La svolta è arrivata a fine aprile quando i mercati europei hanno impresso un deciso recupero ai prezzi del comparto suinicolo.
A decidere questo cambio di rotta, come già anticipato da AgroNotizie, la crisi della suinicoltura cinese, alle prese con una diffusione della peste suina africana che ha messo in ginocchio le produzioni suinicole.

Pechino si è così trovata costretta ad aumentare le importazioni, europee e non solo, contribuendo a una ripresa dei prezzi dopo mesi di mercati in flessione.
Grazie a questi cambiamenti, in maggio la redditività della suinicoltura italiana è in aumento, come puntualmente registrato dal Crefis, il Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.


Si torna a crescere

L'indice Crefis è in crescita sia a livello congiunturale, cioè nei confronti di aprile (+7,1%) sia a livello tendenziale, ovvero nei confronti di maggio dell'anno scorso (+7,5%).
A determinare questa situazione sono stati due fattori: da un lato l'abbassamento dei costi di produzione nel periodo considerato; dall'altro l'incremento dei ricavi nella vendita dei suini.

Da questo punto di vista, a maggio gli animali da macello hanno fatto registrare valori medi mensili superiori rispetto a quelli di aprile.
Più in particolare il prezzo dei suini pesanti destinati al circuito tutelato è stato pari a 1,390 euro/kg, il che si è tradotto in un +6,4% rispetto ad aprile e in un +1,1% rispetto a maggio 2018.
Mentre per quanto riguarda i suini pesanti da macello destinati al circuito non tutelato, il prezzo medio mensile registrato a maggio ha raggiunto 1,324 euro/kg, per un +7,2% rispetto ad aprile e +10,1% nei confronti dell'anno scorso.

Ancora in crescita anche le quotazioni dei suini da allevamento di 30 kg, che hanno toccato valori medi mensili di 3,055 euro/kg.
Un prezzo maggiore del 7,9% rispetto al mese precedente ma ancora relativamente basso, visto che la variazione tendenziale è pari a -14,1%.


Meno soldi per i macelli

Scende a maggio la redditività della macellazione dei suini: -9,5% rispetto al mese precedente; -6,6% rispetto allo stesso mese del 2018.
La causa è da ascrivere ai costi in aumento per l'approvvigionamento dei suini da macello e all'andamento depresso del mercato dei lombi, un taglio fresco che spesso influisce molto sulla redditività dell'industria di macellazione.

Per il resto, sul fronte dei mercati i dati sono positivi; almeno a livello congiunturale. A maggio sono infatti aumentati i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche, che hanno raggiunto i 3,636 euro/kg, in aumento dell'1,6% su aprile; si tratta di un recupero positivo rispetto a una situazione che comunque resta difficile come dimostra il calo del 20,6% rispetto al 2018.

Un andamento molto simile si è riscontrato anche per i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, che hanno raggiunto valori di 3,264 euro/kg; +2,9% su base mensile e -9,9% su base annuale.

Come accennavamo, il prezzo dei lombi freschi a maggio ha registrato un forte calo: -10% su aprile per il taglio Padova che è sceso a 3,630 euro/kg.
Nonostante questo calo, contrariamente a quando verificatosi per le cosce, la variazione tendenziale è ampiamente positiva: +14,5%.
 

Bene (ma non troppo) i prosciutti

Sempre a maggio sale la redditività della stagionatura dei prosciutti.
In dettaglio, l'indice Crefis per il Parma Dop pesante è salito del 5% su aprile; ma si tratta solo di un parziale recupero, in quanto il dato tendenziale resta decisamente negativo: -7,2%.

In aumento anche la redditività dei prosciutti pesanti generici, ma sempre solo a livello congiunturale (+2,6%); mentre si registra una diminuzione dell'indice (-5,3%) nei confronti del maggio 2018.

In ragione di queste dinamiche, il gap di redditività tra produzioni tipiche e generiche è pari a +9,6%. Ciò significa che a maggio stagionare prosciutti pesanti Dop ha reso di più rispetto ai prosciutti non tutelati.
Evidenziamo però che nel caso dei prosciutti leggeri il gap è fortemente negativo (-18,7%).

Per quanto riguarda il mercato, in maggio, le quotazioni dei prosciutti sono rimaste stabili rispetto al mese precedente, confermando valori pari a 7,950 euro/kg per il Parma Dop e di 6,000 euro/kg per il prosciutto generico. Ma in entrambi i casi si tratta di valori bassi, tanto che le variazioni tendenziali sono negative: -18,3% per il Parma e -12,8% per il generico.