"Oggi possiamo dire che siamo nel pieno del fenomeno globalizzazione, in termini produttivi e finanziari e stiamo vivendo probabilmente la più grave crisi di sistema che si sia mai verificata in Occidente, dalla quale usciremo solo cambiando i paradigmi dell'economia".
Queste le dichiarazioni di Paolo Bruni, presidente di Cogeca e Cso, confermate poi all'unisono dai protagonisti del terzo European Fruit Summit, tenutosi nei giorni scorsi a Cesena, che ha evidenziato l'enorme difficoltà che sta vivendo il settore in Europa.
Le recenti previsioni sul futuro dell'agricoltura elaborato da Ocse-Fao per il 2011-2020 indicano un forte aumento dei prezzi di cereali e carne +20-30%. La produzione agricola globale crescerà meno rispetto al decennio precedente, si registrerà invece un aumento della domanda grazie al miglioramento delle condizioni economiche dei paesi emergenti.
I mercati agricoli saranno caratterizzati da una fortissima volatilità, che dipenderà dai cambiamenti climatici con condizioni meteorologiche sempre meno prevedibili e da fattori di instabilità più generali come l'incremento dei prezzi energetici o i movimenti nei tassi di cambio cui si aggiungono i vincoli al commercio introdotti da molti Paesi.
Nel mondo, secondo i dati Fao elaborati da Cso, si producono un miliardo e 600 mila tonnellate di ortofrutta con una crescita nell'ultimo triennio del +23% rispetto al 2000, per gli ortaggi e del +20% per la frutta. In questo quadro va a collocarsi il sistema ortofrutticolo europeo, che concentra la sua offerta in particolare nel Sud Europa, cioè nelle aree affacciate al Mediterraneo come Italia, Spagna e Grecia.
Le produzioni europee nell'ultimo triennio sono in flessione rispetto al 2000 con -4% per gli ortaggi che si attestano sui 65 milioni di tonnellate e -8% per la frutta che si attesta sui 61 milioni di tonnellate. Ma nell'area europea ci sono dei players come l'Italia e la Spagna che detengono ancora la leadership mondiale di produzione. E' il caso dell'Italia per le pesche e nettarine, per il kiwi e per le pere.
Siamo di fronte quindi a un segmento produttivo agricolo che può venire considerato una nicchia territoriale nel panorama globale ed è chiaro che il ruolo dell'ortofrutta europea dovrà essere giocato bene sia a livello comunitario che a livello globale.
"Sarà determinante – rimarca Bruni - la propensione all'export per l'Europa. La penetrazione dei nuovi mercati sarà la nostra arma strategica e questo dovrà essere agevolato da un sistema diplomatico-politico che ci consenta di varcare mercati fino ad oggi non raggiungibili. Inoltre, un elemento chiave sarà la qualità, su cui punterà della nostra offerta.
L'aggregazione nazionale e transnazionale che farà forte l'offerta europea sarà un altro punto cardine e, da ultimo – conclude Bruni – si dovrà fare sempre più riferimento al consumatore, oggi confuso da mille offerte e mille sollecitazioni, ma sempre meno propenso all'acquisto".
In perfetto accordo con le affermazioni di Bruni è Dacian Ciolos, Commissario Agricoltura dell'Unione europea, che evidenzia l'esigenza, da parte dell'agricoltura, di rispondere ai bisogni dei consumatori e dei cittadini ed essere sempre più al servizio degli stessi e del mercato.
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