A seconda delle specie e delle varietà coltivate, degli areali e delle tecniche agronomiche, il non controllo delle malerbe può causare danni consistenti alle coltivazioni. Se in passato lo strumento prediletto dagli agricoltori era il diserbo chimico, oggi le cose stanno cambiando.

Il divieto di utilizzare erbicidi in agricoltura biologica ha spinto ad una rivalutazione del diserbo meccanico. A questo si deve aggiungere il fatto che con l’introduzione del PAN (Piano d'azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) é cresciuta l’attenzione verso il concetto di sostenibilità, anche nella gestione delle erbe spontanee”, spiega a Macgest Corrado Ciaccia, ricercatore del CREA-AA Centro di Ricerca Agricoltura e Ambiente.
 

Non 'controllo' ma 'gestione' 

Si sta dunque facendo strada il concetto di gestione delle erbe spontanee, superando il carattere di emergenzialitá del diserbo, in passato effettuato quando possibile e con l’obiettivo della completa eradicazione delle infestanti.
Oggi all’agricoltore si richiede di avere un approccio preventivo che contempli la messa in campo tutte quelle buone pratiche atte a limitare lo sviluppo delle infestanti.

Pensiamo ad esempio allo sfalcio a bordo campo o lungo strade e fossi, atto ad evitare che le piante vadano a seme. Oppure alla scelta di varietà più competitive con le infestanti, come ad esempio frumenti di taglia alta. Ma anche la scelta di semine più dense con sementi pure, prive di infestanti, così come la sanificazione dei macchinari e degli strumenti utilizzati. Tutti accorgimenti che uniti alla rotazione delle colture ed a pratiche più moderne come lo strip cropping, permettono di abbassare la banca del seme (o seed bank) del suolo agricolo e prevenire la pressione delle specie spontanee sulle colture coltivate”, spiega Ciaccia.

Non esiste un metodo di gestione migliore di un altro in termini assoluti. Il diserbo chimico è semplice da utilizzare ed estremamente efficace, al netto dei problemi di resistenza, ma ha un impatto economico e ambientale. Quello meccanico (scelta obbligata nel biologico) porta con sé benefici agronomici e ambientali molto elevati e tuttavia risulta più complesso da un punto di vista dell'attuazione, ad esempio perché richiede l'individuazione di opportune finestre d'intervento e regolazioni delle macchine più impegnative.
 

La giusta attrezzatura

Nel caso del diserbo meccanico le attrezzature eliminano le malerbe per estirpazione o creando danni ingenti ai tessuti.
Nel caso di interventi in pre-emergenza, hanno effetto diserbante la lavorazione del terreno dall'aratura fino ad interventi più superficiali con azione diretta sulla flora spontanea, sebbene si preferiscano startegie che prevedono l'uso di coltivatori ed erpici combinati e modulari che massimizzano l'effetto diserbante in qualsiasi contesto ambientale.

Nella vasta offerta sul mercato, Kverneland vanta un portafogli prodotto particolarmente ampio.
L'erpice a dischi Qualidisc ad esempio, pensato per le alte velocità di lavoro e per diverse operazioni colturali, miscela i residui colturali eliminando le infestanti. Kverneland CLC (nelle versioni Pro, Pro Cut, Pro Classic ed Evo) è un coltivatore utilizzabile su ogni tipo di terreno con diversi accessori posteriori, estremamente efficiente nell'incorporare i residui colturali e livellare il terreno. Il coltivatore CTC é un coltivatore modulare su cui possono essere installate diverse soluzioni a seconda delle esigenze della singola azienda agricola.
 
Il Kverneland CLC Pro Classic
Il Kverneland CLC Pro Classic - Fonte Foto: Kverneland

Attrezzatura utilizzata nel diserbo meccanico, è l'erpice strigliatore. Una macchina semplice, di basso costo e capace di lavorare anche a velocità elevate, fino ai 10 chilometri orari.
L'erpice strigliatore é composto da un telaio rigido, la cui larghezza può andare da 1,5 fino ai 12 metri (richiudibile idraulicamente), a cui sono collegati elasticamente telaietti modulari equipaggiati con denti a molla.
 
Un erpice strigliatore della Einbock
Un erpice strigliatore della Einbock

Trainati sul terreno da un trattore anche di bassa potenza, i denti estirpano le malerbe vibrando attorno al proprio asse. Sono maggiormente suscettibili le dicotiledoni, visto che emergono dagli strati superficiali del terreno, mentre l'efficacia cala con le graminacee ed é talvolta molto ridotta sulle perenni.

Se il terreno é friabile, vicino allo stato di tempera, l'efficienza dell'operazione é massima. Mentre può risultare decisamente ridotta se il terreno é molto duro o in condizioni di eccessiva plasticità. Occorre tuttavia valutare di caso in caso la giusta inclinazione dei denti rispetto al suolo, a seconda del terreno e del grado di ancoraggio della coltura, in modo da ottimizzare il lavoro. Più il dente é perpendicolare al suolo, maggiore sarà la sua azione sulle malerbe.

 


I primi interventi selettivi di post-emergenza sui cereali autunno-vernini si iniziano a fare da inizio accestimento fino alla levata. È un periodo lungo durante il quale si deve intervenire tempestivamente per non lasciare il tempo alle infestanti di ancorarsi bene al terreno”, spiega a Macgest Andrea Peruzzi, professore dell'Università di Pisa e tra i massimi esperti in Italia di macchine per il diserbo meccanico e termico.

L'erpice strigliatore é utilizzato principalmente nel diserbo dei cereali autunno-vernini, ma viene impiegato anche su soia, leguminose, girasole e mais. Si deve impiegare in pre-emergenza o quando la pianta ha raggiunto uno stadio fenologico e soprattutto un grado di ancoraggio tale da poter resistere all'effetto dei denti a molla.

L'erpice strigliatore va a braccetto con la falsa semina che, utilizzata per ridurre la competizione dando maggiore respiro alla coltura, prevede di lasciare il terreno a riposo per un paio di settimane dopo la preparazione o finitura del letto di semina così da permettere alle malerbe di emergere. A quel punto, il passaggio dell'erpice strigliatore elimina le plantule. Una seconda o addirittura terza passata di erpice, abbatte la seed bank del suolo. Successivamente, si può procedere con la semina vera e propria.

In certi contesti é utile una semina dei cereali autunno-vernini a 5-6 centimetri di profondità, invece dei canonici 3-4. Viene così ritardata di qualche giorno l'emergenza della coltura e intervenendo, a ridosso di quest'ultima, con l'rpice strigliatorevengono eliminate le malerbe cresciute nel frattempo.

 

Torsion e Finger Weeder per il diserbo sulla fila

Esistono poi due tipologie di attrezzature utili al diserbo sulla fila impiegate principalmente in orticoltura, ma applicabili anche ad altre colture: i finger weeder e i torsion weeder, sono attrezzature portate gestite in loco da un operatore con un sistema di guida manuale.

Il torsion weeder utilizza due denti a molla che scorrono sul terreno a fianco della fila coltivata eliminando le infestanti con lo stesso principio di azione dell'erpice strigliatore. “È fondamentale valutare l'ancoraggio delle piante coltivate. Più la coltura é ben radicata al suolo più vicino posso andare con i denti e maggiore potrà essere la compressione”, spiega Peruzzi. “Nel caso di un mais a 4-5 foglie vere posso anche essere molto aggressivo, facendo incrociare i denti, senza aver il timore di danneggiare la pianta”.
 

L'altra attrezzature utile per i lavori in fila é il finger weeder. Si tratta di uno strumento in cui ogni organo lavorante é composto da due dischi dotati di 'dita' di gomma che si intersecano come gli ingranaggi di un orologio. In questo caso l'azione meccanica generata dai dischi estirpa la malerba dal terreno. Anche qui caso va valutato lo stato di sviluppo della coltura, per evitare che sia danneggiata dall'attrezzo.
 

Entrambe queste soluzioni hanno bisogno di un operatore a bordo che manovri l'attrezzo con un sistema di guida manuale per seguire la fila. Questo implica una lavorazione a velocità molto ridotte (di 2-3 chilometri orari). Il ricorso a sensori di prossimità (row-detection) autoregola la posizione dell'attrezzo, oppure é possibile utilizzare trattrici a guida satellitare o equipaggiate con ricevitori Rtk per seguire esattamente le linee di semina”, spiega Peruzzi.

Le ditte che producono erpici strigliatori sono moltissime soprattutto nel nord Europa, dove questa tecnica é usata da anni. Per citarne alcune, le austriache Einbock, Hatzenbichler e Duben, l'italiana Faza Stefani e la polacca Agro-Factory. Si tratta di attrezzature semplici, a volte costruite anche artigianalmente. Per quanto riguarda i torsion e finger weeder, ne sono produttori anche le olandesi Hak e Steekete.
 


 

Diserbo termico

Oltre ai mezzi meccanici esistono anche quelli termici come il pirodiserbo, l'utilizzo di vapore, acqua calda o raggi infrarossi. Tutti meccanismi efficaci per controllare le malerbe emerse, ma anche la banca del seme del terreno. Sfruttati principalmente in orticoltura per l'alto costo di funzione, sono utili anche per il diserbo sulla fila in colture estensive, mentre l'azione nell'interfila viene lasciata a sarchiatrici di precisione equipaggiate con utensili rigidi.
 
Un macchinario per il pirodiserbo costruito dalle Officine Mingozzi
Un macchinario per il pirodiserbo costruito dalle Officine Mingozzi

In precedenza abbiamo parlato della tecnica della falsa semina. Ideale sarebbe, invece di utilizzare l'erpice strigliatore per eliminare le ultime malerbe emerse prima dell'emergenza della coltura, impiegare un mezzo termico che evita la movimentazione del terreno e riduce la possibilità di emergenza di nuove piante spontanee. Le macchine per il pirodiserbo producono una fiamma localizzata a livello del terreno che elimina le malerbe per shock termico o 'lessatura' dei tessuti vegetali.

Sulle infestanti a germinello si hanno consumi di gpl molto bassi, pari a circa 20 chilogrammi ad ettaro, con il vantaggio di avere un controllo senza smuovere il terreno. Il gruppo che coordino all'Università di Pisa ha messo a punto macchine, ora in commercio, molto efficienti. La generazione di temperature intorno ai 1.600 gradi in prossimità del terreno, devitalizza le malerbe. Le velocità di avanzamento possono essere piuttosto elevate, perché il tempo di esposizione della pianta al trattamento è molto breve: 0,1 secondo per le plantule per arrivare a 0,8 per quelle più sviluppate”, spiega Peruzzi.
 
Il pirodiserbo elimina le malerbe tramite il calore
Il pirodiserbo elimina le malerbe tramite il calore - Fonte Foto: Andrea Peruzzi

A spaventare sono i costi del combustibile. Oggi il gpl ad uso agricolo viene venduto come quello ad uso domestico-ricreativo, che ha un prezzo più che doppio rispetto a quello per l'autotrazione: un ostacolo non indifferente. Inoltre, da affrontare è anche il tema dell'omologazione delle bombole. Quelle utilizzabili in campo, hanno una capacità massima di 25 chilogrammi che richiede frequenti cambi. Nel nord Europa la normativa permette l'uso di serbatoi più grandi che aprono la strada a macchine con un fronte di lavoro maggiore ed evitano di dover fare troppe soste per i rifornimenti.

Per colture particolarmente remunerative si possono utilizzare mezzi termici come il vapore o la schiuma calda. Il primo, molto diffuso in nord Europa su barbabietola, carota, radicchio, finocchio e spinacio, inietta vapore direttamente nel terreno distribuendo, in alcuni casi, prima calce viva (ossido di calcio) alla dose di una tonnelalta per ettaro. L'effetto di controllo sulla seed-bank è molto elevato.
 
Prototipo di macchina per il 'band-steaming'
Prototipo di macchina per il 'band-steaming'

La schiuma calda, infione, utilizza acqua calda a 80-90 gradi a cui viene aggiunto un tensioattivo di origine naturale, estratto ad esempio dalla pula del grano oppure dal cocco. La schiuma mantiene il calore al suolo e provoca uno shock termico nei tessuti che determina la morte delle malerbe.
 
Una macchina per l'uso della schiuma calda sviluppata da Tecnovict
Una macchina per l'uso della schiuma calda sviluppata da Tecnovict

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