I segreti del melo e della fragola protagonisti ad Agrifil, il primo salone dedicato alla filiera agroalimentare che si terrà dal 19 al 22 febbraio nei padiglioni della Fiera di Rimni.
L’appuntamento inaugurerà la serie di incontri a partire dal 19 febbraio alle 12, nella Sala Neri. Il convegno 'Genomi e dintorni' vedrà la partecipazione di Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo e del presidente dell’Istituto agrario di San Michele all’Adige di Trento, Francesco Salamini.
Interverranno all’evento, coordinato da Silviero Sansavini, i ricercatori di San Michele, Riccardo Velasco e Michela Troggio, nonché Stefano Tartarini e Silvio Salvi dell’Università di Bologna.
Lo sapevate che il melo viene dal Kazakistan? E che, al momento, è la pianta con più geni sequenziati? Oppure, eravate a conoscenza che la fragolina di bosco ha ben 30 mila geni? Queste sono solo alcune curiosità che la ricerca sul genoma sta portando avanti. Ma sono soprattutto importanti le ricadute sulla comunità scientifica internazionale, a cui contribuisce il lavoro dei ricercatori, presenti al convegno, date proprio dall’Istituto Agrario di San Michele, sul mondo delle agrotecnologie.
Durante il convegno si parlerà dei risultati conseguiti col sequenziamento dei genomi e delle applicazioni pratiche conseguenti, in particolare per quanto riguarda il miglioramento genetico. Non a caso i risultati di entrambi i progetti di sequenziamento, melo e fragola, sono stati pubblicati, a pochi mesi di distanza, il primo ad agosto 2010 e il secondo a gennaio 2011, sulla prestigiosa rivista Nature Genetics.
Per quanto riguarda la fragola, la decodifica è stata messa a punto da un consorzio internazionale che raggruppa 25 enti di ricerca di cui l’istituto di San Michele è l’unico partner italiano.
I ricercatori hanno scoperto che la fragolina di bosco, varietà Hawaii, si compone di circa 30 mila geni. Il risultato di portata mondiale sosterrà la ricerca nel campo della fragola e dei piccoli frutti al fine di ottenere in tempi rapidi nuove varietà, accelerando i tempi del miglioramento genetico convenzionale e ottenendo piante che si autodifendono dalle malattie e dagli insetti e in grado di produrre frutti più salubri e gustosi.
Il sequenziamento del genoma del melo ha consentito, invece, di aumentare il grado di conoscenza sulla pianta e sulla sua storia. Ben 57.000 geni, il numero più elevato tra le piante studiate finora, e 992 responsabili della resistenza alle malattie.
Anche in questo caso l’obiettivo è costituire varietà che riducano gli interventi agrotecnici, realizzando così una produzione più sostenibile: un filone di ricerca che l’Istituto agrario di San Michele all’Adige persegue da alcuni anni.
Dallo studio e dal raffronto di diverse varietà di mele e altri tipi di piante, come la papaia e il riso, i ricercatori hanno messo a punto l’evoluzione del Dna nel tempo e scoperto che all’incirca 50 milioni di anni fa, i cromosomi sono passati da 9 a 17. Non solo, è stata confermata l’ipotesi che il melo arrivasse dalla Cina. Precisamente dal Kazakistan.
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Fonte: Fondazione Edmund Mach - Istituto Agrario di San Michele all'Adige