Le vacche producono meno latte, la fertilità degli animali si riduce, le produzioni di cereali crollano e i prezzi dei mangimi schizzano verso l'alto. Eccolo il mix, micidiale per le tasche degli allevatori, innescato dalla lunga stagione di caldo e siccità. Che non ha colpito solo la Penisola, ma ha imperversato dai granai degli Usa a quelli della Russia. Complice la speculazione sulle commodity agricole, i prezzi del mais sono aumentati di oltre il 40% da inizio anno raggiungendo quota 276 euro a tonnellata e la soia è balzata da 380 a 615 euro a tonnellata, con un aumento che supera il 60%. Entrambi, soia e mais, sono ingredienti fondamentali della razione alimentare delle vacche da latte e le conseguenze sui costi di produzione sono inevitabili. Le preoccupazioni degli allevatori si spostano così sul rinnovo degli accordi per il prezzo del latte, che in Lombardia è stato fissato a una media di 38,46 centesimi il litro. A fine settembre si riapre il tavolo delle trattative fra allevatori e industrie del latte e ci si interroga su quali strategie adottare per una giusta valorizzazione del latte italiano. E chissà che anche in Lombardia, come già avviene in Piemonte, non ci si decida per la formula dell'indicizzazione, con un un prezzo che segua le logiche di mercato, costi da una parte e prezzi dei formaggi dall'altra. Ma al momento, stando alle dichiarazioni che arrivano dai sindacati agricoli, gli schemi della prossima trattativa sembrano seguire le regole del passato.

 

Suinicoltori e mangimisti uniti

Le difficoltà si estendono un po' a tutti i comparti zootecnici e i suinicoltori, attraverso la cooperativa di commercializzazione Opas, pongono l'accento sulla mancanza di un piano nazionale per cereali e soia. Il rischio, avvertono i suinicoltori, è la possibile scarsità di materia prima per l'alimentazione degli animali. Inutile ricordare che i principali ingredienti della razione, mais e soia, sono in larga misura di importazione, rispettivamente per il 50% e per l'80% dei nostri fabbisogni. Preoccupazioni condivise da Assalzoo, l'associazione dei mangimisti, il cui neo presidente, Alberto Allodi, ha inviato in questi giorni una lettera aperta al ministro per le Politiche agricole, Mario Catania, per chiedere la sospensione dei dazi e aperture al mais Mir 162, un mais Ogm che ha già ricevuto il placet di Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare. Tutte cose, però, che dovrà decidere Bruxelles.

 

Gli appelli

Il timore di una crisi alimentare è stato escluso dalla videoconferenza del G-20 che si è svolta a fine agosto. Le scorte di frumento non sono a livelli di guardia e il prezzo del riso si mantiene stabile, una notizia che è di conforto per le aree più povere del mondo. Restano preoccupazioni per la situazione dei prezzi di mais e soia, ma un quadro più definito della situazione si avrà a metà settembre con la pubblicazione dei dati relativi a produzione e consumi statunitensi.  A fine settembre si conosceranno anche i dati della produzione in Italia, ma è già oggi facile prevedere tempi difficili, in particolare per gli allevamenti. Uno scenario che ha indotto il presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, ad inviare al ministro Catania e al presidente del Consiglio, Mario Monti, un appello per promuovere insieme alla Francia un patto di stabilità che tenga a freno le manovre speculative sulle commodity agricole. Fra gli strumenti proposti figurano misure di sostegno anticicliche e forme assicurative che limitino gli effetti della volatilità dei prezzi.

 

La Spagna in allarme

L'andamento dei mercati delle materie prime preoccupa anche il ministro spagnolo dell'Agricoltura, Miguel Arias Canete, che ha convocato l'interprofessione del latte della sua nazione per valutare le conseguenze che avrà sul settore zootecnico l'impennata dei costi conseguente al caro mangimi. E in quell'occasione ha sollecitato l'applicazione del pacchetto latte e in particolare le norme sui contratti scritti che devono accompagnare la cessione dei prodotti agricoli.

 

Le proposte

A proposito di Bruxelles, c'è attesa per la riunione della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, che il 3 settembre discuterà sui tempi per affrontare le migliaia di emendamenti (in totale sono 6.600) presentati per la riforma della Pac. Fra i punti critici, ha ricordato il presidente della Comagri, Paolo De Castro, in una recente intervista, c'è quello delle crisi di mercato sempre più frequenti, un problema al quale la proposta della Commissione Ue non fornisce risposte sufficienti. Negli Usa il problema è affrontato ricorrendo alle assicurazioni e in altre aree ci si appoggia a fondi mutualistici. L'impennata dei prezzi dei cereali e le tensioni sui mercati, che presumibilmente continueranno in autunno, è un problema che a parere di De Castro non potrà essere trascurato dalla nuova Pac.