Il settore vitivinicolo è certamente quello che sta facendo da apripista nella corsa verso la sostenibilità dell'agricoltura e del settore agroalimentare nel suo complesso. I consumatori oggi chiedono vini buoni e che abbiano un impatto su ambiente e territori non solo neutro, ma perfino positivo.
E se in campagna i viticoltori si sforzano di ridurre al minimo l'impiego di input produttivi, come acqua, concimi e agrofarmaci, le aziende di imbottigliamento investono in nuove modalità di packaging. È il caso di Fourth Wave Wines, Società australiana che distribuisce diversi marchi di vino in giro per il mondo e che ha da poco lanciato Crate, la bottiglia senza etichetta.
Tutte le informazioni che normalmente troviamo stampate sull'etichetta in carta applicata alla bottiglia, nel caso di Crate sono riportate sulla capsula in alluminio che avvolge il tappo. Inoltre è presente un QR Code grazie al quale il consumatore, scansionandolo, può ottenere informazioni aggiuntive sul vino.
Le bottiglie, naturalmente, sono di vetro riciclato e vengono vendute solamente in cartoni da sei, anche questi rigorosamente fatti con carta di recupero. L'obiettivo dell'Azienda è quello di perseguire il più elevato grado di sostenibilità e, naturalmente, adottare una comunicazione di marketing che risponda alle esigenze dei moderni consumatori.
Vuoto a rendere e lattine in alluminio
Tuttavia il riciclo del vetro è un'attività piuttosto energivora, in quanto richiede elevate temperature affinché il materiale di recupero si sciolga e possa essere plasmato in una nuova bottiglia. Senza contare che una parte del vetro che noi gettiamo non riesce ad essere recuperata.
Da qui l'idea di introdurre anche per il vino il concetto antico di vuoto a rendere. Come si faceva una volta per il latte, il consumatore, dopo aver bevuto la sua bottiglia di vino, la dovrebbe restituire in negozio ricevendo indietro la cauzione sulla bottiglia. Questa verrebbe poi sanificata e tornerebbe alle aziende per essere riutilizzata.
In Germania, ma anche in altri Paesi come la Grecia, una percentuale importante di bottiglie (intorno al 70%) viene già oggi restituita in negozio per essere riutilizzata. Una soluzione che tuttavia appare poco applicabile al mondo del vino, visto che esiste un'ampia varietà di forme e tipologie di bottiglie differenti che renderebbe assai complicato il riutilizzo. Senza contare la reale volontà del consumatore di trasportare le bottiglie verso i negozi e l'interesse di questi nel sobbarcarsi gli aspetti di logistica.
Un'idea molto più interessante, e che effettivamente ha già preso piede negli Stati Uniti e in altri Paesi, è quella di vendere il vino in lattina. Per noi europei si tratta di una vera aberrazione, ma la lattina offre innumerevoli vantaggi. Ad esempio, il vino bianco si raffredda molto più velocemente in frigorifero. La lattina pesa di meno ed è meno fragile del vetro e dunque è ideale per tutti i consumi fuori casa. Infine protegge il vino dalla luce, fattore che peggiora la qualità del prodotto.
Le lattine di vino di design di Nomadica
(Fonte foto: Nomadica)
Guardando all'aspetto ecologico, la lattina utilizza molta meno materia prima e anche dal punto di vista energetico è più efficiente. Inoltre elimina il "problema" del tappo di sughero o di plastica.
A guadagnarci sarebbe probabilmente l'ambiente, ma a rimetterci sarebbe la poesia dell'aprire una bottiglia, nonché le filiere che sono nate e cresciute intorno a questo prodotto.
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