'Le continue oscillazioni del prezzo del grano, con impennate e improvvisi crolli sui mercati internazionali, sono da attribuire a mere speculazioni che ormai da tempo si stanno concentrando sempre di più verso le materie prime agricole. E', infatti, in atto un'azione orchestrata da parte di società commerciali per far lievitare e scendere ad arte i prezzi. Un andamento di cui l'agricoltura non è affatto responsabile. La palla è nelle mani di stoccatori e di grandi commercianti che dettato la legge sulle piazze mondiali'.
Lo ha affermato il presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori), Giuseppe Politi a Lavello (Pz), dove la Cia ha promosso  per fare il punto sulla situazione della cerealicoltura in Italia e soprattutto nelle regioni del Centro-sud. 'Oggi gli agricoltori', ha rimarcato Politi, 'si trovano impotenti davanti ad un mercato squilibrato che mostra repentini aumenti e conseguenti ribassi del grano, ma non solo. Anche altre materie prime agricole, come cacao e caffé, sono oggetto grandi tensioni sul fronte dei prezzi. In particolare, i nostri produttori di cereali subiscono le conseguenze di questo ‘saliscendi’. I loro prodotti sono stati venduti e consegnati nel luglio scorso a quotazioni fortemente più basse di quelle praticate attualmente. Il grano sta di pochi che operano esclusivamente nella speculazione, facendo crescere le quotazioni e provocando incertezze e giustificati allarmi'.
Con il convegno di Lavello, ha aggiunto il presidente della Cia, si è cercato di fare chiarezza su quanto sta avvenendo in queste settimane. Le oscillazioni del grano, sono soltanto la punta di un iceberg. L'andamento del settore dei cereali evidenzia una situazione di grande instabilità e va, quindi, affrontato con la dovuta attenzione ed incisività. 'Nel nostro Paese', ha affermato Politi, 'è necessario fare massima chiarezza ed individuare le azioni necessarie per riportare quell'equilibrio che si rende sempre più necessario'. Di qui l'esigenza di rilanciare in Italia una cerealicoltura di qualità, alla luce della verifica della Pac e dei quattro milioni di ettari da investire a colture cerealicole a livello Ue per riequilibrare domanda e offerta, tentare di dare più forza al legame produzioni-territorio, valorizzando la tipicità e  distretti cerealicoli.