Un fondamentale tassello in quel disegno di valorizzazione del riso italiano che può consentire al settore di affrontare con maggiori possibilità la sfida del mercato globale e che dovrà essere ulteriormente arricchito dal rilancio del sistema delle Dop e delle Igp.
E’ quanto sostenuto dalla Cia all’audizione presso la Commissione Agricoltura della Camera sul progetto di legge 'nuova disciplina del commercio interno del riso', che è il frutto di un confronto più che decennale tra produttori e industria di trasformazione. Un provvedimento che, quindi, deve essere approvato in tempi rapidi.
Il progetto, mette in evidenza la Cia, nasce dalla necessità condivisa di superare la legge 325/1958, non più adeguata alle esigenze del mercato, alle normative comunitarie e alla domanda di trasparenza e garanzia per il consumatore.
D’altra parte stesso sistema sanzionatorio si era rivelato, peraltro, insufficiente a garantirne il rispetto. Oltre, ovviamente, all’adeguamento alle direttive comunitarie in materia di etichettatura, l’obiettivo, segnala la Cia, è quello di meglio tutelare e valorizzare la grande qualità del riso italiano, con un’attenzione particolare all’enorme patrimonio di varietà e qualità che la genericità della classificazione comunitaria non consentiva di realizzare.
Secondo la Cia, la scelta caratterizzante della proposta è quella di utilizzare le denominazioni più storiche e conosciute anche come denominazione di vendita. Scelta non facile e maturata dopo un lungo confronto, a volte anche molto aspro, prima tra i produttori e poi tra i produttori e l’industria di trasformazione. Le varie ipotesi su cui si è discusso a lungo hanno consentito, a giudizio della Cia, di arrivare ad una formulazione che recepisce e salvaguarda le aspettative e gli interessi della filiera, pur sacrificando in qualche caso legittimi interessi di parte in nome di un vantaggio complessivo per l’intero settore. Per far questo, dopo verifiche tecniche molto accurate e un approfondito confronto nella filiera che ha affrontato sia l’aspetto agronomico che commerciale, sono stati definiti dei parametri biometrici che individuano in maniera precisa le caratteristiche dei risi greggi che possono essere utilizzati, assolutamente non miscelati, per potersi fregiare della denominazione di vendita.
Per la Cia questa innovazione può favorire uno sviluppo della ricerca nel settore del miglioramento genetico, che può anticipare le richieste del mercato anche in virtù di un sistema che permette di valorizzare commercialmente nuove varietà che rispondano alle indicazioni del progetto di legge. Inoltre, ciò potrà consentire campagne promozionali di grande respiro per la valorizzazione della denominazione di vendita, anche grazie alla garanzia di continuità di prodotto con caratteristiche per essere commercializzato nelle scatole che utilizzano i nomi prestigiosi delle grandi varietà italiane e che individuano, in modo chiaro, l’origine e la qualità del prodotto. In ogni caso, la struttura della legge consente, qualora le parti ne ravvisassero l’ opportunità e la necessità, di intervenire rapidamente apportando le dovute modifiche, sempre con il metodo del confronto di filiera.