Lo scorso 9 maggio si è tenuto nell'azienda sperimentale Vallevecchia il seminario di chiusura del progetto Life Agricare.
Lo scopo del progetto è dimostrare che l'applicazione di moderne attrezzature meccaniche ed elettroniche (agricoltura di precisione) alle tecniche di agricoltura conservativa (semina su sodo e minima lavorazione) possono dare una risposta significativa in termini di riduzione dei gas serra e di protezione dei suoli per la conservazione o l'aumento della sostanza organica e per la prevenzione dai fenomeni di degrado.

I partner del progetto sono stati: Veneto agricoltura (beneficiario e coordinatore del progetto); Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile); Gruppo Maschio Gaspardo Spa (macchinari agricoli di precisione); e l'Università di Padova, dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali - Tesaf.
La ricerca è stata finanziata dalla Commissione europea, Programma Life, con euro 971.480 (37,69% del costo complessivo, pari a euro 2.577.825).

Durante i tre anni di sperimentazione, Agricare ha messo a confronto quattro diverse tecniche di coltivazione:
  • il sistema convenzionale;
  • la minima lavorazione;
  • lo strip tillage;
  • la semina diretta o su sodo.

La sperimentazione riguarda sedici appezzamenti (ciascuno di ettari 1,5 circa), assoggettati all'avvicendamento frumento/colza/mais/soia. In tutti gli appezzamenti, la raccolta è stata eseguita da mietitrebbie equipaggiate con sistemi di mappatura delle rese.

Durante il seminario di chiusura sono stati presentati i risultati del progetto, sia in termini di resa ottenuta con le diverse tecniche che di impatto ambientale associato a ciascuna di esse.
Sono state presentate alcune esperienze simili, condotte nel Sud Italia dal Crea e in Spagna dalla Ecaf (European conservation agriculture federation).
Il seminario si è concluso con la presentazione di un nuovo progetto, appena inziato, chiamato IOF2020 (Internet of food and farm 2020).
 

I risultati pratici

Veneto agricoltura mette gratuitamente a disposizione di tutte le aziende agricole e professionisti del settore i volumi contenenti: la descrizione di tutte le prove realizzate, dei macchinari e delle tecniche messi a confronto e dei risultati da applicare nella pratica. Non è necessaria registrazione, basta scaricare i pdf da questi due link: primo pdf e secondo pdf.

Riassumendo in poche parole le conclusioni finali del progetto: Le tecniche colturali di minima lavorazione, strip-tillage e semina sul sodo, se abbinate ad una gestione variabile dei fattori produttivi mediante macchinari di precisione e mappature adeguate, consentono tutte produzioni uguali o maggiori rispetto alla coltura convenzionale (Figura 1).

Dal punto di vista economico, il reddito lordo medio, misurato nei primi anni di sperimentazione, è stato pari a 325 euro/ettaro nel caso della coltivazione convenzionale, mentre la coltivazione con minima lavorazione ha reso 300 euro/ettaro.
La minima lavorazione, abbinata ad una gestione variabile dei fattori produttivi mediante l'impiego di tecniche di precisione, ha prodotto invece oltre 400 euro/ettaro, risultando la migliore delle opzioni provate sul campo.
Le tecniche di strip-tillage e semina su sodo hanno prodotto redditi lordi molto inferiori a quello del metodo convenzionale. L'abbinamento semina su sodo più gestione variabile dei fattori produttivi, però, ha reso praticamente come la coltivazione convenzionale.

Figura 1: Comparazione fra le rese in biomassa delle varie tecniche colturali sperimentate

E' importante sottolineare che il processo di miglioramento delle rese, e di conseguenza dell'utile lordo, segue un approccio di tipo ciclico. Si parte da una raccolta di dati sul campo e relativa mappatura; poi si devono analizzare tali dati con lo scopo di programmare le macchine affinché distribuiscano razionalmente i fattori produttivi, infine si analizzano le rese mediante mietitrebbie dotate di sensori georeferenziati, che ne rilevano la variabilità delle rese effettivamente ottenute.

Nei seguenti video le nostre lettrici e lettori potranno ascoltare direttamente la voce gli esperti e approfondire i contenuti di questa interessante ricerca.
 
Apertura dei lavori, Alberto Negro, direttore generale di Veneto agricoltura

 
Il progetto Agricare, Lorenzo Furlan, dirigente di ricerca di Veneto agricoltura

 
Analisi del ciclo di vita (Lca) del progetto Agricare, Nicola Colonna, Enea

 
Le esperienze in Spagna (Antonio Holgado, Ecaf) e Sud Italia (Michele Rinaldi, Crea)
 
Intervento di Pasquale Falzarano, Mipaaf (ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali)
 
Il progetto Internet of food 2020, intervento di Cristina Micheloni


Conclusioni

Il progetto Agricare finisce ufficialmente il 31 maggio 2017, ma la miniera di informazione ottenuta dallo stesso non è esaurita. E' in fase di sviluppo uno strumento web in grado di supportare ed indirizzare l'agricoltore nella scelta delle tecniche di agricoltura conservativa da adottare nella propria azienda, con lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra e il consumo di gasolio, concimi e fitofarmaci.
Vi terremo puntualmente informati sul lancio dello stesso.

Nel frattempo, chi fosse interessato a concordare una visita guidata all'azienda sperimentale, o desiderasse ulteriori informazioni, può scrivere direttamente ai seguenti indirizzi email: vallevecchia@venetoagricoltura.org e info@venetoagricoltura.org.
 

Internet of food: Twitter
Veneto agricoltura: Facebook, Twitter, Youtube
Enea: Facebook, Twitter
Maschio-Gaspardo: Facebook, Twitter
Mipaaf: Facebook, Twitter

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