Il progetto di ricerca “Antiche varietà autoctone di vite per ottenere nuove tipologie di vino in Sardegna" è stato ideato da Agris Sardegna e coinvolge il dipartimento di Biotecnologia e Bioscienze dell'Università Bicocca di Milano e il Centro di ricerca per l'Enologia Cra-Eno di Asti. Recentemente a Villasor sono stati illustrati i primi risultati. Oltre a salvare dall'oblio un patrimonio tanto vasto, i primi prototipi di vino hanno svelato delicate e intense gamme di profumi e sentori in grado di dare quel tocco di pregio in più a Cannonau, Vermentino e Carignano.
Molto particolari alcune note olfattive dei vini ottenuti: effluvi di miele, acacia, agrumi, ciliegia, ma anche banana e frutti tropicali. Sapori nuovi uniti a quelli tradizionali ottenuti grazie a sconosciuti vitigni autoctoni, varietà di uve minori date per scomparse o di cui non si conosceva l'esistenza.
"Il Nigheddu presorju - spiega Gianni Lovicu, ricercatore dell'Agris e coordinatore scientifico del progetto - potrebbe dare colore a certi vini un po' smunti, la Mora bianca apportare sentori fruttati, tipicamente tropicali e floreali ai vini bianchi. C'è poi la Barriadorgia, varietà coltivata nel Goceano: ad Ozieri, dove la chiamano Alvarega, dà un eccellente vino bianco che comitati locali hanno cominciato a commercializzare. Con queste varietà riscoperte - sottolinea l'esperto - non è più necessario andare a ricercare uve internazionali per dare personalità alle nostre produzioni. Conoscere la biodiversità viticola sarda sta diventando un imperativo che molti produttori stanno sposando con entusiasmo".
Rileva inoltre Lovicu: "Stiamo lavorando per caratterizzare geneticamente e chimicamente questo patrimonio, evitando che possa essere oggetto di pirateria genetica, e poi puntiamo ad ottenerne dei vini, veri e propri prototipi, che possano suggerire idee e prodotti alle aziende sarde". Al momento sono stati censiti circa 150 vitigni.