Le donne che operano in agricoltura sono reali protagoniste nella lotta alla fame, alla malnutrizione e agli squilibri ambientali. Esse costituiscono più della metà della forza lavoro agricolo mondiale, ma sono spesso oggetto di discriminazione e sono più esposte degli uomini a povertà e sottosviluppo. Per questa ragione occorre che a loro venga riconosciuto il diritto alla terra, all’istruzione, alla formazione e all’accesso al credito e al mercato. Bisogna, quindi, investire nelle donne al fine di organizzare attività a loro dirette e garantire diritti e dignità, assicurare strumenti validi per una effettiva crescita dell’imprenditoria femminile. Sono queste le conclusioni cui è giunto il seminario sul 'Rafforzamento della partecipazione delle agricoltrici nelle organizzazioni agricole' tenutosi a Catania, presso la Camera di Commercio, nell’ambito delle 'giornate' di incontri promosse dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori e dalla Fipa (Federazione internazionale dei produttori agricoli). 'Giornate' che proseguiranno domani con la riunione del Comitato Fipa per la cooperazione allo sviluppo e venerdì e sabato prossimi con la riunione del Comitato Mediterraneo della Fipa, presieduto da Giuseppe Politi.

Nel corso della seconda e conclusiva giornata del seminario sulle agricoltrici mondiali (aperta da una relazione della presidente di Donne in Campo-Cia della Sicilia Angela Sciortino e conclusa da Karen Serres, presidente del Comitato delle agricoltrici della Fipa) è stato ribadito che le donne hanno un ruolo vitale in quanto sostegno dell'unità familiare e della comunità. Assicurano i bisogni alimentari ed il benessere delle famiglie. Sono le protagoniste dei compiti agricoli, le sostenitrici delle attività che generano redditi agricoli e non agricoli, e le custodi delle risorse naturali e produttive. Tuttavia, ora che la comunità internazionale riconosce il contributo importante assicurato dalle donne nel campo della sicurezza alimentare e della lotta contro la povertà, le produttrici costituiscono sempre un gruppo emarginato nei processi decisionali del settore agricolo. Il loro potere di decisione e di influenza sulle politiche nazionali ed internazionali è ancora minimo se lo si paragona all'immenso contributo che portano nel settore agricolo.

Le donne -come rileva anche uno studio della Fao e della Banca mondiale- sono anche quelle che maggiormente subiscono gli effetti della crisi alimentare nel mondo e le famiglie in cui la donna è capofamiglia sono più esposte delle altre all’impoverimento. Da qui l’esigenza che entro il 2010 almeno la metà dei progetti per lo sviluppo rurale e dell'agricoltura mondiale coinvolga investimenti ed attività che beneficino le donne.

A tal proposito nel corso del seminario è stato citato un esempio contenuto nello stesso studio Fao-Banca Mondiale nel quale si afferma che se le contadine africane avessero lo stesso accesso al credito e all’educazione degli uomini, sulla base di esperienze realizzate e oggettivamente dimostrabili, sia il reddito globale sia la produttività agricola aumenterebbero in percentuali, variabili a seconda dei paesi, dal 20  al 50%. E la carenza di cibo potrebbe diminuire in proporzione.

Fino ad ora, però, gli investimenti nello sviluppo delle capacità produttive delle donne sono stati totalmente insufficienti. Una situazione che, è stato rilevato durante il seminario di Catania, deve cambiare. Le donne rurali devono essere considerate come agenti di cambiamento, sensibilizzazione e educazione. E il loro apporto è fondamentale alla difesa dell’ambiente ed all’affermarsi di uno sviluppo agricolo equilibrato e compatibile capace di garantire nel contempo la sicurezza dei bisogni alimentari e l’equilibrio demografico. Il seminario Cia-Fipa ha, quindi, messo in risalto precise priorità: rafforzare sempre più il ruolo delle donne agricoltrici, assicurando loro strumenti e mezzi; garantire nelle organizzazioni agricole le condizioni affinché le donne dirigenti possano dar prova con efficacia della loro leadership.