In seguito alla diffusione da parte dell'Eurosta delle stime riguardanti i redditi agricoli dei Paesi membri dell'Unione europea dal 2000 ad oggi, dalle quali è emerso un quadro abbastanza allarmante riguardo alla situazione italiana rispetto all'andamento generale, arriva il parere delle associazioni agricole nostrane.
'Il 2007', sottolinea Confagricoltura, 'è stato un anno di produzioni decisamente contenute in termini quantitativi, a causa delle minori semine ma anche degli andamenti climatici non esaltanti per quasi tutti i comparti (dall'olio alla carne). Ma anche i prezzi delle produzioni mediterranee in genere non hanno avuto aumenti tali da migliorare i redditi come è invece avvenuto per quelle continentali'. La situazione confermata dall'Eurostat  pone l'Italia al quart’ultimo posto nella graduatoria generale e quarta tra gli otto Paesi in cui il reddito é sceso, registrando una variazione negativa del 2,0%. Al di là degli exploit notevoli di alcuni nuovi Paesi membri, come quello dei produttori della Lituania che registrano un lusinghiero +39,3%, il confronto preoccupante, ad avviso di Confagricoltura, è soprattutto con Paesi con agricolture mature come Francia, Germania e Spagna che registrano, al contrario dell'Italia, risultati di segno positivo (rispettivamente +7,5%, +12,5% e +10,3%). Il dato negativo per l'Italia si aggiunge a quelli delle annate precedenti, come confermano anche i dati Istat sui conti economici nazionali per il periodo 2001/2007 e l'indice del reddito per addetto (base 2000=100) che evidenzia il forte arretramento della nostra agricoltura rispetto alla realtà europea.
'L'agricoltura del nostro Paese', commenta Confagricoltura, 'ha bisogno di rafforzarsi, necessita di rinnovarsi ed ammodernarsi. Gli sforzi delle imprese che investono, innovano ed esportano non bastano se non sono inquadrati in una strategia complessiva del Paese che guardi con la dovuta attenzione all'importanza del settore primario'.
La Cia (Confederazione italiana agricoltori), sulla base dei medesimi dati europei, evidenzia una situazione difficile per le nostre imprese agricole sempre più oberate da costi ed oneri burocratici. 'Negli ultimi otto anni', ha commentato la Cia, 'i nostri produttori hanno registrato, in ambito Ue, la flessione più accentuata: meno 18,2%. Lo scorso anno il calo è stato del 2%, che fa seguito al -10,4% del 2005 e al -3,4% del 2006. Una continua diminuzione alla quale si è contrapposta una crescita, sempre nel 2007, dei costi produttivi (+6,1%) e degli adempimenti burocratici che praticamente paralizzano l'attività imprenditoriale. Un andamento', rimarca la Cia, 'influenzato dalla forte variazione registrata dai prezzi dei prodotti. Nel 2007, sempre rispetto all'anno precedente, i prezzi reali agli agricoltori per le produzioni continentali, come cereali e oleaginosi, sono aumentati, rispettivamente, del 46,2% e del 21,9%. Questi incrementi hanno contribuito a spingere in avanti i redditi, ad esempio, dei produttori tedeschi (+12,5%) e dei francesi (+7,5%). Al contrario, sono state registrate riduzioni di prezzi per alcune produzioni tipiche mediterranee. Il prezzo reale al produttore per l'olio d'oliva, ad esempio, è diminuito del 19,4% e quello delle verdure fresche dello 0,7%. Anche le patate hanno subito una flessione del 3,2%. Per la barbabietola da zucchero la diminuzione è stata del 12,8%. Hanno, invece, tenuto i prezzi reali ai produttori di vino e frutta, con un incremento, rispettivo, del 4,5% e del 4,2%'.