Partecipata da partner (tra questi anche Image Line e alcuni importanti nomi della meccanica agricola), sponsor e patrocinanti dell'attività di ricerca, la presentazione ha delineato i confini dell'attività del Laboratorio Rise dell'Università degli studi di Brescia e degli Osservatori del Politecnico di Milano. Attività iniziata nel 2016 e finalizzata alla comprensione delle innovazioni digitali sempre più presenti nella filiera agroalimentare.
Relatori dell'evento per l'Osservatorio, il direttore Andrea Bacchetti, Chiara Corbo e Maria Pavesi oltre a Cristiano Spadoni business strategy manager per Image Line.
Focus sulle piattaforme digitali
L'edizione 2020 mette al centro il ruolo delle piattaforme digitali e in particolare dell'interoperabilità, necessaria affinché uno strumento deputato ad ospitare dati provenienti da fonti eterogenee (macchine, attrezzature e altre fonti) possa generare informazioni che si traducano in una visione unificata e di valore per l'utente.Grande risorsa in tal senso le piattaforme, sempre più numerose a livello europeo, che stanno lavorando per costituirsi quali sistemi universali di scambio dati. Ne sono esempi vicini al settore agromeccanico, Agrirouter e DataConnect, soluzione Cloud2Cloud lanciata ad Agritechnica 2019 (entrambe abbracciate da numerosi brand di rilievo della meccanica agricola) ma anche i progetti europei Atlas e Demeter.
Europa 4.0, i progetti
Dati, ricchezza del futuro
Ripercorrendo i passi dello scenario digitale europeo a partire dalla European data strategy, viene confermata l'importanza di una "data economy" che, in ambito agricolo, si riflette nella maggiore efficienza delle produzioni vegetali e nel maggiore benessere animale.
L'attivazione di numerosi progetti finanziati da Horizon 2020 (Atlas, Demeter, ma anche IoF2020 e Desira) segnala la volontà di coinvolgere tutti gli stakeholder: dai costruttori di attrezzature e sensoristica, fino alle aziende agricole.
L'obiettivo è riconsegnare valore al prodotto agricolo e al produttore, che troppo spesso incarna l'anello debole delle filiere, per garantire sostenibilità economica, ambientale e sociale.
Indispensabile l'approccio multidisciplinare all'interoperabilità che richiede alcune competenze chiave: organizzative e gestionali, agronomiche, tecnologiche, analitiche, comunicative/commerciali, senza dimenticare la user experience delle piattaforme e l'attenzione ai temi della privacy nella data sharing (come ben evidenziato anche dai recenti documenti di Copa-Cogeca e Cema).