Il diradamento dei frutti, necessario per ottenere produzioni eccellenti, è da sempre un’operazione molto onerosa. Inoltre, la revoca del carbaryl nell’ambito della revisione Ue per le registrazioni degli agrofarmaci ha reso quest’operazione decisamente più problematica.
Le molecole attualmente disponibili, non consentono infatti di affrontare il problema in modo altrettanto semplice (un solo prodotto valido per tutte le varietà come avveniva con il carbaryl) e con costanza di risultati paragonabile alla molecola tradizionale.

Per questo motivo nel 2009 il CReSO ha messo in piedi un’attività di ricerca volta a verificare l’efficacia di una tecnica di diradamento non più basata sulla chimica, bensì sull’azione meccanica di fili di nailon in rotazione su un’asta portata da una trattrice predisposta all’uso.

La macchina diradatrice Darwin® è stata sviluppata nella regione melicola del lago di Costanza ed è costituita da un albero rotante detto mandrino, su cui sono installate le barre porta fili disponibili con 9 fili ciascuna in materiale plastico.
Durante l’avanzamento i fili, comunemente chiamati fruste, 'spazzolano' la chioma della pianta asportando singoli fiori o interi mazzetti fiorali. L’efficacia dell’azione diradante può essere modificata agendo sulla velocità di avanzamento del trattore, sulla velocità di rotazione del mandrino e inclinando l'asta del mandrino.

Il numero di giri del mandrino può essere variato dalla postazione del conduttore agendo su un pannello di controllo che si trova direttamente in cabina e può essere mantenuto costante a prescindere dal numero di giri del motore della trattrice.



Pesco - dopo passaggio con Darwin (particolare)

Sperimentata in Italia solo nelle aree melicole del Nord-Est, nel 2009 è stata oggetto di un’ampia sperimentazione nel comprensorio frutticolo del Piemonte. La sperimentazione ha infatti interessato più di venti meleti con le varietà maggiormente rappresentate nell’areale produttivo del basso Piemonte.

L’attività di ricerca svolta dal CReSO ha inoltre, per la prima volta, testato il diradamento meccanico su pesco, interessando circa una quindicina di pescheti. I risultati delle prove sperimentali svolte nel 2009 sono stati molto soddisfacenti, confermando il diradamento meccanico come valida alternativa al chimico su melo e permettendo di ridurre il tempo necessario per il diradamento manuale del pesco di oltre il 50%.

Nel 2009 si è inoltre valutata con successo la possibilità di intervenire più avanti, finché il frutticino allegato è protetto dai residui del calice (pre-scamiciatura). Ciò consente in effetti di ridurre di una decina di giorni l’esposizione alle gelate primaverili, aumentando l’interesse del diradamento meccanico di pesco e susino in ambienti come la provincia di Cuneo.

La sperimentazione quindi prosegue, e in questo secondo anno di attività si intende arrivare a definire con precisione le modalità operative dell’impiego dell’attrezzatura Darwin su melo e pesco.

La concreta possibilità di un diradamento meccanico rappresenterebbe una novità rivoluzionaria per il comparto, soprattutto per quanto riguarda il pesco e le drupacee in generale, in quanto permetterebbe di limitare l’intervento manuale unicamente ad azioni di completamento e rifinitura, riducendo sensibilmente i costi per i frutticoltori.

Si ringrazia per il contributo Laura Asteggiano, Creso - Centro ricerche per la frutticoltura