Se le cimici ci mangiano i raccolti, noi ci possiamo anche mangiare le cimici.

 

Per quanto brutale, e anche poco appetitosa, può essere sintetizzata così l'idea di fondo dei ricercatori giapponesi che hanno valutato le potenzialità nutrizionali della cimice asiatica, Halyomorpha halys.

 

L'idea di mangiare insetti è ormai completamente sdoganata e anche l'Unione Europea ha recentemente ammesso l'uso alimentare di alcuni insetti, tra i quali però non c'è nessun tipo di cimice.

 

Alcune specie di cimici comunque vengono normalmente mangiate in varie parti del mondo. In Africa la specie Encosternum delegorguei è comunemente consumata, in particolare in Malawi, Zimbawe e Sud Africa.

 

In Messico sono particolarmente apprezzate le specie Atizies taxcoensis e Euschistus taxcoensis, e altre ancora ancora vengono mangiate nel Sud Est asiatico.

 

Però al momento a nessuno era venuto in mente di mangiare le cimici asiatiche e - diciamocelo - la cosa è anche abbastanza comprensibile.

 

Ma alla facoltà di agraria dell'Università di Hirosaki, in Giappone, si sono chiesti se poi non fossero così male, in modo da trovare il sistema di eliminarle e di usarle per qualcosa di utile nello stesso tempo.

 

Così hanno avviato un'indagine che è stata pubblicata in un recente recente articolo della rivista scientifica Applied Entomology and Zoology.

 

La prova comunque l'hanno fatta fare ai ratti in laboratorio, preservando per il momento la raffinata cucina nipponica da eventuali contaminazioni maleodoranti.

 

Per prima cosa hanno saggiato gli effetti di una dose abbastanza massiccia di cimici crude, di circa 700 milligrammi a ratto in una sola somministrazione forzata, osservando l'assenza di effetti collaterali.

 

In particolare i ratti non sono morti - che comunque è già un risultato positivo e un segno che la dose data non era tossica - e non aveva effetti sul peso, non causando squilibri a livello di dimagrimento o di obesità.

 

Poi hanno valutato la sicurezza alimentare dal punto di vista analitico, vedendo che nelle cimici, sia crude che cotte, non erano presenti metalli pesanti, ad eccezione del cadmio, ma sempre nei limiti accettabili.

 

Infine, i ricercatori hanno considerato gli aspetti nutrizionali delle cimici, trovando un alto contenuto di β-carotene, astaxantina, luteina e zeaxantina e un'alta percentuale di acidi grassi polinsaturi, cosa che fa delle cimici asiatiche una potenziale e ricca fonte di carotenoidi e antiossidanti.

 

Insomma, ad una prima valutazione le cimici asiatiche si presentano come un alimento abbastanza interessante, magari anche come ingrediente per mangimi zootecnici, come avviene già per altri insetti come la mosca soldato o il tonchio della farina.

 

In ogni caso la strada per arrivare ad un reale uso alimentare è ancora lunga.

 

Resta poi da valutare l'aspetto gustativo, ma questo i ratti non ce lo possono dire e al momento nessuno si è preso la briga di assaggiarle. Nemmeno i giapponesi.

 

Quindi per ora potete continuare a mangiare il sushi tranquillamente, senza timore di trovare strane sorprese tra gli ingredienti.