Sequenziato il Dna del Psa (Pseudomonas syringae pv. actinidiae) grazie ad uno studio del gruppo di fitobatteriologica del Dafne (Dipartimento di Scienze e tecnologie per l’agricoltura, le foreste, la natura e l’energia) dell’Università di Viterbo e coordinato da Giorgio M. Balestra e da Boris A. Vinatzer della statunitense Virginia Tech University.

"Ora che la domanda sempre più ricorrente dal 2008 ad oggi, per tutti gli operatori della filiera del kiwi, trova risposta concreta - scrive nel suo intervento il professor Balestra -, sarà possibile sviluppare ed adottare strategie mirate per contrastarlo, e prevenire danni da batteri simili, così da evitare in futuro ulteriori perdite in agricoltura. 
"E' stato un lavoro molto complesso, con il sequenziamento dell’intero genoma batterico siamo stati in grado di studiare e collegare la recente epidemia di Psa con isolati batterici simili isolati in Cina, e poi determinare che probabilmente è da lì che tutto è cominciato.

 Lo studio ha previsto il sequenziamento dell’intero Dna di questo batterio da isolati della Cina, Italia e Portogallo; sono inoltre stati analizzati anche isolati batterici ottenuti in Nuova Zelanda, nostro principale competitor nella produzione ed esportazione dei frutti di kiwi. Per trovare l’origine della malattia il gruppo di lavoro ha confrontato ed esaminato in dettaglio il Dna per verificare se, da un unico 'antenato' poteva essersi determinata un’evoluzione genetica in grado di permettere a questo patogeno, di causare le infezioni recenti. 
Si è così scoperto che gli isolati del Giappone e della Corea appartengono ad una linea filogenetica distinta.

Mentre gli isolati batterici di Psa provenienti dalla Cina, Europa e Nuova Zelanda sono quasi identici tra di loro, ma con una piccola differenza in una specifica regione del loro Dna, che lega la popolazione batterica rinvenuta in Nuova Zelanda a quella presente in Cina.

Pertanto, i ricercatori ritengono che lo scenario più probabile è che il batterio sia stato importato dalla Cina in Italia e dalla Cina in Nuova Zelanda, in modo indipendente, e che non sia stata l’Italia, come inizialmente ipotizzato, ad essere la causa della diffusione di questa batteriosi oltre oceano. Il primo passo per fermare la diffusione di batteri aggressivi come Psa è individuare da dove provengono e come si sono diffusi - conclude Balestra -. Ora che abbiamo sequenziato il Dna e trovato la sua origine, potremo sviluppare e adottare strategie mirate per contrastarlo e prevenire danni da batteri simili, così da evitare in futuro ulteriori perdite in agricoltura".

 

I risultati della ricerca verranno presentati in occasione del Convegno nazionale su Psa che si terrà il 24 e 25 maggio a Latina.

Questo, è il primo studio scientifico internazionale - pubblicato sulla rivista americana PLoSOne - che analizza in dettaglio Psa ripercorrendo a ritroso nel tempo il percorso delle sue differenti popolazioni, e che individua nella Cina, la probabile origine da dove si è poi diffusa questa batteriosi nel mondo.