Nel corso della riunione del G20, la prima sotto la presidenza francese, è stato affrontato il tema della volatilità dei prezzi alimentari e delle sue ripercussioni sugli equilibri geopolitici del pianeta. 

Il ministro delle Finanze francese Christine Lagarde, ha comunicato che è stata raggiunta un'intesa circa l'opportunità di imporre maggiore trasparenza sugli scambi di materie prime. 

Il comunicato finale della riunione recita: "Abbiamo discusso delle preoccupazioni circa le conseguenze di una potenziale eccessiva volatilità dei prezzi delle commodity e chiesto ai nostri rappresentatati di lavorare all'interno delle organizzazioni internazionali e di riferirci dei fattori alla base del fenomeno e sulle sfide poste da queste tendenze a consumatori e produttori e di valutare le azioni possibili. Tenendo a mente l'impatto di questa volatilità sulla sicurezza alimentare, abbiamo reiterato la necessità di investimenti a lungo termine nel settore agricolo dei paesi in via di sviluppo".

Coldiretti: 'L'emergenza alimentare non si risolve con i prezzi bassi all'origine'

"Le speculazioni sulla fame hanno bruciato nel mondo centinaia di miliardi solo per il grano le cui quotazioni negli ultimi tre anni sono crollate da 13 dollari per bushel del febbraio 2008 ad appena 5 dollari per bushel del febbraio 2009, a 6 dollari per bushel del febbraio 2010 per poi risalire fino agli 8,2 dollari per bushel attuali". 

E' quanto afferma la Coldiretti, sulla base di una analisi sugli andamenti al Chicago board of trade, nel commentare l'intesa raggiunta dai ministri finanziari del G20 sulla necessità di imporre una maggiore trasparenza agli scambi di materie prime sui mercati comunicata dal ministro delle Finanze francese, Christine Lagarde. 

"Stiamo vivendo gli effetti drammatici di una globalizzazione senza regole che - sottolinea la Coldiretti - ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi con effetti che vanno al  furto di milioni di ettari di terre fertili a danno dei Paesi più poveri fino alla speculazione sulle materie prime che scatena le rivoluzioni". 

"L'emergenza alimentare - sostiene Coldiretti - non si risolve con i prezzi bassi all'origine per i produttori perché questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è più in grado di riprendersi anche in condizioni positive. Occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali con la valorizzazione delle identità territoriali per sfuggire all'omologazione che deprime i prezzi e aumenta la dipendenza dall'estero".