Un po' in ritardo, era atteso per la fine del 2013, ma alla fine è arrivato. E' il rapporto dell'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che nel 2011 aveva raccolto l'impegno di approfondire le ricerche sul contenuto di nitrati nelle acque del bacino del Po, della Pianura Veneta e del Friuli Venezia Giulia. In pratica le aree definite come “vulnerabili” e dove vanno applicati i vincoli imposti dalla direttiva nitrati. Un compito di grande responsabilità visto che dagli esiti di questa ricerca dipendono i criteri di applicazione della direttiva nitrati, che nella sua formulazione iniziale (vincolo di 170 kg di azoto per ettaro, la metà rispetto a prima) potrebbe decretare la scomparsa di gran parte della zootecnia italiana. Ora si può tirare un sospiro di sollievo, i dati emersi a conclusione delle ricerche confermano le ipotesi della prima ora. Nell'inquinamento da nitrati, infatti, gli allevamenti hanno responsabilità limitate, solo un terzo rispetto alle altre fonti di inquinamento. Lo dimostrano i differenti intervalli di rapporti isotopici delle molecole di azoto presi in esame che consentono, insieme ad altri parametri, di discriminare le diverse sorgenti di inquinamento, riconoscendo il ruolo non trascurabile degli scarichi civili, come pure delle fertilizzazioni minerali. Ne risulta che le responsabilità degli allevamenti nel contribuire all'inquinamento da nitrati sono fortemente ridimensionate e ciò apre alla possibilità di rivedere sia la “mappa” delle aree vulnerabili, sia i limiti imposti allo spandimento delle deiezioni.

La partita si riapre
Dopo 25 anni, tanti ne sono passati dall'emanazione della direttiva nitrati, e dopo una lunga serie di rinvii e deroghe, l'ultima delle quali scade con quest'anno, si deve ora procedere per dare una risposta definitiva agli obblighi verso Bruxelles. Il coinvolgimento di altri settori, oltre quello zootecnico, non esime l'Italia dal mettere in atto i vincoli imposti dall'Unione Europea, seppure riparametrati in base alle nuove conoscenze. “Sul tema nitrati - ha spiegato il Ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, intervenendo all'incontro di presentazione dei risultati dello studio Ispra - stiamo lavorando con una forte collaborazione con il ministero dell’Ambiente e i risultati dello studio dell’Ispra aprono nuove possibilità d’intervento. In questi anni è stato troppo forte il carico di responsabilità addossato all’agricoltura e alla zootecnia rispetto all’inquinamento da nitrati”.

I commenti
Il 10 febbraio è fissato l'appuntamento con il “Tavolo Nitrati”, che vedrà coinvolte le Regioni e i ministeri dell'Agricoltura e dell'Ambiente, incontro dal quale si attende la definizione delle strategie da adottare e delle proposte da sottoporre alla Commissione europea, alla quale spetterà l'ultima parola. Nel frattempo da Coldiretti è salito un plauso verso il lavoro svolto dalle istituzioni e la richiesta di affrettare la revisione del perimetro delle zone vulnerabili. Sulla stessa lunghezza d'onda Confagricoltura, che ricorda inoltre la necessità di semplificare gli adempimenti e dare maggiore flessibilità nei periodi di utilizzazione agronomica degli effluenti. Dallo studio Ispra, afferma a sua volta la Cia, si evidenzia come le responsabilità degli allevamenti siano state sovrastimate, introducendo misure che penalizzano ingiustamente la zootecnia.