“Nell’agenda di governo l’agricoltura continua ad avere uno spazio sempre più marginale. Sia il Dpef che la legge finanziaria per il 2010, che i sei decreti anticrisi lo dimostrano chiaramente. Preoccupare soprattutto il fatto che vengono prelevati dalle tasche degli agricoltori oltre 550 milioni di euro l’anno con pesanti contraccolpi alle imprese che fanno i conti con costi produttivi e contributivi alle stelle, con asfissianti adempimenti burocratici e con prezzi sui campi in caduta libera”. E’ quanto sostenuto dal presidente nazionale della Cia - Confederazione italiana agricoltori Giuseppe Politi (in foto) nella relazione di apertura della terza Conferenza economica in corso a Lecce sul tema “Agricoltura: le nuove sfide. Federalismo, Europa e Mercato”.

“L’agricoltura - ha rimarcato Politi - è l’unico settore che, con la finanziaria 2010, subisce un aggravio fiscale e contributivo. Il testo approvato dal governo cancella le agevolazioni previdenziali per le imprese agricole che operano nelle aree svantaggiate. con un onere aggiuntivo per gli agricoltori di circa 200 milioni l’anno. Non solo. La manovra per il prossimo anno taglia anche le agevolazioni fiscali sulle accise del gasolio per le coltivazioni sotto serra, per l’acquisto e la rivalutazione dei terreni agricoli, con un onere di oltre 150 milioni l’anno”.

“Sugli opprimenti costi in agricoltura pesa anche la burocrazia che - ha proseguito - costringe gli agricoltori a dedicare risorse finanziarie e costi indiretti per gli adempimenti amministrativi in molti casi inutili e ripetitivi. (...) Altri fronti problematici per l’agricoltura sono rappresentati dal commercio mondiale dove continuano a registrare tensioni e difficoltà, e dalla grave caduta dei prezzi all’origine: cereali, frutta e ortaggi, vini, lattiero caseari, olio d’oliva. Occorre intervenire in maniera mirata al fine di superare questioni che, se non risolte, possono avere effetti devastanti sul futuro del sistema imprenditoriale agricolo”.