Per i formaggi italiani il 2011 si è chiuso con il segno più davanti. Ma è il buon andamento dell'export del primo trimestre 2012 che fa sperare in un'annata ancor più positiva per il lattiero caseario italiano, che deve tuttavia misurarsi a livello internazionale con una forte concorrenza, mentre sul fronte interno la crescita è rallentata dalla crisi e da una burocrazia sempre più invadente. Queste, in sintesi, le conclusioni alle quali è giunta l'annuale assemblea di Assolatte, l'associazione delle industrie lattiero casearie, che si è svolta a metà giugno. Il 2011, ha ricordato il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, si è chiuso per il settore con un fatturato di 15 miliardi di euro, due dei quali provenienti dall'export, con oltre 282mila tonnellate di prodotto. Il confronto con il 2010 mostra un aumento dei volumi dell'export del 3,8% che si alza al 15% se la valutazione è fatta sui valori dell'export. Numeri che testimoniano la dinamicità del settore e che sono confermati dai primi dati del 2012 che crescono, nel primo trimestre, del 3% in quantità e del 6% in valore, per un totale di 66mila tonnellate, pari a 456 milioni di euro. A guidare la crescita delle esportazioni sono il Fiore sardo e il pecorino (+ 9%, un buon segnale per un segmento che ha conosciuto profonde crisi), il Gorgonzola (+9%) e la mozzarella, che insieme agli altri formaggi freschi fa registrare un più 9%. Continua la crescita per Grana Padano e Parmigiano Reggiano (+1% in quantità e +3% in valore).

 

Bilancia commerciale positiva

Con questi numeri il saldo fra import ed export è ovviamente positivo e supera per 58 milioni il flusso di formaggi in entrata (398 milioni di euro). A proposito della bilancia commerciale del settore, il presidente Ambrosi ha tenuto a precisare come nel volgere di dieci anni il settore caseario sia riuscito a capovolgere la situazione, passando da un saldo negativo di 222 milioni di euro ad uno di segno opposto per 225 milioni di euro.

 

I mercati

Merito del buon lavoro delle aziende del settore e della qualità dei nostri prodotti che trovano buona accoglienza da parte dei consumatori francesi che assorbono il 21% dell'export complessivo. Bene la Germania, da sempre importante mercato per i nostri formaggi che qui vengono esportati per una quota del 13%. Interessante poi il mercato inglese, prossimo al 10% e con buoni segnali di crescita, tanto da far ritenere imminente il sorpasso sugli Usa, che assorbono il 10% del nostro export caseario, in prevalenza rappresentato dai formaggi pecorini.

 

Le richieste del settore

I risultati del settore, ha tenuto ad evidenziare Ambrosi, testimoniano la validità delle industrie del settore lattiero italiano e del loro modello di sviluppo. Un motivo in più per chiedere che al settore siano date opportunità che ne valorizzino competitività ed efficienza, evitando di “ingessare” il sistema produttivo. Un appello raccolto dal ministro delle Politiche agricole, Mario Catania, che intervenendo all'assemblea di Assolatte ha assicurato il proprio impegno per favorire la competitività delle imprese, migliorando l'efficienza della burocrazia e adottando misure a favore dei rimborsi Iva.

 

Il prezzo del latte

Vedremo se gli impegni presi dal ministro potranno tradursi in realtà. La complessità della situazione è tale da non lasciare troppo spazio all'ottimismo. Ma i risultati raggiunti dal settore sono tuttavia una prova concreta della vitalità del settore lattiero caseario. Che potrebbe dunque guardare alle prossime trattative sul prezzo del latte alla stalla rivedendo almeno in parte le ipotesi al ribasso con le quali la trattativa si è aperta nei mesi scorsi.