Semplificare sì, ma senza rimuovere gli strumenti oggi a disposizione della politica agricola comunitaria, che anche dopo la riforma del 2013 dovrà articolarsi su pagamenti diretti, aiuti di mercato e linee di sviluppo rurale. Sostegni che non potranno essere inferiori a quelli ora previsti e che dovranno essere indirizzati agli agricoltori professionali, per valorizzare i molteplici ruoli sociali dell'agricoltura, dalla difesa dell'occupazione alla tutela dell'ambiente. Questo, in estrema sintesi, il contenuto del documento sottoscritto dai presidenti di Cia, Giuseppe Politi, di Confagricoltura, Federico Vecchioni e di Copagri, Franco Verrascina. Presentato in occasione della quarta conferenza economica di Cia, che si è tenuta a Lecce il 7 e l'8 ottobre, il documento traccia la rotta che l'agricoltura italiana chiede a Bruxelles di intraprendere in vista della riforma della Pac che sarà decisa nei prossimi mesi e che troverà attuazione dopo il 2013. Una riforma che potrebbe nascondere alcune insidie, come la riduzione del budget destinato all'agricoltura dei paesi Ue (oltre 57 miliardi di euro). Bisogna fare anche i conti con un possibile spostamento delle risorse finanziarie verso i paesi dell'Est, che si tradurrebbe in una penalizzazione per i “paesi storici” della Ue, l'Italia fra questi.

 

Parola d'ordine, equilibrio

Se una correzione dell'attuale sistema si rende comunque necessaria , il documento firmato dalle tre organizzazioni degli agricoltori propone una soluzione che mette al riparo da disparità di trattamento. Si parte da un “pagamento di base” ad ettaro che ha come riferimento il massimale degli attuali pagamenti diretti. A questo si aggiunge un “pagamento ad ettaro” differenziato per ogni Paese e per il cui calcolo si fa riferimento alla situazione nella quale opera l'azienda anche in riferimento alla tutela ambientale e sugli elementi che influenzano la competitività. Resta da affrontare il problema della crescente volatilità dei prezzi, da aggredire con il mantenimento e il potenziamento degli interventi di mercato che devono tradursi in una “rete di sicurezza” capace di intervenire nelle crisi di mercato.

 

Cofinanziamento, sì ma obbligatorio

Il capitolo dello sviluppo rurale è affrontato nel documento chiedendo che ne vengano definiti gli obiettivi prioritari che devono essere indirizzati ad un aumento della competitività delle imprese. Un capitolo, questo dello sviluppo rurale, che anima il dibattito sul cofinanziamento della spesa agricola Ue dai parte dei singoli Paesi. Nessuna preclusione arriva in questa direzione da parte di Cia, Confagricoltura e Copagri, purché, si dice nel documento, il cofinanziamento sia obbligatorio e non nasconda alcuna ipotesi di rinazionalizzazione della Pac.

 

Più unità aiuterebbe

Su queste linee guida si dovrà orientare il lavoro del ministro dell’Agricoltura nel presentare le proposte italiane in tema di riforma della Pac. Un compito non facile, ha voluto sottolineare Giancarlo Galan intervenendo a Lecce alla conferenza economica della Cia, tanto più che ancora oggi il mondo agricolo italiano non si presenta unito. Ne è conferma l’assenza dal documento unitario presentato a Lecce della firma di Coldiretti. Mentre l’Italia si presenta divisa già al suo interno, Germania e Francia arrivano all’appuntamento europeo con un accordo comune. Non c'è da stupirsi se poi prevarranno le tesi e gli interessi di altri Paesi piuttosto che quelli dell'agricoltura italiana.