Non è un progetto veterocomunista di eliminazione della proprietà privata. Ma piuttosto una esperienza che ricalca i principi della sharing economy. Preferire insomma la condivisione al possesso esclusivo. Ma non per un valore ideale superiore, quanto per un semplice tornaconto economico.
Il metodo di funzionamento di WeFarmUp è molto semplice, specialmente per chi ha già provato servizi come Airbnb e BlaBlaCar. L'agricoltore si registra sul portale di WeFarmUp e inserisce i dati dei mezzi che mette a disposizione: trattori, trebbie, seminatrici, spandiconcime, atomizzatori e via dicendo. Gli imprenditori agricoli iscritti al sito possono individuare su una mappa quali sono le aziende che mettono a disposizione le attrezzature. Basta inviare una richiesta di noleggio e se il proprietario accetta si può andare a ritirare quello di cui si ha bisogno, pagando ovviamente.
E' una situazione in cui tutti vincono. Chi propone il mezzo viene remunerato da chi lo usa occasionalmente. E chi lo affitta paga solo per l'utilizzo, senza fare investimenti, spesso ingenti, per macchine sovradimensionate per la propria azienda o che userebbe solo pochi giorni l'anno.
Per invogliare gli agricoltori a partecipare il sistema mette anche a disposizione una interfaccia per calcolare i possibili guadagni dall'affitto del mezzo. Per un trattore Massey Ferguson da 135 CV del 2002, l'agricoltore deve versare 165 euro a giornata, che comprendono anche l'assicurazione in caso di danni. Ma non la cauzione, che chi affitta deve versare per sicurezza, e che in questo caso ammonta a 3mila euro. Mentre per una seminatrice Sulky, modello EasyDrill larga tre metri, si arriva a 336 euro al giorno, ma con cauzione di 25mila euro.
Il sistema ha tuttavia anche i suoi lati negativi. Prima di tutto il fatto che l'agricoltura è una attività che dipende dalle stagioni e dal meteo. E dunque l'eventualità che più persone abbiano bisogno dello stesso mezzo nello stesso momento è più che probabile. Dopo un acquazzone a maggio tutti i viticoltori di una stessa zona useranno i propri atomizzatori. I margini per venirne a capo tuttavia ci sono, basta non seguire la tendenza generale (come chi va in ferie a ferragosto e si lamenta che i prezzi degli hotel sono salati). Chi semina il frumento potrebbe ad esempio decidere di puntare su varietà tardive o precoci. E il momento della trebbia potrebbe essere ritardato di qualche giorno per sfruttare la macchina del vicino.
L'altro intoppo è legato alla natura umana di ogni imprenditore che istintivamente teme di prestare, anche se dietro pagamento, i propri mezzi produttivi ai 'concorrenti' della porta accanto. Anche se poi, in un mercato globale, si tratta di un timore infondato. Certo, il rischio che l'affittuario riporti il trattore ammaccato c'è, ma è l'agricoltore che deve valutare se il gioco vale la candela.
Come ci guadagna la piattaforma? Ogni transazione viene maggiorata di un 15% che finisce nelle tasche di WeFarmUp. E' ancora da capire poi se chi offre il proprio trattore deve pagare le tasse sul 'guadagno' (le norme introdotte per Airbnb non lasciano ben sperare) e se chi affitta può detrarre le spese a fine anno. Per adesso la piattaforma è attiva solo in Francia, ma presto potrebbe arrivare anche in Italia.