Le risorse
Tutto prende il via dalla crisi di mercato conseguente all’emergenza da coronavirus, che ha comportato ingenti perdite in molti comparti zootecnici e in particolare in quello dei suini, dei bovini, dei conigli e degli ovicaprini, come pure del latte bufalino e delle carni trasformate e non.In complesso le risorse messe a disposizione assommano a novanta milioni di euro, così ripartiti:
- filiera suinicola - 30 milioni;
- filiera cunicola - 4 milioni;
- filiera carni vitello - 20 milioni;
- filiera caprina - 0,5 milioni;
- filiera ovina - 8,5 milioni;
- ammasso carni vitello - 15 milioni;
- ammasso prosciutti- 10 milioni;
- latte bufalino - 2 milioni.
I requisiti
All’articolo quattro si trovano indicati i limiti dei contributi distinti per tipologia di allevamento. Si scopre così che il contributo più elevato per singolo capo è destinato ai vitelli carne bianca, che potranno ricevere sino a un massimo di 110 euro per ogni animale di età inferiore agli otto mesi. Altra condizione è che sia stato macellato fra il primo marzo e il trenta giugno.Seguono i suini, ai quali è concesso un sostegno per capo di 20 euro, che scendono a 18 euro nel caso delle scrofe.
La macellazione dei capi da carne dovrà essere compresa fra il primo maggio e il 30 giugno.
Per le scrofe si richiede che la loro presenza in allevamento sia confermata fra il primo gennaio e il trenta giugno.
Nel caso dei suini da carne la macellazione deve essere avvenuta fra il primo maggio e il 30 giugno. Sono inoltre fissati limiti massimi di spesa per 23 milioni per gli animali da carne e 7 milioni nel caso delle scrofe.
Si scende a sei euro a capo per i caprini e a tre euro per gli ovini. Ancora più basso, proporzionale alla minore taglia, il sostegno per ogni coniglio, che si ferma a un euro. Per tutti vale il limite del 30 giugno per l’avvenuta macellazione.
Particolare il caso della filiera del latte bufalino, per il quale gli aiuti si ricollegano al “Fondo per la competitività delle filiere”, con un innalzamento da dieci a venti centesimi del sostegno per ogni litro di latte prodotto. Purché congelato e destinato alla produzione di prodotti Dop.
La parola ad Agea
La fissazione di limiti di spesa, in particolare nel caso dei suini, potrebbe determinare una insufficiente quantità di risorse rispetto alle domande.In quel caso, l’importo unitario per capo sarà determinato in base al rapporto fra l’ammontare dei fondi stessi e il numero delle domande accettate.
Chi intende accedere a questi aiuti dovrà farne richiesta ad Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, alla quale è affidato il compito di predisporre i moduli per le domande. Saranno inoltre necessari alcuni documenti, fra questi la dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà sugli aiuti percepiti nel rispetto del “Quadro temporaneo nell’anno 2020”.
Chi ha l’allevamento con contratto di soccida ne dovrà fornire copia, mentre nel caso dei conigli sarà anche necessaria una certificazione sul numero di animali allevati e macellati.
La stessa Agea dovrà verificare i requisiti di ammissibilità delle domande e il rispetto dei limiti di spesa. Una volta concesso l’aiuto, questo sarà inserito nel “Registro nazionale degli aiuti”.
Gli ammassi
Dell’ammasso privato dei prosciutti, che dispone di un plafond di dieci milioni di euro, potranno beneficiare solo le produzioni che vantano un marchio Dop. La durata dello stoccaggio è di novanta giorni e le domande vanno rivolte anche in questo caso ad Agea.Per l’ammasso della carne di vitello di età inferiore agli otto mesi, la cifra messa a disposizione è di 15 milioni di euro e come per i prosciutti la durata si ferma a novanta giorni.
Ora non resta che attendere le istruzioni di Agea per passare all’applicazione pratica di questi provvedimenti. Con la speranza che le cifre messe a disposizione siano sufficienti e che le pastoie burocratiche non dilatino a dismisura i tempi.