L'anno appena trascorso si chiude con un aumento di quasi 50mila tonnellate rispetto al 2016 e un dato finale di 14.272.000 tonnellate, confermando con convinzione una massa critica produttiva oltre la soglia dei 14 milioni di tonnellate.
Con i suoi 6.080 miliardi di euro, in termini di valore la produzione italiana di mangimi per l'alimentazione animale nel 2017 è cresciuta dell'1% rispetto 6.020 miliardi di euro nel 2016. Intorno all'1% l'aumento dei prezzi di produzione e quello relativo al costo del lavoro. Continua la crescita degli investimenti fissi, che toccano quest'anno la soglia dei 100 milioni di euro.
Stabile il numero degli addetti: si confermano infatti 8.500 le persone, escluso l'indotto, che lavorano nel settore mangimistico.
Andamenti per settore
- Volatili: si conferma il ruolo di comparto guida per l'intera mangimistica con un'incidenza di produzione che supera il 40% del totale. In crescita la produzione di mangimi per i polli da carne, in leggero calo quella per i tacchini. Più deciso il segno positivo nella produzione di alimenti per le galline ovaiole che cresce oltre l'1% sull'anno precedente.
- Bovini: leggera crescita con incidenza complessiva praticamente identica rispetto all'anno precedente. Da segnalare, rispetto alla complessiva tenuta del comparto di produzione per i bovini, la crescita dei mangimi per i bufali con un abbondante 4% di aumento rispetto al 2016.
- Suini: la produzione di mangimi per il comparto suino replica in maniera pressoché esatta l'andamento generale. Superata la soglia dei 3.600 milioni di tonnellate e confermata l'incidenza complessiva di un quarto sul totale della mangimistica italiana.
- Altre produzioni: i mangimi per gli ovini crescono quasi con un 5% rispetto al 2016. Buona la crescita dell'alimentazione ittica (+3%), tiene quella del petfood con numeri quasi identici all'anno precedente.
"I numeri parlano chiaro - ha detto Alberto Allodi, presidente uscente di Assalzoo - e indicano il trend positivo di un settore che riesce a crescere, nonostante i consumi interni non siano ancora del tutto ripartiti".
Per il futuro le previsioni indicano il comparto avicolo a trainare il settore, con potenziali di crescita sostanziali. Gli altri settori scontano una maggiore maturità e un difetto di domanda interna nei prodotti finali. Da valutare i tassi di crescita di alcuni ambiti dei settori minori, a partire da quelli del pesce e del petfood.
"È una grande soddisfazione - ha concluso Allodi - per chi rappresenta questo settore presentare dei dati in crescita che dimostrano con chiarezza come la mangimistica italiana sia un settore industriale sano e innovativo. Questi segni positivi hanno ancora maggiore rilevanza, perché si concretizzano in un contesto generale altamente sfidante. Tra i dati, elaborati dall'ufficio economico dell'associazione vorrei evidenziare l'aumento degli investimenti. Gli imprenditori sanno che il futuro dell'impresa è nella capacità di guardare lontano e sapere investire nell'innovazione. Il dato di crescita, che ha raggiunto la cifra tonda dei 100 milioni, indica proprio la lungimiranza dei nostri associati".
Il memorandum condiviso
L'assemblea è stata anche occasione per promuovere, attraverso una tavola rotonda, il rilancio della produzione italiana di mais, considerato una materia prima strategica per il settore nazionale della mangimistica.Alla discussione hanno partecipato, oltre ai 'padroni di casa' di Assalzoo, Alleanza cooperative italiane agroalimentare, Associazione maiscoltori Italiani, Assosementi, Cia, Confagricoltura e Copagri.
Che la filiera maidicola debba essere stimolata da mangimisti è un chiaro sintomo di criticità che richiede una strategia di lungo termine. Negli ultimi quindici anni la produzione italiana di mais è passata dall'autosufficienza (11 milioni di tonnellate nel 2004) a meno del 50% della domanda interna (poco più di 5 milioni di tonnellate nella campagna 2016/2017). In base ai dati Istat, le superfici dedicate alla produzione maidicola sono in drastico calo: 860mila ettari coltivati nel 2014, 720mila nel 2015, 660mila nel 2016 e 570mila nel 2017, con una contrazione in quattro anni superiore al 33%.
La produzione, complice anche una ridotta capacità di innovazione scientifica, segue un'analoga curva decrescente, passando dai 9,250 milioni di tonnellate del 2014 ai poco più di 7 del 2015 per arrivare ai circa 6,5 del 2016 e ai 5,7 milioni di tonnellate del 2017, con un calo nei quattro anni di oltre il 35%.
La riduzione della produzione nazionale comporta automaticamente un aumento delle importazioni, che sono passate dai 2 milioni di tonnellate nel 2010, ai 4 milioni di tonnellate del 2013 fino ad arrivare agli oltre 5 milioni di tonnellate (in proiezione) nel 2017, portando il rapporto tra produzione italiana e importazione vicino alla soglia del 50%.
Poiché il mais rappresenta una materia prima strategica per la zootecnia nazionale, Assalzoo ha deciso di promuovere un'azione di filiera che coinvolge tutti gli attori produttivi, dai sementieri, agli agricoltori, ai mangimisti, che ha come obiettivo quello di rimuovere gli ostacoli che attualmente segnano la scarsa attrazione della coltivazione maidicola e ha portato alla redazione di una mappa sulle azioni da realizzare condivisa con le altre realtà della filiera, che hanno firmato un memorandum d'intesa.
Il memorandum rappresenta un momento importante all'intero panorama agroalimentare italiano, testimoniando una strategia complessiva di filiera che non si ferma alla sterile constatazione della situazione, ma indica una via operativa.
Il documento fissa delle finalità chiare, legate alla promozione e all'utilizzo di prodotto italiano, coltivato in Italia, raccolto in Italia e utilizzato per prodotti della filiera zootecnia italiana. Tra le azioni previste, in particolare si evidenziano: la spinta all'approvvigionamento con mais di produzione nazionale per l'alimentazione animale, la promozione della domanda interna a favore del prodotto maidicolo nazionale e la creazione di strumenti contrattuali innovativi per favorire le relazioni commerciali tra gli agricoltori e i restanti attori della filiera.
Cambio al vertice di Assalzoo
Nel corso dell'assemblea annuale è stato eletto anche il nuovo presidente dell'associazione: il veronese Marcello Veronesi, manager e imprenditore laureato in Economia, che succede ad Alberto Allodi."Sono molto onorato - le prime parole del neoeletto - del ruolo che i miei colleghi associati hanno deciso di assegnarmi. È un compito prestigioso rappresentare il settore mangimistico nazionale e posso garantire da subito che la mia dedizione e il mio impegno saranno massimi. Ringrazio il presidente Allodi che mi ha preceduto nella carica. Sono consapevole delle sfide che mi attendono e attendono l'Assalzoo.
Sostenibilità, sicurezza e qualità saranno i concetti chiave intorno ai quali solidificheremo la prossima stagione dell'industria dei mangimi, in dialogo aperto con le istituzioni, il mondo scientifico e l'intero mondo delle filiere agroalimentari".