In attesa delle conclusioni tratte dalla riunione del Consiglio dei ministri agricoli dell'Unione europea, che si sta svolgendo a Bruxelles nella giornata odierna, e che tratterà dell'attuale situazione delle quote latte e degli eventuali aumenti delle quote dal primo aprile 2008 nei Paesi membri, le associazioni agricole italiane fanno sentire la propria voce indicando precise richieste per la situazione italiana, già molto provata dalle multe scattate per gli allevatori per l'esubero di produzione dell'ultimo periodo.
La Cia (Confederazione italiana agricoltori) ribadisce la necessità per il nostro Paese di un aumento della quota di produzione di latte, attribuita così come prevede la proposta della Commissione europea. 'Un aumento divenuto indispensabile anche in considerazione del fatto che per l'ennesimo anno', ricorda la Cia, 'la produzione italiana ha superato il limite assegnatogli, provocando il pagamento da parte degli allevatori di una multa di 176,27 milioni di euro, che risulta essere l'80% delle multe destinate a tutti i produttori europei'. In questo contesto la Cia ritiene necessario prevedere aumenti di quota diversificati da Paese a Paese. Tale provvedimento consentirebbe di correggere lo squilibrio dei paesi con deficit rispetto al fabbisogno nazionale.
L’Irlanda, ad esempio, beneficia di una quota di 5,4 milioni di tonnellate, il 360% di quanto necessita. La Danimarca ha una quota nazionale di 4,5 milioni di tonnellate, che copre il 230% dei propri consumi e i principali produttori europei (Francia e Germania) hanno un livello di approvvigionamento del 125%. Mentre l'Italia con una quota nazionale di 10,5 milioni di tonnellate, copre appena il 60% di quanto latte consuma. La Cia ritiene che con queste modalità di intervento si dovrebbero premiare, con l’assegnazione di nuove quote, i produttori che hanno scelto la condivisione delle regole nel contesto della legge 119/03, i produttori che hanno subito il taglio della quota B.
Nel merito è entrata anche la Coldiretti, per la quale è intervenuto il presidente Sergio Marini: 'L'accettazione di un aumento lineare delle quote latte uguale nei diversi Stati dell'Unione Europea, senza tenere conto del fatto che l'Italia è l'unico Paese realmente deficitario nella produzione, significherebbe l'ennesima sconfitta nazionale nelle trattative comunitarie dopo quella già subita per l'ortofrutta e per il vino, a favore dei Paesi del Nord. E' inaccettabile', precisa Marini, 'che Paesi come l'Olanda che hanno quote per produrre quasi tre volte il proprio fabbisogno interno abbiano lo stesso aumento percentuale proposto all'Italia dove quasi la metà del latte consumato è importato dall’estero. In ogni caso', ha concluso il presidente della Coldiretti, 'qualsiasi eventuale aumento non potrà che essere assegnato solo ai produttori in regola con la legge nazionale e comunitaria'.