L'Italia è il secondo operatore mondiale per il vino, con un export che cresce del 188% in vent'anni. È il quinto per gli spiriti, e ha sempre di più un andamento positivo per gli aceti. Sono i dati che emergono da un'analisi dell'Osservatorio di Federvini, in collaborazione con Nomisma e TradeLab, dedicata alle esportazioni del Belpaese e presentata in occasione dell'Assemblea generale di Federvini a Roma.

 

"Stiamo attraversando un anno denso di novità e cambiamenti, primi fra tutti le ormai imminenti elezioni europee e, in autunno, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti - osserva la presidente di Federvini, Micaela Pallini - tensioni geopolitiche, commerciali ed economiche rischiano di impattare sulle attività di filiere. Molto stanno facendo le nostre imprese per mantenere salda la propria capacità produttiva, non c'è dubbio però che per affrontare la dimensione delle sfide internazionali c'è bisogno di regole certe, capaci di assicurare una competizione chiara e libera sui mercati".

 

Il comparto vale 21,5 miliardi di euro di fatturato, conta 2.600 imprese e 30mila occupati; rappresenta il 21% dell'export del food & beverage italiano.

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Il boom dell'export in vent'anni

Secondo il rapporto l'export di vino italiano negli ultimi vent'anni "ha conosciuto una sensibile crescita, passando da una quota di mercato del 17% nel 2003 (con la Francia al 38%) al 22% nel 2023". La Francia che era al 38% nel 2003 scende al 33% nel 2023.

 

L'Italia incrementa la sua presenza anche per numero di mercati: 46 per l'Italia, 51 per la Francia; vent'anni fa erano 9 contro 41.
L'export degli spiriti negli ultimi vent'anni ha registrato un incremento del 300%, e un valore di 1,7 miliardi di euro.

 

Le occasioni di consumo

Sul fronte dei consumi la maggior parte degli italiani vede il "fuori casa" come un'occasione di convivialità e socialità: l'80% sceglie di bere principalmente durante questo tipo di occasioni. L'aperitivo serale è in forte crescita, e riguarda 14 milioni di italiani, per un giro d'affari complessivo di 4,5 miliardi di euro.

 

"Il Governo italiano sostiene l'industria italiana del vino a livello delle organizzazioni internazionali e nei rapporti bilaterali - rileva il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso - si tratta di un prodotto che rappresenta cultura, responsabilità e sostenibilità. Il Governo italiano è al lavoro per illustrare al meglio le ragioni non solo di un Paese o di un settore produttivo, ma le ragioni del buonsenso. Io sono convinto che nel prossimo Parlamento Europeo, nella prossima Commissione Europea, le ragioni del sistema produttivo italiano, le ragioni dell'Italia avranno sempre più peso".

 

I mercati

"I mercati che stanno sostenendo maggiormente il settore del vino italiano sono le Americhe e l'Estremo Oriente - dice Matteo Zoppas, presidente dell'Istituto per il Commercio Estero (Ice) - nei confronti di questi mercati l'Ice si sta concentrando con una serie di attività, tra cui il monitoraggio degli assetti fieristici ed espositivi internazionali".

 

Ma il sistema Federvini ha anche lanciato un appello all'attuale presidenza italiana del G7 affinché si faccia interprete della necessità di impedire che controversie commerciali originate in altri comparti possano avere ricadute sulle produzioni agroalimentari. A cominciare dalle implicazioni della crisi tra Russia e Ucraina, alle prospettive del conflitto in Medio Oriente, ai timori di nuovi dazi commerciali. Cosa che rappresenta uno scenario critico per filiere, come quelle del vino, che vedono nell'export una delle principali leve di crescita.