Spesso si sente parlare dell'uso della calce in agricoltura. E in questo articolo andremo a vedere quali sono i suoi possibili utilizzi, le modalità di applicazione e gli effetti che può avere.

 

Prima di tutto però dobbiamo chiarire una cosa: con il termine calce si indicano 4 sostanze dalla composizione chimica diversa e con caratteristiche chimiche e agronomiche leggermente diverse.

 

I vari tipi di calce sono:

  • la calce viva, formula chimica CaO;
  • la calce spenta (o calce idrata o idrossido di calce), formula chimica Ca(OH)2;
  • il calcare (o carbonato di calcio), formula chimica CaCO3;
  • il carbonato di calcio e magnesio (o dolomite), formula chimica CaMg(CO3)2;

La calce in agricoltura viene usata principalmente per 2 motivi: la correzione dei terreni acidi e il trattamento dei fusti degli alberi, oltre che in passato per la preparazione della poltiglia bordolese.

 

Correzione dei terreni acidi

I terreni acidi, con pH compreso tra 5,2 e 4,6, o addirittura per-acidi, con pH inferiore a 4,6, possono avere problemi di fertilità anche significativi, dovuti soprattutto all'azione tossica degli ioni di allumino, dalla ridotta disponibilità di sostanze nutritive per le piante, in particolare azoto e fosforo, e dalla minore attività microbica del terreno.

 

I terreni acidi sono principalmente di 2 tipi: quelli torbosi, solitamente presenti nelle zone di recente bonifica, e quelli che si sono formati su particolari rocce vulcaniche o su argille che rilasciano alluminio.

 

In ogni caso per stabilire se un terreno è acido è necessaria l'analisi del pH.

 

Solo poche piante sono in grado di produrre in maniera ottimale su terreni acidi, come le fragole, le patate, i lupini, i mirtilli, i piselli, la segale o il riso.

 

In questi terreni la calce può essere usata per alzare il pH e diminuire l'acidità, in modo da renderli adatti anche per altre colture.

 

Per correggere i terreni acidi si possono usare tutti e 4 i tipi di calce che abbiamo visto, tenendo conto che ognuno ha un'azione correttiva diversa dagli altri.

 

Mettendo in ordine crescente, per la loro azione correttiva, i vari tipi di calce, abbiamo: il calcare, che è quello con l'attività correttiva più bassa, la dolomite, la calce spenta e la calce viva, che è quella con l'attività correttiva più alta.

 

La quantità di calce da dare al terreno per correggerlo, che in termini tecnici si chiama fabbisogno in calce, varia quindi dal tipo di calce usata, ma anche dal tipo di struttura del terreno.

 

Il fabbisogno in calce deve essere stabilito in seguito alle analisi di laboratorio, ma in generale si può tener conto della tabella sotto, che indica quante tonnellate ad ettaro servono delle  varie tipologie di calce per far aumentare il pH di un punto nei vari tipi di terreni.

 

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In generale nei terreni compatti si tende a preferire la calce viva o la calce spenta perché hanno un effetto correttivo più rapido e aumentano la sofficità del terreno.

 

I composti che contengono carbonato, come calcare e dolomite, hanno anche il vantaggio di contribuire al sequestro di CO2 perché il carbonio e l'ossigeno del carbonato tendono a rimanere stabili nel terreno, come risulta da uno studio statunitense di alcuni anni fa (West e McBride, 2005).

 

Riguardo la somministrazione, la calce viene data generalmente in autunno, usando macchinari normalmente usati per distribuire concimi e interrata con arature superficiali o erpicature.

 

La calcinazione degli alberi

Un altro impiego tradizionale della calce è quello per la così detta calcinazione degli alberi, cioè per imbiancarne il fusto.

 

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Un frutteto con le piante imbiancate a calce

(Fonte foto: © ais60 - Adobe Stock)

 

Per quest'uso viene utilizzata solo la calce spenta, che viene spennellata o spruzzata con un irroratore sul tronco e sui rami principali della pianta, solitamente in autunno.

 

Lo scopo è quello di disinfettare il tronco, grazie all'azione del pH molto basico della calce spenta che uccide uova di insetti, spore fungine e altri microrganismi potenzialmente dannosi. 

 

Inoltre, rendendo bianco il tronco, riflette la luce solare diminuendo leggermente anche la temperatura del tronco in estate.

 

Per quanto diffuso, si tratta in ogni caso di un trattamento non fondamentale e non risolutivo per le avversità che possono interessare la pianta.

 

La poltiglia bordolese

Un altro uso tradizionale della calce è la preparazione della poltiglia bordolese, uno dei primi formulati anticrittogamici a base di rame.

 

La poltiglia bordolese si prepara, o meglio si preparava, mescolando una quantità di solfato di rame, a circa la metà in peso di calce spenta

 

Oggi tuttavia si raccomanda l'uso di formulati commerciali già pronti, che oltre ad essere più semplici e sicuri da usare, sono registrati e conformi alle normative sull'uso dei fitofarmaci.