Lo studio è stato guidato da scienziati cinesi unitamente a Bruce Tabashnik, dell'Università dell'Arizona e suggerisce come l'integrazione fra colture biotech e tradizionali possa essere l'approccio più compatibile con i progetti di agricoltura sostenibile.
Nella Cina settentrionale si riteneva infatti che le aree rifugio di cotone non-Bt non sarebbero necessarie perché il "Cotton Bollwarm" si nutre anche di molte altre piante oltre al cotone. Il team avrebbe invece scoperto che l'estrema eterogeneità colturale che caratterizza il nord della Cina avrebbe si rallentato l'adattamento della Pectinophora alla tossina Bt del cotone geneticamente modificato, ma non sarebbe di per sé sufficiente. Questo secondo le simulazioni al computer prodotte da Tabashnik per valutare i benefici delle aree rifugio, ovvero appezzamenti di cotone convenzionale frammisti ad altri gm.
I risultati del nuovo studio forniscono quindi la prima prova che questi "rifugi naturali" delle colture non-Bt ritardano l'evoluzione della resistenza dei parassiti a cotone Bt.
Secondo Tabashnik "... i rifugi naturali aiutano, ma non sono una soluzione permanente. Il documento indica che se il trend corrente continua, più della metà della popolazione di bollworm nel nord della Cina sarà resistente a cotone Bt in pochi anni".
Il gruppo di ricercatori raccomanda perciò di coltivare ibridi di cotone che producano due o più tossine Bt differenti, come pure suggerisce l'integrazione del cotone Bt con altre strategie di controllo, come per esempio quello operato per mezzo di predatori e parassiti.
Tabashnik conclude: "La lezione più importante è che non abbiamo bisogno di scegliere tra biotecnologia e agricoltura tradizionale. Al contrario, siamo in grado di utilizzare le migliori pratiche da entrambi i metodi per massimizzare la produttività e la sostenibilità".
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Fonte: Isaaa - International Service for the Acquisition of Agri-biotech Application