Qualche lustro addietro un sondaggio mise in evidenza lo scollamento fra agricoltura e consumatori, spesso ignari del percorso che i prodotti agroalimentari prendono per giungere dal campo alla tavola. Emblematica la risposta di alcuni ragazzini che alla domanda su come si producesse il latte indicarono gli scaffali del supermercato con le buste di tetrapack, quelle a forma piramidale inventate in Svezia, oggi sparite. Ma questi bambini erano i figli della generazione targata “anni '50”, quella della fuga dalle campagne, terrorizzata dall'idea di restare prigioniera dell'etichetta di “contadino”, sinonimo di fatica, povertà ed emarginazione. I bambini del nuovo millennio, figli di nuove generazioni che all'agricoltura guardano senza pregiudizi, sanno che il latte lo fanno le vacche (che chiamano mucche, come dice la pubblicità) e che le uova le fanno le galline, che non nascono nude sugli scaffali del supermarket, ma vivono nei pollai (oggi a cinque stelle, dopo le norme sul benessere animale). E quando si dice contadino ci si rivolge ad un custode dell'ambiente e delle tradizioni, oppure si parla di “imprenditori agricoli”. E possedere un po' di terra è diventato un sogno, ma irrealizzabile dai più, viste le quotazioni iperboliche che un ettaro di terreno fertile può raggiungere. Terreno prezioso in tutti i sensi, perché di terra, specie in Italia, ce n'è poca, e quel poco serve sia a garantirci cibo, sia a tutelare l'ambiente. Tutti concetti ormai entrati nel comune sentire.
Agricoltura al primo posto
Non stupisce allora che una recente indagine condotta sotto la guida di Renato Mannheimer abbia confermato che gli italiani attribuiscano un grande rilievo all'agricoltura per la sua importanza economica e sociale. Nell'insieme, scrive Mannheimer sul Corriere della Sera del 19 novembre, quasi il 90% degli italiani (e in particolare i giovani) attribuisce rilievo all'agricoltura nel creare posti di lavoro. Un dato significativo di come l'agricoltura abbia riconquistato nell'opinione pubblica il ruolo che le compete come settore nevralgico della nostra economia. Tanto più se si tiene conto che il sondaggio del quale si parla ha messo a confronto l'agricoltura con l'arte e con l'ambiente. E dovendo scegliere fra i tre quale sia da privilegiare nelle azioni di sostegno da parte del Governo, le risposte degli intervistati hanno confluito verso l'agricoltura, che ha riscosso il 51% dei consensi. Tutti, o quasi, si sono poi detti convinti che l'investimento in questi tre settori sia necessario per proteggere e valorizzare un patrimonio unico per l'Italia. Chi fa il mestiere dell'agricoltore può dunque essere orgoglioso della propria attività, ed essere consapevole delle grandi responsabilità (e speranze) che al suo lavoro vengono rivolte. Speriamo lo sappiano anche nelle “stanze dei bottoni”, là dove si decide delle questioni di politica agraria del nostro Paese.