Le stime della Cia evidenziano, dal punto di vista produttivo, che le coltivazioni agricole dovrebbero avere una crescita pari all’1,3%, con una performance dei cereali (+12%), un aumento per patate e ortaggi (+2,8%), le coltivazioni arboree, vite ed olivo, rispettivamente +7 e +10%. Male le coltivazioni industriali, -18,7%, soprattutto la barbabietola da zucchero, ed il comparto della frutta ed agrumi (-6,4%).
Per quanto riguarda le produzioni zootecniche, fanno registrare un calo marcato (-2,8%) i bovini e bufalini, cui si contrappone un andamento positivo dei suini, (1,1%) ed avicoli (+7,3%). Nonostante l’aumento di quota, si riducono dell’1,1% le consegne di latte.
Per quanto riguarda i mezzi correnti di produzione, sempre nel confronto tendenziale, emerge un aumento del 6,9%. In particolare: sementi (+0,9%), concimi (+60,9%), antiparassitari (+3,5%), energetici (+6,15).
I costi correnti di produzione sono aumentati di più per i cereali (+19,5%), meno per gli ortofrutticoli, tra il 6 ed il 10%. In diminuzione per gli allevamenti (-5,45%).
Un quadro non certo positivo che viene offuscato ulteriormente dall’andamento dei redditi che, nonostante la crescita del 2,1 registrata nel 2008, continua a mostrare grandi difficoltà. E questo si riscontra analizzando i dati di Eurostat, che, nel medio periodo (2000-2008), evidenziano che il reddito per addetto in Italia perde 18,5 punti, contro un incremento di 17,2 punti nella media Ue17 e 3,8 punti nella media Ue15.
L’andamento dei prezzi così difforme tra la prima e la seconda parte dell’anno ha avuto un effetto sull’andamento dei prezzi al consumo. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) presenta una variazione tendenziale di +2,2%; i capitoli bevande alcoliche e tabacchi, prodotti alimentari e bevande analcoliche registrano i maggiori incrementi, rispettivamente +5,3 e +4,3%.
Negli ultimi due anni, il settore agroalimentare abbandona il contributo al contenimento dell’inflazione. I maggiori rincari si sono verificati, su base tendenziale, per gli oli di semi (+24,1), per la pasta (+22,1), per i cereali e farine (+20,1), per il riso (+11,3%), per gli ortaggi e legumi freschi e conservati (+10,3%).
Uno degli indicatori dello stato di salute del “made in Italy” alimentare è l’andamento delle esportazioni. Da questo punto di vista, il 2008 ha fatto emergere segnali positivi. Nei primi dieci mesi del 2008 le esportazioni hanno fatto registrare nel complesso un aumento del 4,3%; le importazioni sono cresciute del 5,1%. Considerando i principali settori, si sono registrati gli incrementi maggiori per i prodotti petroliferi raffinati, per i prodotti dell’agricoltura (+11,5%) e per i prodotti alimentari (+11%). Sul versante delle importazioni, i due comparti dell’agroalimentare hanno fatto registrare, rispettivamente +7,7 e +6,8%.
L’agroalimentare italiano ha evidenziato una performance migliore rispetto al complesso dell’economia. L’Ue27 rappresenta l’area di riferimento, coprendo il 70% degli scambi commerciali agroalimentari complessivi.
I principali comparti dell'export sono le bevande, i derivati dei cereali, gli altri prodotti dell’industria alimentare, la frutta fresca ed i prodotti lattiero caseari che rappresentano oltre la metà delle vendite complessive.
Nel 2008 si registra una buona crescita per la frutta fresca e i derivati dei cereali che mostrano una variazione di +20,4 e +34,2%. Sul versante dell’import, i primi cinque comparti sono le carni fresche e congelate, i prodotti lattiero caseari, il pesce lavorato e conservato, gli altri prodotti dell’industria alimentare, gli oli e grassi vegetali che rappresentano poco meno della metà degli acquisti complessivi. Oli e grassi vegetali e cereali hanno il maggiore incremento nell’anno in corso (+60%).
"Questi dati sull’annata agraria - afferma la Cia - ci portano ad un primo giudizio ed ad una considerazione. Il giudizio è che il previsto recupero su base annua del valore aggiunto agricolo (+1,2), dopo due annate negative, il 2005 ed il 2006, e la sostanziale stabilità del 2007, non deve trarre in inganno indurre a facili ottimisti. Siamo in una fase di assestamento al ribasso dei prezzi dei prodotti agricoli (e di stabilità in alto dei prezzi dei mezzi correnti di produzione). Ci attende un 2009 che, se risulteranno confermate queste tendenze, segnerà un nuovo segno negativo della ricchezza prodotta dagli agricoltori. La considerazione è che si inseriscono sempre più manovre e comportamenti speculativi che aggravano le condizioni di instabilità dei mercati agricoli e di reddito degli agricoltori".
© AgroNotizie - riproduzione riservata