L'abbiamo vista su qualche foto, letta in qualche articolo di giornale che colpisce e impressiona o usata in una frase come spauracchio per bambini inappetenti, ma noi, la fame, quella vera non sappiamo proprio cosa sia.
Quante volte me lo avrà ripetuto mia nonna? Lei, la sua generazione, quella che ha fatto la guerra, la fame l'ha conosciuta: glielo si leggeva negli occhi che l'aveva avuta come compagna e che le aveva lasciato il segno.
Le aveva insegnato a non dimenticare mai, nemmeno dopo quando non c'era più, ad avere rispetto per ciò che aveva nel piatto. Ma noi questo non lo sappiamo e per poco che sia, fa bene in modo particolare al mondo occidentale abituato al Super, alla merenda e al frigorifero troppo pieno, ricordare almeno una volta all'anno il miliardo di persone sottonutrite che di cibo non ne ha.
Lo scorso 16 ottobre, la Fao – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura – ha promosso la Giornata mondiale dell'alimentazione 2010.
“Per affrontare seriamente il problema della fame occorre un'azione urgente, risoluta e concertata da parte di tutti ed a tutti i livelli”, ha affermato il direttore generale della Fao, Jacques Diouf. “Il tema della giornata di quest'anno - Uniti contro la fame - intende sottolineare che il raggiungimento della sicurezza alimentare non è responsabilità di una singola parte, ma è responsabilità di ciascuno di noi” ha proseguito Diouf.
“Diventare autosufficienti dal punto di vista della produzione alimentare non può separarsi dalla buona governance", ha dichiarato il presidente del Ruanda, Paul Kagame, che per l'occasione si trovava presso la sede romana della Fao. “Nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo” ha continuato Kagame, “rimane responsabilità del governo creare un clima più favorevole per gli agricoltori, specialmente per i piccoli contadini e per tutti coloro che lavorano nel settore alimentare. Una sicurezza alimentare sostenibile” ha concluso il presidente, “si potrà raggiungere solo nel quadro generale dell'eliminazione della povertà”.
Infatti, nonostante per la prima volta in quindici anni il numero di persone sottonutrite a livello mondiale sia in calo (nel 2009 la cifra era di un miliardo e 23 milioni di persone, oggi si stima siano ancora circa 925 milioni gli individui che ogni giorno lottano per l'accesso al cibo) si tratta comunque di una quota superiore rispetto a quella registrata prima del 2008.
I miglioramenti - dovuti in parte al clima economico più favorevole che ha caratterizzato nell'ultimo anno i Paesi in via di sviluppo, garantendo un miglior accesso al cibo - non sono ancora sufficienti per raggiungere il target fissato dal Primo obiettivo di sviluppo del millennio – Mdg. Tale obiettivo, in un'ottica di lotta internazionale alla fame, prevede di dimezzare la percentuale di persone sottonutrite nei Paesi in via di sviluppo oggi pari 16% della popolazione, entro il 2015.
Le previsioni che, come abbiamo visto, sembrano essere positive per il 2010, riguardano una riduzione degli affamati a livello globale, ma a ritmi diversi tra le varie regioni dei Paesi in via di sviluppo nei quali vive circa il 98% delle persone sottonutrite. Di questa quota parte, circa un terzo è collocabile in soli sette paesi – Bangladesh, Cina, Etiopia, India, Indonesia, Pakistan e Repubblica Democratica del Congo – e di questo terzo, il 40% vive in Cina e India.
La non trascurabile oscillazione del numero di affamati che si registra da un anno con l'altro, va ricercata fondamentalmente nella mancanza di adeguati meccanismi di risposta alle crisi economiche che caratterizzano molte famiglie dei paesi poveri. Crisi che, molto spesso, vengono fronteggiate dalle famiglie in difficoltà vendendo il proprio capitale fisso che difficilmente può essere ricostituito e che causa uno strascico degli effetti negativi delle crisi ben oltre la loro durata reale.
Sempre secondo Diouf, per far diminuire in modo rapido il numero di coloro che soffrono la fame “è necessaria un'inversione di tendenza del trend negativo della quota di aiuti ufficiali allo sviluppo destinati all'agricoltura” che, spiega Diouf, “dal 19% del 1980 è calata al 3% nel 2006 attestandosi, nel 2010, al 6% del totale”. Tra le altre misure utili ad incrementare la sicurezza alimentare indicate da Diouf, anche la stabilizzazione dei mercati delle derrate ed una minore volatilità dei prezzi alimentari.
Secondo il ministro Galan, intervenuto alla trentaseiesima sessione del Comitato di sicurezza alimentare presso la sede Fao, “la povertà e la fame possono essere sconfitte con politiche ed economiche rese effettivamente produttive da un impegno etico indiscutibile. L’Italia - ha proseguito - conferma il sostegno all’Organizzazione della Fao mantenendo un ruolo di consulenza verso i Paesi membri nella promozione, in particolare, di iniziative riguardo alla sicurezza alimentare e allo sviluppo agricolo a livello regionale e mondiale, come pure al Fondo per lo sviluppo agricolo (Ifad), al Programma alimentare mondiale (Pam), al Bioversity e alla task force di alto livello per la sicurezza alimentare mondiale”.
Ma, andando oltre le parole, qualche decisione da parte del Comitato per la sicurezza alimentare mondiale al termine di questa Giornata di mobilitazione globale, comunque, pare sia arrivata. Innanzitutto è stata inserita la Palestina nell'elenco dei 22 paesi sottoposti ad "insicurezza alimentare dovuta a crisi protratte nel tempo" che rappresentano aree in cui intervenite prioritariamente con strategie specifiche.
C'è stata, infine, anche la possibilità per le associazioni rappresentanti i contadini e i pescatori di piccoli villaggi sperduti, di negoziare con i governi arrivando a qualche piccolo risultato.
Poca roba, è vero, e il fatto che ancora quasi un miliardo di persone nel mondo soffra la fame indica la presenza di problemi strutturali di fondo da risolvere. Ma per ora, in attesa che per affrontare le cause della fame i governi promuovano maggiori investimenti nel settore agricolo espandendo le reti di sicurezza ed i programmi di assistenza sociale così da produrre reddito per i poveri, questo è quanto.