Decine di aziende in giro per il mondo stanno sviluppando robot per assistere gli agricoltori in diversi compiti. Si va da robot per il diserbo meccanico in vigneto o per l'accudimento del bestiame ad altri che arano i campi, mentre alcuni hanno il solo scopo di raccogliere dati. Certo, il grado di sviluppo tecnologico è ancora acerbo e i costi sono elevati, ma la vera domanda è, gli agricoltori sono davvero pronti a far entrare gli automi nelle loro aziende?
 

Porte aperte alla robotica

Dell'accettazione sociale dei robot da parte di consumatori e agricoltori, si è parlato durante un workshop che si è tenuto in occasione del Fira 2020, la fiera in terra francese dedicata al mondo della robotica in agricoltura. Sul palco (virtuale) si sono alternati costruttori di macchine agricole, agricoltori, ricercatori e giornalisti. Tutti hanno concordato sul fatto che la robotica può dare molto all'agricoltura e che nei prossimi anni si diffonderà con ritmo sempre maggiore.
 

I robot renderanno l'approvvigionamento di manodopera meno critico


Quali benefici per l'agricoltura?

Affinché un agricoltore investa nei robot bisogna prima che capisca quali sono i benefici che queste tecnologie possono apportare. Ecco dunque alcuni motivi per cui i robot saranno i migliori amici dell'agricoltore.

Primo fra tutti, la qualità della vita. Quando i primi robot di mungitura hanno fatto il loro ingresso in Italia, gli agricoltori che li avevano provati si sono detti entusiasti. Non per un aumento di produttività o una diminuzione dei costi di gestione, ma perché non dovevano più alzarsi alle 5:00 del mattino per mungere le vacche. La robotica ha il potenziale per restituire all'agricoltore i suoi spazi. Quanto vale la libertà di trascorrere le feste in famiglia, andare in vacanza per il weekend o godersi la propria casa in relax, sapendo che l'azienda è monitorata e in buone mani? Per molti si tratta di un valore inestimabile.

Sostenibilità è la seconda chiave. Tutta la politica europea che gravita intorno al settore primario ne parla e la brama. I robot possono contribuire alla sostenibiltà del comparto agricolo, sia dal punto di vista ambientale che economico. Attraverso la raccolta di dati in campo e la loro analisi, i robot sono strumenti che abilitano l'agricoltura 4.0 e generano informazioni di valore da utilizzare per prendere le decisioni giuste al momento giusto. Questo si traduce in un uso più efficiente delle risorse e in un aumento della produttività e della qualità del cibo prodotto.
 
Un momento del workshop
Un momento del workshop a cui hanno partecipato Daniel Azevedo (Copa Cogeca - director commodities, trade and technology), Christophe Bonno (Groupement Les Mousquetaires- Intermarché), Ole Green (Agrointelli, professor at Aarhus University, dept. of AgroEcology), Antoine Poupart (Bioline - InVivo, Strategic marketing and innovation director)

Ai robot potranno essere affidati compiti che, se eseguiti da un umano, avrebbero costi esorbitanti. Ad esempio, un'attività di diserbo meccanico di precisione: il robot individua l'infestante e la elimina, estirpandola, in maniera puntuale ma anche ecologica perché l'uso di prodotti di sintesi si riduce enormemente e vista l'alimentazione elettrica dei robot, la carbon footprint è neutra.

Tracciabilità. Oggi i consumatori vogliono sapere la storia del cibo che acquistano. Ma anche la Gdo vuole avere massima visibilità sulla tracciabilità, soprattutto per intervenire velocemente in caso di ritiri. E pure le filiere sono interessate al tema, vedendovi uno strumento per ottimizzare i processi. In questo contesto i robot si dimostrano la migliore fonte di dati in campo. Un robot è affidabile nel rilevare il dato, è preciso e costante. Addirittura potrebbe compilare in maniera autonoma una blockchain per condividere dati con tutta la filiera. La mole di dati rilevabili e archiviabili da un robot è enorme (big data), ma grazie all'uso dell'Intelligenza artificiale questi possono essere analizzati per estrarre informazioni di valore.
 

Piccole criticità superabili

Rimane però il tema della privacy. Quando un agricoltore acquista un robot che fine fanno i dati che questo raccoglie in campo? Sono solo dell'agricoltore o possono essere usati anche da terze parti? E con quali limiti? Oggi la policy più diffusa prevede che il farmer sia il detentore dei diritti di utilizzo dei dati, ma che li ceda alle aziende costruttrici per migliorare il servizio o elaborare statistiche (in forma aggregata).

Sostenibilità socialeTra alcuni rappresentanti della società civile c'è il timore che i robot 'ruberanno' il lavoro agli esseri umani. Si tratta di una affermazione in parte vera, nel senso che molte operazioni non avranno più bisogno dell'uomo. Ma questo porterà alla necessità di avere nuove figure professionali, in grado di saper gestire i robot. Operatori che invece di spendere ore sul trattore per trattare un vigneto staranno in ufficio a sorvegliare più automi.

Inoltre la crisi legata al Covid-19 ha messo sotto gli occhi di tutti la fragilità del sistema del lavoro in agricoltura. Con le frontiere chiuse, i lavoratori dall'Est Europa o dal Nord Africa non potevano arrivare e alcuni prodotti, come le fragole o gli asparagi, hanno rischiato di marcire in campo. Con i robot l'agricoltore non ha più l'ansia di reperire la manodopera.
 
Insomma, l'idea è che i robot sostituiscano l'uomo nelle attività routinarie, gravose e pericolose, mentre agli esseri umani non resterà che adoperarsi nelle attività a più alto valore aggiunto. Il punto su cui tutti sono d'accordo è che i robot, come l'Ia, non saranno in grado di rimpiazzare l'uomo, ma lo aiuteranno a prendere decisioni migliori e a gestire il campo in maniera più semplice.