E' questa l'idea che ha spinto Dan Robinson, agricoltore cresciuto nelle campagne del Nord dell'Inghilterra, a lanciare Farm-r, una piattaforma di 'tractor-sharing'. "Sono cresciuto in una fattoria e conosco bene il lavoro degli agricoltori e so quanto sia difficile far quadrare i conti. Nel 2014 ho iniziato a lavorare per una società che commercializza prodotti lattiero-caseari e ho avuto modo di visitare moltissime aziende agricole. Da questa esperienza mi è venuta l'idea di lanciare Farm-r", spiega ad AgroNotizie Dan che oggi si trova a Roma per partecipare al programma di accelerazione di Startupbootcamp FoodTech.
Come funzione Farm-r?
"E' una piattaforma online, un marketplace, dove l'agricoltore che ha un mezzo sottoutilizzato può segnalarne la disponibilità con tanto di foto, informazioni tecniche e prezzo per il noleggio. Dall'altra parte un agricoltore che non possiede un mezzo idoneo ad un determinato lavoro, invece di acquistarlo o di chiamare un contoterzista, può affittarlo dal vicino".
Come avviene la definizione del prezzo o del luogo di ritiro del mezzo?
"Chi offre deve comunicare il prezzo e tutte le informazioni che riguardano il mezzo. Chi cerca un trattore o una attrezzatura può fare una ricerca geolocalizzata, in modo da vedere dove si trovano i mezzi più vicini. Una volta conclusa la transazione, di cui noi percepiamo una piccola percentuale, i due agricoltori si incontrano per scambiarsi il bene".
Come si garantisce che chi propone un mezzo o lo affitta si comporti in maniera corretta? Che non comunichi informazioni false o restituisca il mezzo in cattive condizioni?
"Prima di tutto esiste un'assicurazione inclusa nella transazione che copre il bene durante il periodo di affitto. Una seconda tutela è data dal rating che gli agricoltori si danno a vicenda. Nessuno affitterebbe il proprio trattore a chi ha una pessima reputazione ed è vero anche il contrario".
Come è stata accolta la vostra novità dagli agricoltori?
"Abbiamo avuto un responso molto positivo, quasi inaspettato. Devo dire che si sono iscritti soprattutto agricoltori sotto i quaranta anni, che già usano internet e le nuove tecnologie per fare business. Comprano prodotti su eBay, affittano stanze con Airbnb e conoscono i vantaggi della sharing economy. E soprattutto si fidano di una piattaforma online, cosa che gli agricoltori più in là con gli anni non fanno".
A maggio 2019 la Gran Bretagna uscirà dall'Unione europea e i vostri agricoltori non beneficeranno più della Pac, questo che effetto avrà secondo te sull'agricoltura britannica e sulla vostra piattaforma?
"Credo che possa essere una grande opportunità per gli agricoltori, specialmente quelli giovani, di innovare il settore e renderlo competitivo a livello globale. I sussidi della Pac hanno viziato il mercato, alimentando inefficienze. Ora non c'è più spazio per questo tipo di approccio all'agricoltura e credo che Farm-r possa essere lo strumento giusto per gli agricoltori per razionalizzare le risorse. Ed è una opportunità anche per i giovani".
In che senso?
"Oggi per aprire una azienda agricola servono enormi capitali, ci sono grosse barriere all'ingresso. Con la nostra piattaforma diamo una mano ai giovani che non sono più costretti a investire ingenti risorse nell'acquisto di macchinari, che invece possono affittare dai vicini per una modica cifra".
I mezzi agricoli hanno però un picco di utilizzo che coincide per molte aziende. Ad esempio la fase di trebbiatura del grano si concentra in un lasso di tempo ristretto. Non c'è il rischio che qualcuno non abbia il mezzo quando gli serve?
"Certamente non tutte le aziende agricole possono affidarsi a Farm-r, almeno non completamente. Secondo me deve essere vista come una alternativa, una opzione in più rispetto all'acquisto o al contoterzismo".
In Francia esiste una piattaforma simile alla vostra, si chiama WeFarmUp (di cui abbiamo scritto in questo articolo). Collaborate o siete concorrenti?
"Non collaboriamo e per ora operiamo in mercati separati. Certo è che l'agricoltura sta attraversando un periodo di grande cambiamento e molte startup stanno lavorando applicando il concetto della sharing economy all'agricoltura. Prevedo che in futuro nasceranno nuove iniziative di questo genere".
Quando arriverete in Italia?
"Per ora ci stiamo concentrando su Gran Bretagna e Irlanda, ma in futuro guarderemo anche all'Italia. L'esperienza qui a Startupbootcamp FoodTech mi sta dando l'opportunità di conoscere il contesto italiano che è estremamente interessante".
Perché nel vostro percorso di accelerazione avete scelto Roma rispetto a Londra, considerata una delle città più 'friendly' nei confronti delle startup?
"Perché STB FoodTech è un acceleratore verticale sul tema dell'agricoltura e dell'alimentazione, con un ottimo network di mentors che ci stanno aiutando a crescere in un modo che a Londra non sarebbe stato possibile".