Il sistema agroalimentare italiano significa 180 miliardi di euro di fatturato, ovvero il 15% del Pil, il secondo posto per dimensioni dopo il manifatturiero. A questo settore "cuore strategico dello sviluppo " è dedicato il Manifesto programmatico sull'agroalimentare presentato a Roma dal Consiglio dei diritti genetici e sottoscritto insieme a Coldiretti da rappresentanze della piccola e media industria, dell'imprenditoria biologica, del commercio al dettaglio, del consumerismo e dell'ambientalismo.
Il Manifesto, come ha sottolineato il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni "riconosce che le opportunità di sviluppo per l'Italia nei prossimi anni si fondano sulla capacità di rispondere alla domanda crescente di quello che i francesi chiamano il terroir, il prodotto legato al territorio d'origine".
Per Bedoni nella moderna società post industriale l'agroalimentare realizza "una combinazione vincente tra i requisiti della qualità e dell'innovazione di prodotto e la correlata capacità di promozione e di valorizzazione di risorse territoriali, considerate a ragione il vero valore aggiunto sul mercato nei prossimi anni".
L'economia italiana, secondo il presidente Coldiretti, può ripartire dall'agroalimentare "che guarda al mercato e ai consumatori". Sono proprio loro i consumatori il vero ago della bilancia, sono loro, continua Bedoni, che chiedono una migliore qualità della vita con cibi fortemente legati al territorio, garantiti per l'assenza di contaminazioni e con informazioni chiare in etichetta. Una domanda di sicurezza alla quale l'agroalimentare italiano può offrire "le scelte di avanguardia fatte dall'agricoltura nazionale in termini di divieto di coltivazioni biotech (Ogm), primati qualitativi e tipicità delle produzioni (leader in Europa nel numero di prodotti tipici e nella superficie coltivata a biologico) rispetto ambientale ottenuti con il lavoro di quasi un milione di imprese agricole".
Nel suo intervento Bedoni rimarca più volte la centralità del cittadino-consumatore. "L'economia di un paese moderno ruota intorno alle nuove forme di soggettività e di consapevolezza del cittadino-consumatore. E se un patto devono fare le forze sociali e produttive, questo patto - ha precisato Bedoni - lo devono fare proprio con questo signore e principe dell'economia postindustriale".
Perché questa svolta sia davvero possibile, conclude il presidente della Coldiretti, "occorre che si realizzi fino in fondo il processo di maturazione delle organizzazioni di rappresentanza da forze corporative a forze sociali capaci di costruire e condividere politiche di tutela degli interessi generali di una società. Occorre di conseguenza che i governi valorizzino il carattere bipartisan della concertazione con le forze sociali realmente rappresentative e diano ad essa sedi istituzionali certe e regole chiare".

E' un Manifesto importante, sottolinea nel suo intervento il presidente della Cia, Giuseppe Politi, in quanto evidenzia "il ruolo fondamentale e centrale dell'agroalimentare, esaltandone il rapporto stretto territorio-storia-cultura, e i valori, le peculiarità e le caratteristiche di un'agricoltura unica al mondo che, oggi più che mai, ha bisogno di un progetto propulsivo che faccia dell'impresa agricola il nucleo vitale di uno sviluppo compatibile ed equilibrato".
Il Manifesto, continua il presidente della Cia, permette di costruire "una positiva unità d'azione fra gli agricoltori, i consumatori, gli ambientalisti, i commercianti, gli artigiani, gli scienziati, il mondo della cultura. Unità che in questa particolare fase diventa sempre più indispensabile".
Per essere competitiva la nostra agricoltura, ha continuato Politi, ha bisogno "dell'impegno degli agricoltori a produrre qualità, diversificando le produzioni in rapporto al territorio, garantendo cibi sani e genuini ai consumatori, a svolgere le attività produttive valorizzando i beni territoriali, ambientali e culturali diffusamente presenti nel nostro Paese. Un impegno, quindi, in campo economico, ma con grandi valori etici che vede i nostri agricoltori e le imprese agricole pronte ad accettare di produrre nella nuova situazione".
L'agricoltura, per il suo sviluppo deve, quindi, relazionarsi con tutta la società. Secondo il presidente della Cia è necessaria una politica ed un governo dell'economia e della società capaci di favorire queste relazioni e di creare condizioni più favorevoli nelle quali svolgere le attività produttive. "Ed è proprio in questo contesto, ha precisato Politi, che si inserisce la nostra proposta di un Nuovo Patto con la società".

Foto by: Maciej Lewandowski
Fonte: Agricoltura Italiana Online