La pietra dello scandalo è la deroga inserita nella parte relativa agli organismi non bersaglio, che prevede che le sostanze con meccanismo di azione endocrino (tipicamente gli insetticidi regolatori di crescita, che sono intrinsecamente perturbatori endocrini) non vengano considerate perturbatori endocrini se questi effetti si manifestano solo sugli organismi appartenenti allo stesso phylum di quelli che si prefiggono di controllare.
Dal punto di vista formale il Parlamento Ue ha bocciato la proposta della commissione in quanto la deroga non è stata concordata tra i tre organismi decisionali Ue (Parlamento, Consiglio e Commissione stessa) ma andava discussa, dal punto di vista sostanziale forse estendere la deroga all’intero phylum è apparsa un po’ eccessiva.
Ricordiamo che nel caso dei prodotti interessati la deroga riguarderebbe il phylum degli artropodi, che spazia dagli aracnidi (quindi i ragni) ai crostacei (ad esempio i granchi) agli insetti, solo per citare alcuni esempi.
Ricordiamo inoltre che l’attuale legislazione Ue protegge gli artropodi non bersaglio imponendo ai titolari una rigidissima valutazione del rischio, ma nel caso dei perturbatori endocrini non è stato possibile convincere gli irremovibili dal concedere la possibilità di autorizzarli solo nel caso di esposizione trascurabile.
La situazione è estremamente incerta, in quanto il compromesso raggiunto dai “tecnici” il 4 luglio è stato ottenuto con 3 paesi contrari (pari al 5,12% della popolazione) e 4 astenuti (pari al 22,53% della popolazione). Gli attuali criteri provvisori non potranno essere mantenuti a lungo, in quanto c’è una sentenza che obbliga la Commissione a fissarli quanto prima e il 2019, anno di scadenza della legislatura, si sta avvicinando.
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Fonte: Agronotizie