L’Italia presenta una grande tradizione coricola e con l’11% sul totale si colloca al secondo posto a livello mondiale e al primo a livello Europeo. I principali bacini produttivi sono localizzati presso alcune aree della Campania, Lazio e Piemonte. In alcune delle province di queste aree il nocciolo rappresenta una fonte di reddito importante garantendo un indotto economico non trascurabile (dati Inc - International nut and dried fruit council).
La maggior parte delle nocciole prodotte in Italia è destinata all’industria dolciaria, sia nazionale che estera, che le utilizza per preparare una serie molto ampia di prodotti alimentari che vanno da vari derivati alimentari ai biscotti fino ad arrivare ai cereali per la prima colazione. Bisogna comunque ricordare come l’intero prodotto Italiano abbia intriseche caratteristiche di qualità rispetto ad altre nocciole prodotte in altri paesi (dati Befana Group).
Bisogna tener presente che anche se l’Italia presenta un ruolo di tale importanza, la sua bilancia commerciale è ad oggi deficitaria. Infatti le importazioni di nocciola sgusciata superano le 30.000 t l’anno a fronte di meno di 10.000 t di esportazioni prevalentemente dirette in ordine di importanza a Germania, Svizzera e Francia. Il paese da cui si importano principalmente le nocciole rimane la Turchia leader mondiale del settore e vero punto di riferimento (dati Befana Group).
Grazie alla sua capacità produttiva ed alla sua struttura organizzativa la Turchia rappresenta non solo un grande produttore ma anche l’ago della bilancia in delicati equilibri polito-economici. L’andamento della campagna in questo paese condiziona in misura positiva o negativa le quotazioni del prodotto italiano con ricadute importanti sulle decisioni di investimento da parte degli operatori.
Altro aspetto da considerare è che all’interno della Politica agricola europea il nocciolo non è preso in grande considerazione, malgrado in alcune aree esso rappresenti importante elemento dello sviluppo e dell’economia. Il regime di aiuti attualmente in vigore è legato alla concessione da parte dell’Ue di un contributo forfetario ad ettaro sulla base di una superficie massima garantita, suddivisa tra gli stati membri che a volo volta possono anche differenziare l’aiuto tra diversi tipi di frutta in guscio. A quest’importo può essere aggiunta una quota di aiuto nazionale. Questo tipo di supporto non rappresenta una misura finalizzata al rilancio ed alla valorizzazione di un prodotto ma semplici provvedimenti necessari alla salvaguardia del comparto.
Questa importanza che la Turchia ha acquisito è anche frutto di un’organizzazione commerciale basata sul ritiro del prodotto da parte dello Stato ad un prezzo prefissato e al successivo collocamento da parte di un ente preposto. Tutto questo garantisce stabilità dei prezzi e scarse speculazioni. Inoltre, le spese e i costi, soprattutto per la manodopera, sono molto basse soprattutto rispetto ai Paesi europei e all’Italia.
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Fonte: Agronotizie