleterie per le aziende agricole, molte delle quali rischierebbero di andare fuori mercato. Per non parlare poi dell'occupazione che nel settore subirebbe un colpo micidiale".

 

Politi ha fatto sapere di apprezzare l'atteggiamento del Governo italiano e del ministro delle Politiche agricole Mario Catania e ha espresso "compiacimento per le parole pronunciate al Parlamento europeo dal presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso il quale, in difesa dell'agricoltura, ha sottolineato che 27 politiche nazionali distinte costerebbero più care della Politica agricola comune. Nostro auspicio è che dalle trattative in corso possa uscire un compromesso che tuteli effettivamente il lavoro di milioni di imprenditori agricoli europei".

 

"D'altra parte, in più occasioni - prosegue il presidente della Cia - abbiamo sostenuto l'esigenza di mantenere la spesa agricola ai livelli attuali fino al termine fissato dalla riforma Pac: il 2020. Possiamo accettare alcune revisioni imposte dai cambiamenti che hanno caratterizzato il settore primario, ma non tagli penalizzanti.

 

Per noi la riforma deve avere precisi obiettivi: l'efficienza del mercato; il rafforzamento delle organizzazioni di produttori; la diffusione dell'economia contrattuale; valide misure per favorire il ricambio generazionale; il sostegno degli strumenti (assicurazioni e fondi di mutualità) per contenere gli effetti della volatilità dei prezzi e delle crisi di mercato".